Capitolo Sedici

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Ciao a tutti!

Questo è un capitolo un po' di passaggio, ma comunque importante nello sviluppo emotivo di Camila.

Buona lettura.

Arrivava sempre quel giorno dell'anno che avrebbe preferito espungere dal calendario piuttosto che vivere un minuto di tale ricorrenza. Ancora mancava una settimana alla fatidica data, ma Camila già ignorava le caselle del calendario magnetico appeso sul frigorifero. Pretendere che non succedesse a lei l'aiutava ad evadere anche ciò che provava, ed era così che aveva affrontato ogni sofferenza troppo ingombrante della sua vita. Ancora non sapeva cosa signficasse piangere per la perdita di sua madre, o esserne triste, arrabbiata e nemmeno smarrita. Si era rimboccata maniche e respiro dopo la sua dipartita, trattenendo sia i polsini sui gomiti mentre stringeva i bulloni di un motore, sia i suoi sentimenti mentre stringeva le palpebre sul dolore.

Shawn, al contrario, aveva versato lacrime per tutti e due. Il rapporto con Eve, sua madre, era sempre stato condizionato dalla malattia psichica della donna, dagli effetti collaterali dei farmaci, ed era nei momenti in cui Eve non poteva assolvere il ruolo da madre che Sinu si prendeva cura di lui come fosse un figlio. Shawn non aveva mai confessato a Camila di chi era stata la mano che lo aveva trovato rannicchiato sotto il lavandino del bagno e lo aveva rimesso in piedi dopo un attacco isterico di Eve. Non era stato nemmeno il momento in cui lo aveva trascinato fuori di lì ad aver impresso un ricordo indelebile di Sinu nei ricordi di Shawn, bensì la carezza amorevole che aveva accudito la sua guancia bagnata. Non incolpava sua madre per non avergli mai fatto conoscere quella sensazione, ma ringraziava Sinu per averlo fatto al posto di Eve.

Sapeva bene, però, che certi singhiozzi potevano frangersi solo fra le braccia di Claire. Camila non aveva battuto ciglio nemmeno al funerale. Non è che non potesse. Poteva eccome. Sceglieva solo di scansare la marea, perché attraversare certi mari conduceva solo ad un nubifragio certo. Gli dispiaceva soltanto che tale maremoto si agitasse dentro di lei come un mare racchiuso in un vaso.

Quando Camila aprì lo sportello accucciandosi sul sedile, sorridente come sempre forse anche un po' più del solito, Shawn ingoiò la consona tristezza che lo affliggeva in quel periodo dell'anno. L'amica lo conosceva bene per sgominare i suoi segreti, ma non poteva riconoscere i segni di una sofferenza sugli altri se non l'aveva mai nemmeno immaginata per sé stessa.

«Stamani il caffè lo offro io,» sorrise smagliante porgendo il bicchiere all'altro.

«A cosa devo tale onore?» Chiese con voce chioccia, alzando il coperchio in plastica per accertarsi che avesse scelto quello giusto.

«Sei solo molto fortunato ad avere un'amica come me.» Ammiccò Camila, leccando il sapore gustoso della cannella dal labbro inferiore.

Il traffico quella mattina era più clemente, motivo per cui Shawn fu costretto a rinunciare al caffè per il momento. Al primo semaforo rosso, trangugiò metà del contenuto elettrizzante senza curarsi di quanto vapore gli scottasse il palato. A quanto pare quella mattina entrambi erano incuranti di qualsiasi evento esterno, ma per ragioni completamente opposte. Uno era estremamente sconsolato mentre si cullava nelle vestigia di una profonda mancanza, mentre l'altra era scossa da un fremito che nemmeno a distanza di due giorni il calore della sua bevenda anestetizzava. Entrambi si occhieggiavano di sottecchi desiderosi di mettere a nudo i propri ricordi, ma poi vagavano altrove con lo sguardo, credendo che certi pensieri dovessero rimanere tali.

Il fine settimana era trascorso in relativa tranquillità. Nessuna corsa oltre il limite, nessuna cena movimentata o litigio dal finale inaspettato. Camila aveva preso quelle ore per pensare a sé stessa, a come voleva presentarsi in officina il lunedì mattina. Era ancora rammaricata con Lauren, ma le bastava lambire il labbro con la punta della lingua per perdonarla una volta di più. Era stato solo un bacio. Ne aveva avuti tanti in vita sua, non lo negava. Era sicura che Lauren ne vantava almeno il doppio di lei. Eppure si era addormentata tutte le notti mordendo non solo l'epidermide tumida, ma anche la consapevolezza che qualcosa quel bacio le avesse tolto. Saggiava il terreno della pelle per scoprire cosa le fosse stato portato via, strappato da un cercarsi a perdifiato, un trovarsi con ancora un po' di respiro da perdere; ma non aveva assaggiato altro che il retrogusto del suo sapore.

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