Capitolo Ventinove

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Undici mesi prima...

«Hai visto Lauren?» Normani si stava spazientendo, sperava che ingannare il fremito delle mani con i chiodi che custodiva in tasca bastasse per stabilizzare il tremore del resto del corpo.

«Dovrebbe essere andata da quella parte!» Vince non aveva fatto in tempo ad indicarle la direzione che Normani si era già involata.

I dormienti corridoi erano squassati dal passo di marcia della donna. Calpestata ogni metro di suolo con più forza del precedente, sperando che incrementasse la velocità o perlomeno decrementasse la morsa allo stomaco. Le sue tasche, intanto, erano divenute maracas. Le punte lanceolate dei chiodi le avevano graffiato i polpastrelli, ma anche se le fosse fuoriuscito del sangue non avrebbe avvertito niente a causa della presenza di glutammato e dell'oppiode endogeno che anestetizzavano il dolore trasformandolo in adrenalina.

La voce di Shawn la esortò ad addentrarsi verso l'ultima porzione di corridoio inesplorata. Svoltò l'angolo con l'ultimo respiro appeso alle labbra tremule. I gesti placidi del ragazzo le fecero capire che non aveva corso abbastanza. Gli occhi di Shawn si ridussero in finistre abbuiate dalla perplessità, mentre gli smeraldi di Lauren si spalancarono come finestre abbacinate dal sole improvviso e inaspettato.

«Non ha accettato.» Proclamò con più chiarezza di quanto pensasse le rimanesse.

«Normani non...»

«Non ha accettato!» Ribadì spazzando i dubbi infoltiti sul cipiglio di Shawn. «Uno dei piloti non ha accettato a rinunciare a questa gara per correre nella prossima. Ha detto che gli interessa solo correre. E vincere possibimente.» Se quelle ultime parole non fossero mai state pronunciate, forse Lauren non avrebbe nemmeno irrigidito tanto le spalle. Forse era stata proprio quella rigidità a scorrerle nel midollo spinale, che invece di fare capo all'amigdala era stata condotta direttamente verso la sua razionalità. E "razionalmente" non doveva perdere.

«Ma... Non è possibile!» Balbettò esterrefatto Shawn, ma in realtà era solo alle perse.

«È così! Siope non si farà sostituire. Che cosa facciamo?» La prima parte della frase venne dettata sbranando l'incertezza di Shawn, mentre l'ultima implorando l'astuzia di Lauren.

«Conosco un meccanico,» disse con voce piatta e sguardo apatico, rispondendo alle suppliche di Normani come un Dio dotato anche di voce. «Lavora nella sua scuderia. Paghiamolo bene, circa il doppio del suo stipendio. Se non basta, pagalo il triplo.» Pronunciò scandendo senza alcuna emozione ogni parola, ogni scelta, ogni responsabilità, ogni conseguenza. «Digli di allentare qualche bullone, o togliere un po' di carburante. Qualsiasi cosa purché a metà gara abbisogni di uno stop.»

«E se non accettasse?»

«Offrigli il quadruplo. Accetterà. Prima o poi.» Era bastato il doppio per corrompere la sua moralità, solo che non sarebbero stati sufficienti nemmeno il quintuplo degli anni a Lauren per perdonarsi ciò che aveva innescato.

Il meccanico aveva evidentemente esagerato seguendo fedelmente le istruzioni, e non si era limitato ai bulloni, ma aveva causato una vera e propria manomissione del motore che a lungo andare aveva inceppato tutto il resto. A quella velocità Siope non aveva avuto nemmeno il tempo di realizzare. Stava già curvando il volante quando il fumo gli offuscò la vista. Lauren aveva tagliato il traguardo da pochi istanti, e il riflesso dell'incendio si era riflesso nella sua visiera imprimendosi per sempre nei suoi occhi. Quel giorno aveva sollevato la coppa, ma aveva anche abbassato per sempre il casco sulla sua testa. Non voleva più aver niente a che fare con nessuno. Quella situazione l'aveva trasformata in qualcuno di pericoloso per chiunque amasse. Per tutti sarebbe stata una vincitrice, ma lei sapeva in cuor suo di essere solo un'assassina.

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