Capitolo Ventiquattro

2.8K 152 24
                                    


Le settimane proseguirono in relativa tranquillità. Camila e Lauren rispettavano i propri ruoli in officina, ma una volta a casa "i ruoli" si ribaltavano e ribaltavano e ribaltavano finché una delle due non si addormentava sfinita.

Shawn non chiedeva niente, ma dai suoi sguardi poco furtivi la cubana sapeva che non era ignaro come credeva, e sapeva anche che non era contento delle loro scelte. Era ancora convinto di poterla proteggere da qualcosa che era già avvenuto. Pensava che tenerla lontana da Lauren l'avrebbe allontanata anche dai guai che la corvina si portava appresso, ma Camila le stava vicina ogni notte di più.

I suoi colleghi, al contrario, non parevano essere consci della situazione. Non le avevano domandato niente a riguardo, nessuno la rimirava con invidioso astio o competitivo risentimento, perciò desumeva che nessuno, oltre Juan e Normani, sospettasse di niente. Anche se doveva ammettere che teneva lo sguardo basso troppo a lungo per poter avallare la sua teoria. Quando però sentiva bruciare gli occhi addosso, sollevava il capo solo per incontrare quelli di Lauren. Adesso la corvina preferiva indossare il casco per nascondere un sorriso, ma la visiera era quasi sempre aperta per condividere uno sguardo con l'altra. Quest'ultima non si arrovellava più su quali segreti custodisse nell'imbottitura; adesso sapeva che ne preservava uno anche lei sotto la tuta, dentro la tasca sinistra in alto.

Paul le chiese un aiuto con il motore dell'auto che avrebbe sfoggiato Lauren per la gara di domenica, poi si prodigò per collaborare con Lucy e Vince sulla carrozzeria e si permise anche di fare un appunto sugli pneumatici. Lauren rimase in pista quasi tutto il giorno, solo quando i riflettori illuminarono il circuito decise di seguire l'esempio di tutti timbrando il cartellino d'uscita.

Camila era scesa nello spogliatoio da qualche minuto. Aspettava che i suoi colleghi si fossero cambiati per uscire dal bagno e togliersi anche lei la tuta annerita dalla giornata. La musica negli auricolari le teneva compagnia e le permetteva anche di ancheggiare per eludere la morsa algida che pentrava nell'aria quando calva il sole. Quella sera, però, l'unica morsa che l'avvolse fu quella delle braccia di Lauren.

Camila sussultò molleggiando la paura sulla punta dei piedi. Si rimosse la cuffietta dall'orecchio sinistro, sullo stesso lato Lauren aveva puntellato il mento.

«Col vestito ti muovi meglio.» Le disse baciandole una porzione di collo ancora accapponato forse per il freddo, forse per lo spavento o forse solo per la sua voce così vicina.

«Se lo rifai non mi muoverò più, se non sotto un lenzuolo!» La colpì con una gomitata alle costole, ma ottenne soltanto di essere stretta con più convinzione. Intanto espirò recuperando ossigeno.

«È allettante come idea... O forse era una proposta?» Era sicura che Camila non intendesse le coperte del suo letto, ma solleticandole i brividi del collo con l'alito caldo e l'epidermide della pancia con i polpastrelli freddi sostituì tutti nefasti scenari della cubana con quelli piacevoli che immaginava lei.

«Era più che altro una minaccia,» cominciò salace Camila, voltandosi fra le sue braccia per incontrare i suoi occhi.

«Non sembri una persona intenta a uccidermi.» Storpiò le labbra mugolando in opposizione.

«Ma se fossi io a morire, tu non sopravviveresti.» Si era sollevata a poco a poco sulla punta dei piedi seguendo il movimento dei polpastrelli della corvina, che risaliva adagio la sua spina dorsale.

«Non ti permetterò niente del genere.» Scosse la testa, sporgendo il mento in avanti per strapparle un bacio che era sicura Camila le negasse. E così fu.

Finish LineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora