Finish Line

Capitolo Trenotto

Ci vediamo stasera alle 19.

Buona lettura!

Credeva che più veloce dei suoi passi avrebbe corso solo il pentimento, invece a tale rapidità viaggiarono solo le mani di Lauren. Credeva che si sarebbe vestita di paure, invece si stava spogliando di ognuna di esse, mostrando una nudità che forse nessuno aveva visto prima. Nemmeno quella Lauren. Perché la persona che le aveva stretto le spalle nel letto, non era la stessa che le aveva lasciato andare le mani in aeroporto. Il bacio algido che le aveva sfiorato fremendo la fronte non era lo stesso passionale che ora tremava sulle sue labbra. I loro respiri si increspavano non per il freddo ma per il calore. E anche se fuori i vetri erano appannati dalla brina, dentro l'appartamento i loro corpi erano madidi.

Camila sospinse la corvina all'indietro, e prima che questa cadesse sul divano la cubana le era già addosso. Lauren strinse le ciocche dei suoi capelli mentre Camila stringeva le gambe al suo bacino inquieto.

Malgrado i movimenti scomposti e incontrollabili delle due, gli occhi della corvina non erano solo chiusi bensì strizzati. Interruppe per un attimo il bacio, premendo la fronte contro quella imperlata di Camila. «Non so se sia la cosa giusta.» Ansimò, con le dita della mano sempre immerse nella sua nuca per non perderla del tutto nonostante le sue parole.

«Non lo è.» Rispose Camila senza fronzoli, tuffandosi l'attimo dopo sulle sue labbra ancora tumide.

Per anni aveva rinunciato ad accettare ciò che provava. Quella sera voleva ricordare cosa significasse correre il rischio, assumendosi tutte le conseguenze del caso. Lauren poteva scegliere di replicare ciò che aveva fatto anni addietro, quando era salita sull'auto di Camila durante la gara clandestina; oppure poteva scegliere di andarsene come aveva fatto all'aeroporto. Stava anche a lei decidere quanto fosse pronta allo schianto.

Le sue mani ghermirono la natiche di Camila e la sollevarono per ribaltare la situazione. La cubana affondò con le spalle sul sofà, mentre la corvina si inabissò sul suo petto e fra le sue gambe. Camila morse le labbra per non farsi sfuggire un gemito quando i loro centri si scontrarono, già desiderosi di una frizione più intensa e frequente. Camila le andò incontro arcuando la schiena. Lauren adagiò il palmo all'altezza della sua spina dorsale, cosicché non si allontanasse mai del tutto da lei nonostante le spinte veementi.

«Lauren.» Mugolò stridente Camila. Il piacere le occludeva la gola, ma le schiudeva la bocca, che Lauren si apprestava a mordere.

Avrebbe voluto ogni parte di lei. Ciò che voleva non era solo il sudore delle sue scapole o il tremore delle sue anche. Voleva anche il riflesso dei suoi occhi nei propri e il fremito della sua voce contro la sua guancia. Se c'era un modo per saperla sua, era sentirla emozionata mentre ansimavano l'una per l'altra.

Camila assicurò le gambe allacciandole alla schiena di Lauren, che ora le baciava il collo e risaliva fino al mento per discendere sull'altra spalla. Pensava che non avrebbe più avuto possibilità di baciarla, ecco perché ora voleva imprimere le sue labbra dovunque. Così la sua pelle si sarebbe ricordata di lei anche quando sarebbero state lontane. Anche se non intendeva ciò accadesse più. Ma comprendeva anche che stavolta non era una sua scelta.

Camila per ora non aveva intenzione di scegliere altro oltre il suo respiro caldo. Le braccia si avvinghiavano sempre con più vigore alla sua schiena graffiata, ed era allora che la corvina non dava tregua alla sua brama, aumentando il ritmo delle spinte a cui Camila tentava di accordarsi, ma sempre con più fatica a causa dei brividi lungo il suo corpo. Quando i gemiti della cubana si intensificarono, Lauren li carezzò con il pollice lungo l'epidermide del suo labbro inferiore. Camila le baciò il polpastrello, afferrandole poi la mano per portarsela dietro la nuca, affinché la corvina riposasse l'addome sul suo e la fronte sulla propria.