Prima di quel giorno mi sentivo costantemente come se non stessi vivendo a pieno la mia vita. Mi sentivo un automa, un qualcosa che osservava lo scorrere del tempo dietro un vetro. Come se non fossi presente, come se non potessi cambiare ciò che mi accadeva, mai. Non mi sentivo padrona della mia vita, del mio presente, del mio futuro. Era come se tutti intorno a me provassero repulsione nei miei confronti, parenti e amici. Non c'era più qualcuno con cui potessi sentirmi al sicuro, non avevo più un posto da poter chiamare casa.
Decisi quindi di fare la famosa richiesta, spinta più che altro dai miei genitori, i quali probabilmente non riuscivano più a sopportare il mio comportamento, o almeno così sembrava. Non c'era più un vero e proprio dialogo tra di noi, solo dolorose frecciatine di tanto in tanto e dei lunghi e vuoti silenzi.
Mi dissero che sarebbe stata una nuova esperienza, che mi avrebbe segnata per sempre. Avevo ormai imparato a memoria le parole che mi ripeteva di continuo mio padre da settimane: "magari avessi io la tua età, non perderei neanche un secondo di più". Ma io sapevo benissimo di poter perdere tutto il tempo che volevo, nessuno in cinque anni aveva mai fatto richiesta per il progetto.
Vi starete chiedendo di che progetto si trattasse, ebbene, in realtà neanche io ne avevo la più pallida idea prima di entrare nella navicella. E potete stare certi che se avessi saputo ciò a cui sarei andata incontro avrei sicuramente rifiutato senza pensarci. Ma loro non l'avevano specificato, non avevano detto nulla. Non avevamo idea dell'incubo nel quale stessimo entrando.
Il "progetto per giovani al di sopra dei 16 anni e al di sotto dei 30" era in realtà un esperimento scientifico che si sarebbe svolto in mezzo al nulla su una navicella spaziale. Non aveva una durata prestabilita, eravamo noi a dover porre fine in un modo o nell'altro all'esperimento.
Ma forse è meglio raccontare tutto fin dall'inizio per evitare equivoci.
Era una bellissima giornata di sole, trovavo quasi strano che non piovesse di settembre. Guardavo le strade e i palazzi scorrere dai finestrini dell'auto dei miei genitori, con un paio di cuffiette strette nel pugno e la testa appoggiata al sedile.
Settembre mi aveva sempre messo una strana malinconia che non finiva mai prima della fine di ottobre, ma stranamente quel giorno stavo più che bene. Certo, non sapevo cosa mi stesse aspettando qualche chilometro più in là, credo che se l'avessi saputo sarei scappata a gambe levate.
Piccola parentesi, non sono una cagasotto, però paradossalmente non volevo morire.Arrivammo presto in un'area priva di alberi, case e vegetazione. Era terra vuota e polverosa per chilometri e chilometri. Così, tutta l'angoscia ritornò improvvisamente facendosi spazio nella mia mente con prepotenza.
Ci fermammo davanti ad una recinzione delimitata da filo spinato. Notai proprio accanto a me un cartello giallo con scritto :" tenersi lontani, area pericolosa". Due militari si avvicinarono con calma alla nostra macchina con i loro rispettivi fucili in mano.
Non avevo mai vissuto in prima persona una situazione del genere, ma ogni volta che la vedevo in un film mi aveva sempre fatta innervosire, immaginavo scenari in cui la situazione sarebbe degenerata e ci avrebbero ammazzati tutti o rinchiusi e torturati. Iniziai a tremare senza rendermene conto, stringendomi un po' di più contro il sedile, come se potesse aiutarmi in qualche modo a farmi sentire più protetta.
Eppure non mi sentivo mai protetta.
Mio padre abbassò il suo finestrino per poter parlare con il militare che si era avvicinato al suo sportello. Notai dall'altro lato, un secondo militare che mi fissava con occhi torvi, facendomi rabbrividire.
-siete voi la famiglia...- si fermò un attimo per leggere meglio il nome sul foglio che teneva stretto in pugno. Poi fece un segno col capo al suo collega che si avvicinò per leggere il nome al suo posto.
STAI LEGGENDO
Among us (IN REVISIONE)
Mystery / ThrillerQuindici ragazzi convinti di dover partecipare ad un semplice progetto scientifico, si ritrovano bloccati all'interno di una navicella spaziale, in cui l'unico modo per poter tornare a casa è uccidersi a vicenda. Sarà facile per tutti uccidere senz...