Parenti serpenti

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Mio padre si staccò da quel lungo abbraccio, mi prese il viso tra le mani e mi diede un grande bacio.

"Sara, figlia mia, non sai quanto mi sei mancata ".

E fu lì, che mi sciolsi in un pianto liberatorio, un pianto che non era mai uscito da me stessa , se non per Victor.

Tutte le mie paure, le mie ansie e la mia rabbia scivolarono via, lavate via da quelle dolci parole.

Volevo chiedergli come mai non mi avessero mai cercato, mai contattato, volevo chiedergli scusa per non aver insistito, per essere scappata via così ma non volevo rovinare il momento.

Tutto sarebbe stato detto e fatto a tempo debito e poi quello che mi stava abbracciando ero solo mio padre, mancava una grande fetta della famiglia.

Poi mi girai e guardai quella piccola testolina che mi guardava con quegli occhi dolci e neri.

Più la guardavo e più notavo la somiglianza con qualcuno.

" Papà ma non mi dirai che lui..." gli chiesi, indicandolo.

"Sì, è tuo nipote, Riccardo" mi rispose.

Guardai quel fagottino  emozionata, ero diventata zia e non ne sapevo nulla.

Mi ero persa questo lieto evento e questo mi fece ripiombare in una grande tristezza.

"Ed Elisa, come sta? Dov'è?" chiesi incuriosita a mio padre Salvatore.

E' andata al mercato di Ballarò ed ha preferito non portare con sé Riccardo ed io sono contento che stia un po' con suo nonno, non è mai troppo presto per imparare un mestiere.

"Sara, insomma, mi vuoi dire che fine hai fatto ? Ti dovrei dare uno sganassone per quello che hai fatto, scappare via così, senza lasciare traccia, senza dirci dove andavi e come rintracciarti. Siamo morti di paura e di terrore " mi disse mio padre, tornando ad essere quell'uomo severo che tanto ricordavo.

Non feci in tempo ad interromperlo che arrivò Elisa.

Appena mi vide, mi corse incontro ma non per abbracciarmi come fece mio padre ma per prendere Riccardo e per portarselo via.

"Cosa ci fai qui? Non provare a toccare mio figlio " mi disse con tutta la rabbia e l'odio che aveva in corpo.

"Elisa" la rimproverò papà.

" Cosa? Perché le permetti di stare qui, vicino a te, dovresti cacciarla, non merita nulla per quello che ci ha fatto. Non fai parte della famiglia. Vattene" continuò Elisa con un tono sempre più severo.

La guardavo impietrita e sorpresa, perché aveva tutto quell'odio nei miei confronti, eppure le avevo scritto, l'avevo cercata, era lei che non mi aveva mai risposto, era lei che mi aveva voltato le spalle.

Io avevo soltanto avuto il coraggio di fare una scelta.

"Dov'è mamma ? " chiesi a entrambi.

Elisa continuò il suo sproloquio : " Non vorrai mica presentarti in casa, così, all'improvviso dopo tutti questi anni. Lei ti odia e noi anche, vedi di sparire."

Mi sentii crollare il mondo addosso, tutto quell'odio mi stava facendo cedere e mio padre, nonostante l'abbraccio non riusciva a rivolgermi più la parola.

Lui che era stato il padrone di casa, il padre severo, sembrava ormai soggiogato da mia sorella.

Il dolore era immenso, quando mi girai, pronta per scappare via,  vidi James che probabilmente si era avvicinato sentendo le urla di Elisa.

" Honey, what's up? " mi chiese e mi venne incontro abbracciandomi.

" Brava, brava , ti sei portata anche il tuo inglesino fino a qui. Cosa sei venuta a fare ? Vuoi sbatterci in faccia la tua felicità e la tua nuova vita a Londra? " continuò urlando.

Fu allora che vidi sulla strada arrivare anche mia madre.

Sembrava assurdo, ero riuscita a radunare una intera famiglia in un garage, grazie alle urla infinite di Elisa.

La guardai con commozione, mi era mancata e vederla lì, esattamente come l'avevo lasciata, solo con qualche anno in più, mi riempì gli occhi di lacrime.

Fu lei a parlare per prima e a interrompere Elisa.

" Come fai a sapere che vive a Londra? " le disse, rivolgendosi a mia sorella.

" Cosa? Stavo solo ipotizzando ! Non sapevo nulla, come voi " rispose balbettante.

Sentendo questo ripresi coraggio e finalmente incominciai a parlare : " Come non sai nulla, cosa dici Elisa, ti ho scritto miliardi di lettere e ho provato a chiamarti una infinità di volte , al cellulare non mi hai mai risposto e quelle poche volte che mi hai risposto a casa hai buttato giù. Sapevi dov'ero, se sai di Londra hai  letto le mie lettere. Non avrai un account social ma avevi mille modi per rintracciarmi, se solo avessi voluto. "

Finalmente riuscii a zittirla.

Mia madre la guardò delusa: "Veramente hai ricevuto queste lettere, Elisa ? Ci hai sempre detto che era fuggita senza lasciarci nulla, che aveva cambiato telefono e non aveva più un account social ne un indirizzo al quale scriverle.".

"Ovviamente sta mentendo" continuò Elisa.

" O forse lo stai facendo tu" esordì mio padre, capendo finalmente la situazione.

Elisa stizzita, prese Riccardo e se ne andò via mormorando diverse frasi polemiche e continuando a lanciarmi sguardi di pietra.

" Sara, amore mio, viene qui da me ti prego " mi disse mia madre e felice le andai incontro e ricevetti lo stesso abbraccio pieno di calore e affetto che avevo sempre sperato.

" Allora Sara, venite andiamo in casa, vedo che hai un ospite da presentarci " mi disse e diede la mano a James per presentarsi.

" Molto lieto di conoscerla signora, io sono James " disse James, in perfetto italiano.

" Good job Mister " gli risposi, sorpresa ancora una volta che avesse imparato qualche frase per me.

"Avevi un ottimo presentimento, James " gli dissi.

" Oh no è ora di andare " mi rispose James, sempre in Italiano.

" Ho solo imparato qualche frase per ogni evenienza, ma ero sicuro che sarebbe andata bene" continuò, con il suo fare scherzoso e sempre perfetto.


Bitter Cinnamon 2- Ritorno alle originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora