Nuovo mondo

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Dopo l'amaro, il caffè e i dolcetti di mandorla, proseguimmo il nostro giro nel meraviglioso parco.
Portai James in un angolo familiare nella mia infanzia, dove con Valentina passavamo le ore, quando ancora il comprensorio era solo la casa dei suoi nonni.

Il nonno Alfredo le aveva costruito una casa sull'albero di ficus e una salda altalena.

Passavamo i pomeriggi nella casetta a disegnare i nostri sogni, a confidarci i segreti della nostra tenera età,  a immaginare il nostro futuro e i nostri futuri mariti.

Ci vedevamo, già da piccole, come grandi avventuriere, capaci di salpare nei mari aperti con ciurme di pirati, alla ricerca di un grande e misterioso tesoro.

Immaginavamo di girare il mondo in mongolfiera, di nuotare nei grandi mari caraibici con le sirene, di percorrere i deserti africani sul dorso di un cammello o di raggiungere le vette innevate dell'Himalaya.

Eravamo forti e coraggiose, eravamo diverse, avevamo disegnato principi azzurri e case di marzapane ma solo in tenera età, poi crescendo non eravamo  più in attesa  del principe azzurro ma più  di un compagno di avventure, una spalla, un coraggioso condottiero o un seducente pirata.

Eravamo ingenue e fantasiose ma avevamo voglia di vivere e di scappare.

Valentina, infatti, fu la prima a darmi via libera e una mano per fuggire verso nuove destinazioni.

Conosceva la mia famiglia e la mia voglia di viaggiare verso nuove libertà.

Più crescevo e più nella casa sull'albero le mostravo le mie frustrazioni, vedendo solo  nero.

Non disegnavo più avventure ma solo prigionieri rinchiusi, damigelle sequestrate in prigioni dorate.

Mi sentivo legata ad una vita che non mi apparteneva più, volevo qualcosa di meglio, e quella vecchia valigia della nonna materna mi diede la spinta che mi serviva.

Trovai sepolte, tra la polvere, dentro ad  un vecchio armadio, sotto la valigia, delle consunte lettere che la nonna si scambiava con un certo Alfonso, che di certo non era mio nonno.

Come se lo volesse il destino, vidi un angolo sporgere da sotto quella vecchia valigia e mi sentii incuriosita.

Pur sapendo di violare la sua privacy, incominciai a leggerle e  le trovai piene di passione, sentimenti e voglia di evasione, la stessa voglia che avevo sempre sentito nel cuore.

Trovai il coraggio in un pomeriggio di estate, sulla veranda di nonna Geltrude, di farle vedere le lettere che avevo trovato.

Le porsi a lei senza malizia, non dicendole di averle lette ma solo di averle trovate.

Appena riconobbe la carta ingiallita dagli anni e la sua spigolosa calligrafia me le strappò dalle mani, chiedendomi dove le avessi trovate.

La nonna Geltrude mi amava e sapeva di potersi fidare di me, conosceva e riconosceva in me le sue stesse paure e la sua stessa voglia di evasione.

Nascose le lettere nel grembiule e mi disse di accompagnarla nell'uliveto.

Fu lì che mi raccontò, per la prima volta, la sua storia d'amore con Alfonso e la loro mancata fuitina.

"Ero innamorata ed ero pronta a fuggire verso mondi lontani con il mio Alfonso.Era tutto pronto, lui aveva trovato un lavoro a Roma e io avevo radunato tutte le mie cose.Ci saremmo sposati appena arrivati . Io  avevo appreso abbastanza dalla tua bisnonna il mestiere della sarta ed ero certa che avrei trovato anche io lavoro a Roma.Mi sentivo felice e piena di voglia di vivere ma all'ultimo momento, la sera prima di partire, come un segno del destino, mio padre si ammalò e gli venne una brutta bronchite."

La nonna mi raccontava per filo e per segno quella tragica notte, l'ultima notte che vide Alfonso.

"Dovetti scegliere tra Alfonso e mio padre e quella volta scelsi, nonostante tutto, la famiglia.

Non me la sentii di abbandonare mio padre e anche mia madre, che si sarebbe trovata da lì a poco vedova. Non sono pentita ma avrei voluto che il mio destino fosse stato diverso.

Avrei voluto che Alfonso mi avesse aspettato o che avesse avuto pazienza, invece lui seguì il suo destino, che lo portò lontano da me ."

"Però poi hai conosciuto nonno" le dissi cercando di rincuorarla.

"Sì e per questo sono grata a Dio, che lo ha messo sul mio cammino. Tuo nonno è un uomo onesto e bravo e sono felice di aver trascorso la vita con lui, però sai, mia cara, il primo vero amore non si scorda mai." continuò con aria commossa e nostalgica.

Mia nonna era una donna di altri tempi, forte ed altruista, scelse la famiglia anteponendola all'amore.

Io fui egoista quel giorno, decisi di anteporre la mia vita a quella della mia famiglia.

Presi la valigia che non era riuscita a viaggiare con la nonna e decisi che con me avrebbe fatto il giro del mondo.

Non la portai su vette innevate o nei deserti africani ma quella valigia mi portò a Londra, dove sicuramente nacque il mio nuovo mondo.


Bitter Cinnamon 2- Ritorno alle originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora