Capitolo 29

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Alya quella mattina era decisa più che mai a svegliare la sua amica prima del solito. Voleva arrivare prima degli altri a scuola per scegliere il posto sul pullman che li avrebbe portati in gita.
Era una visita al museo della scienza e dell'industria che la loro classe aveva in programma da tempo.

«Marinette! La gita!» gridò alle orecchie della corvina, una volta raggiunta la sua camera.
La ragazza saltò sul letto gridando dallo spavento.
«Alya sei impazzita?!»
«su su, vestiti veloce che il pullman ci aspetta!»
«ma è presto! Non possiamo fare con calma?»
«no mia cara, se vuoi salutare Adrien prima di andare al museo! Così io potrò dare il buongiorno al mio Nino»
«ma lo fai ogni giorno... Non capisco cosa ci sia di diverso»
«ma è ovvio, staremo lontani tutta la giornata! Sbrigati che ci aspettano davanti alla scuola!»

In tempo record Marinette si preparò e le due amiche raggiunsero l'edificio scolastico dove trovarono Nino e Adrien.
«buongiorno ragazzi!» Salutò Alya avvicinandosi al suo fidanzato, dandogli poi un dolce bacio sulle labbra.
Marinette rimase a guardarli un attimo sorridendo: erano così carini!
«possiamo baciarci anche noi se vuoi» 
Le sussurrò la voce di Adrien mentre le cingeva i fianchi.
La corvina arrossì e si voltò verso di lui che la guardava con un sorriso enorme.
«di-direi che questo non è proprio il momento... né il luogo...»
Cosa ho detto?! Si chiese mentalmente.
«ok, quindi, quando avrai scelto il momento e il luogo adatti fammelo sapere: non vedo l'ora di riempirti di baci» Adrien la guardava  divertito. Forse lei non si rendeva conto di essere completamente bordeaux.
Per toglierla da quell'imbarazzo, decise allora di cambiare discorso.
«per caso hai parlato a Tom e Sabine del servizio fotografico?»
«ah, sì! Ho qui l'autorizzazione firmata. Ecco»
«perfetto! Appena saprò quando iniziamo te lo dico. Sono sicuro che ci divertiremo!»
Era davvero felice di quella notizia. Probabilmente si annoiava a farsi fotografare da solo. Oppure era felice perché avrebbe posato proprio con lei? Pensò Marinette.

Il pullman per la gita stava arrivando e Alya non stava più nella pelle. Abbracciò e baciò ancora una volta Nino, prese Marinette per il braccio tirandola con sé fino al veicolo.
La corvina riuscì solo a dire velocemente "a dopo" ad Adrien, che la salutò con la mano e un dolce sorriso, stando lì fermo ad osservarla finché il mezzo si riempì di studenti e partì.

Chloé era rimasta a casa quel giorno, la poverina si era ammalata e non vedeva l'ora di rivedere le sue amiche. Luka era andato a trovarla quella mattina prima delle lezioni e ne fu davvero felice. Ripensandoci, non avrebbe mai creduto che il ragazzo tanto schivo e riservato, il più bello e gentile della scuola, potesse diventare il suo fidanzato, un giorno. Invece era proprio così. Tutti quei pianti a casa dopo la scuola, perché lui non le aveva rivolto la parola o era stato avvicinato da un'altra ragazza, ora erano solo un ricordo, perché ora era la ragazza più felice del mondo.
Con lui.

La visita al museo fu interessante, Alya e Marinette erano soddisfatte e non vedevano l'ora di tornare a casa e raccontare a Nino ed Adrien.
Si erano sentite anche con Chloé nella pausa pranzo con qualche messaggio e le due amiche avevano inviato ai tre qualche foto. 
Il pullman raggiunse finalmente la scuola alle 18. Pioveva a dirotto e per fortuna avevano l'ombrello nello zainetto.
Al momento di dividersi al solito incrocio, Marinette salutò tutta felice Alya e si diresse verso casa.
Si fermò per un attimo quando fu il momento di attraversare la strada, nonostante il semaforo fosse verde per i pedoni.
C'era Adrien ad aspettarla.
Decise allora di procedere ma si bloccò un'altra volta.
Immobile assistette alla scena che si presentò davanti a lei, proprio di fronte alle vetrine del panificio.

Una ragazza dai capelli neri, ricci, si avvicinò ad Adrien andandogli addosso evidentemente volontariamente.
Lui la prese al volo e la tirò su piano.
I loro volti erano vicini, troppo vicini.
Ad un tratto la ragazza di fiondò tra le sue braccia, gettando le proprie intorno al suo collo e lo baciò.

Marinette rimase di sasso; non perse altro tempo.
Attraversò la strada rapidamente e, riuscendo a passare inosservata, nascosta dall'ombrello, entrò nella boulangerie e si diresse in camera.
Sabine, accorgendosi del suo strano comportamento, riuscì soltanto a chiederle se stesse bene, ma non ricevette risposta, così la seguì.

Intanto Adrien era rimasto fuori, sconvolto, a guardare quella ragazza che neanche conosceva e che non gli aveva dato il tempo di evitare quel bacio.
«ma che ti prende? Sei pazza?»
«scusa..» rispose poi ad Adrien
«ehi ragazze! Ho vinto la scommessa!» disse poi con un sorriso di vittoria, correndo verso le amiche poco distanti.
Era ancora fermo lì.
Cosa doveva fare adesso lui?
Si sentiva in colpa nei confronti di Marinette, nonostante lui non l'avesse voluto, ma non l'aveva nemmeno evitato.
Voleva chiarire subito, non avrebbe mai voluto nasconderle niente.

Cosa le stava prendendo?
Perché quella sensazione così fortemente fastidiosa al cuore?
Perché piangeva?
Lo sapeva benissimo.
Reprimere quel sentimento era diventata un'abitudine, ma stavolta era al limite.

Sabine entrò in camera dopo aver bussato, trovò la ragazza stesa sul letto a faccia in giù, sentendo che piangeva le si avvicinò e le carezzò dolcemente i capelli.
«cosa succede, bambina mia?»
«sono una stupida!»
«Perché dovresti esserlo?»
«perché.. Sigh.. credevo... Credevo di aver potermi fidare e invece...»
Sabine capì al volo di chi stesse parlando
«tesoro. Amare non è mai da stupidi. Sono sicura che Adrien non ti ferirebbe mai»
Marinette alzò la testa di colpo e arrossì: era così evidente?
«come puoi dirlo.. L'ho visto qui fuori..»
«capisco... Ma non sarebbe meglio parlarne con lui?»
«Preferisco non vederlo»
«va bene. Ma ti ricordo che domani hai scuola e sarà inevitabile. Non inventare scuse per rimanere a casa»
E dopo quelle parole, regalandole un sorriso, uscì dalla camera.
«mamma, papà, ho bisogno di voi»

«buonasera Adrien» disse Tom spostandosi dal laboratorio al negozio
«se cerchi Marinette è di sopra con Sabine»
«non credo sia il caso di incontrarla oggi, sarebbe meglio le parlassi domani» Sabine nel frattempo era tornata alla cassa.
«o-ok.. Immagino abbia visto.. Grazie e arrivederci signori Dupain»

Quelle ore non passavano mai.
Avrebbe voluto vederla, spiegarle che non era colpa sua, che lui l'amava davvero, che quello era soltanto un grosso equivoco. Ma decise di seguire il consiglio di Sabine e trascorse tutta la notte tra mille pensieri.
Plagg gli aveva detto
«sei un idiota. Hai i riflessi sempre pronti per salvare Parigi e ti fai fregare così da una ragazzina?»
Aveva ragione.
E ora non sapeva come rimediare.
Cosa le avrebbe detto il giorno seguente?
Non lo sapeva.
Sarebbe stato in grado di guardarla negli occhi?
E lei lo avrebbe considerato?
Probabilmente no.
E con questi pensieri si addormentò.

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