Capitolo 32

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La città e la periferia erano parecchio tranquille ultimamente nonostante Ladybug e Chat Noir perlustrassero ogni giorno il vasto territorio di Parigi.
Questi momenti di incontro nelle vesti di supereroi fecero ritornare alla mente di Marinette la leggenda dei complementari, che ultimamente era stata accantonata nella sua testa per dar spazio ad altri pensieri.
Era infatti un periodo di forte stress emozionale per lei.
L'avvicinarsi della festa del papà l'aveva un po' incupita, ma la ragazza cercava come sempre di nascondere quel suo lato triste agli occhi degli altri.
Sfogava la sua malinconia e la sua sofferenza con il pianto, tornando da scuola, a volte tra le braccia amorevoli e comprensive di Sabine, che la capiva in ogni momento, proprio come un vera madre; altre volte in camera sua con il conforto della piccola Tikki, che comunque capiva perfettamente il suo dolore. Dopotutto ne aveva viste tante anche lei. E chi meglio di Tikki avrebbe potuto comprendere la perdita di un proprio caro?
Poi però, alle visite di Chat Noir si comportava come se niente fosse, non voleva che il ragazzo si preoccupasse, ma sapeva che un giorno avrebbe dovuto dirglielo.

E quel giorno sembrava fosse arrivato, proprio in occasione della festa del papà.
Era sabato mattina.
Marinette era andata al cimitero a far visita alla tomba dei suoi genitori insieme a Sabine e Luka com'era consuetudine.
Adrien le aveva chiesto di accompagnarlo a comprare un regalo per suo padre quella stessa mattina.
Mentre il modello raggiungeva il luogo dell'appuntamento fermò il suo percorso notando che dal cimitero, dall'altra parte della strada, uscivano proprio loro tre.
Attraversò l'incrocio e li raggiunse chiamando la ragazza.
«c-ciao Adrien»
lo salutò non credendo di poterlo trovare lì.
«si dà il caso che io debba andare» intervenne Luka «e che sia giunto il momento di dare spiegazioni, cuginetta. Ci vediamo a scuola. Ciao zia! Ciao Adrien!»
Salutò Marinette e Sabine con un bacio sulla guancia, mentre ad Adrien fece un cenno amichevole e se ne andò.
«anche io vado, tesoro. Tom mi aspetta in negozio. Adrien, vuoi fermarti da noi per pranzo?»
«grazie Sabine, ma oggi ho promesso ai miei di pranzare con loro. Sarà per un'altra volta»
«beh allora ti propongo domani come alternativa. Sempre se ti fa piacere. Buona giornata!»

Erano rimasti loro due, davanti al cancello del cimitero. Marinette teneva la testa bassa e si torturava le mani, segno che era nervosa.
«ehi... Che succede? Come mai siete venuti qui?» le chiese il ragazzo cercando di capire la situazione.
Eccola, la domanda fatidica.
Lei alzò la testa con un sorriso malinconico e lo prese per mano. «vieni»
Adrien non ribatté, ancora confuso, e si lasciò trascinare all'interno del luogo di culto, tra centinaia di lapidi, finché Marinette si fermò tenendolo ancora per mano.
«Adrien... Questi sono i miei genitori»
Disse a voce bassa cercando di trattenere il magone.
Il ragazzo rimase dapprima sconvolto: i genitori della ragazza che amava non c'erano più chissà da quando e lui non ne aveva mai saputo niente, perché lei era sempre riuscita ad evitare il discorso e nascondergli il dolore che aveva dentro.
Finalmente però aveva la risposta a quella domanda che si faceva da tempo.
Anche se forse avrebbe dovuto immaginarselo..
Mentre continuava a fissare le foto dei due coniugi, d'istinto gli venne da chiedere: «come...?»
«circa un anno fa, poco dopo il mio compleanno, stavano tornando dal lavoro in auto insieme e sono stati vittima di un incidente stradale proprio a due vie da casa»
Si interruppe, stringendo la mano di lui e iniziando a lacrimare silenziosamente, cercando poi di prendere coraggio per proseguire
«avevo sentito uno schianto, ma non credevo... Non potevo immaginare... E non sono nemmeno intervenuta, non so perché... Avevo paura.. Ero già Ladybug, avrei potuto trasformarmi e salvarli, invece non l'ho fatto! Sono rimasta a casa e... È colpa mia se non ci sono più!»
Si mise entrambe le mani al viso iniziando un pianto ininterrotto.
Adrien l'abbracciò all'istante: voleva farle sentire che le era vicino, la sosteneva, la consolava, la amava, che non era sola e non doveva più esserlo per superare quel grande ostacolo che non era tanto il dolore, quanto il senso di colpa di cui Marinette si era fatta carico quando in realtà non le era mai appartenuto.
Le carezzò dolcemente la testa con una mano mentre con l'altro braccio la teneva salda a sé.
«non addossarti questa colpa. Non potevi saperlo. Purtroppo non sempre la vita è gentile con noi, ma quello che accade è sempre per un motivo e non è detto che sia sempre un male»
Marinette cercò di asciugarsi le lacrime, quando Adrien le prese il viso tra le mani e passandole i pollici sotto gli occhi arrossati e ancora umidi le disse
«non saremmo qui, ora. Non sarei qui con te. Non ci saremmo conosciuti e non avrei potuto darti tutto l'amore di cui dispongo per sollevarti ogni volta che rischi di cadere. Io sarò sempre al tuo fianco, se vorrai, e farò qualsiasi cosa pur di farti stare bene»
La prese poi per mano e si rivolse verso la lapide guardando ancora una volta le foto dei genitori di Marinette.
«comprendo perfettamente il tuo dolore. L'ho vissuto anche io, ma quando ero molto piccolo. La mia madre naturale si è ammalata quando avevo appena iniziato la scuola elementare e dopo poco tempo si spense per sempre. Io ero solo un bambino, ma abbastanza grande per capire cosa stesse succedendo e il mondo mi crollò addosso. La mia mamma, il mio punto di riferimento se n'era andato per sempre. Anche mio padre era ovviamente sconvolto. Ma la nostra vita doveva continuare e sul nostro cammino si fece strada Nathalie, che era già assistente di mio padre e migliore amica di mia madre, nonché mia tata all'occorrenza. Era sempre gentile e disponibile, se non fosse stata per la sua forza d'animo credo che mio padre sarebbe caduto in depressione trascinando anche me in un futuro incerto. Invece col tempo, piano piano, lui e Nathalie si sono avvicinati, io dopo due anni la chiamavo mamma, avevo bisogno di una figura materna, e lei la rappresentava perfettamente. E poi decisero di sposarsi. La morte di mia madre ci ha portato tanto dolore, ma anche ad essere una nuova famiglia felice. Al di là delle discussioni che possiamo avere tra noi, voglio davvero bene ad entrambi»
Marinette rimase a bocca aperta: anche lui dunque aveva un triste segreto. Ed era disposto a starle accanto per aiutarla a superare quel periodo così difficile.

Dopo un lungo abbraccio che riempì l'animo di entrambi, Marinette chiese un attimo per stare da sola.
Si rivolse ancora una volta ai suoi genitori e sottovoce disse
«che dite, vi piace? Perché a me..tantissimo! Tanto da essermene innamorata»

Aveva finalmente preso consapevolezza dei suoi sentimenti: ancora una volta, aveva avuto la conferma che quel ragazzo era incredibilmente speciale.
Adrien la stava aspettando appena fuori dal cancello e sorrise quando la vide.
Il cuore iniziò a battere forte nel petto, di un battito nuovo, come se qualcosa volesse uscire da lì.
«tutto bene?» le chiese quando lei lo raggiunse.
«benissimo!»
Lo tirò a sé, gli diede un veloce bacio sulle labbra e iniziò ad incamminarsi voltandosi poco dopo, sorridendo
«cosa fai ancora lì, andiamo?»
Adrien, ancora sorpreso da quel gesto, sorrise compiaciuto mentre si sfiorava le labbra con il pollice e intanto recuperava il passo:
«cos'era?» le chiese avvicinandosi
«cosa?» rispose lei ridacchiando
«il bacio di poco fa»
«non ho idea di cosa tu stia parlando»
gli rispose prendendolo in giro e superandolo ancora una volta
«sbrigati o tuo padre resterà senza regalo per la sua festa!»

Che la sua Lady stesse finalmente iniziando a ricambiare i suoi sentimenti?
Ne era assolutamente certo.

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