𝐃𝐢𝐞𝐜𝐢

326 14 12
                                    

«Che bella casa...» dice una delle russe. Jimin la guarda e sorride. Jennie non me l'aveva mai detto!

Non fa in tempo ad aprire la porta che Andrew Sonden si infila dentro e inizia a girare per il salotto. «Veramente bella, sul serio... Ah, si aspetta, avevo visto queste foto qua. Sì, Jennie le aveva portate in ufficio perchè doveva fare le cornici. Stanno veramente bene... Che poi sono le foto dei tuoi lavori, no?»

«Sì.» Jimin fa entrare anche Taehyung e le tre ragazze russe.

«Alllora, questo è il salotto, qui c'è il bagno degli ospiti, lì la cucina» continua a camminare seguito da tutti, «la camera degli ospiti con un altro bagno, ok? Se per caso dovesse servire...» Taehyung e Andrew si guardano e sorridono.

«Sì» fa Andrew, «se per caso.»

«Ecco, l'importante è che tutto si svolga al massimo silenzio. Perchè sono...» Jimi guarda l'orologio, «quasi le due e io vado a dormire... Laggiù» e indica una grande stanza infondo al corridoio che parte dal salotto.

«Eh, mica me la ricordavo così!»dice Taehyung compiaciuto.
«E infatti non era così. Jennie ha voluto fare dei lavori.»
«Ma come, proprio adesso che...» poi Taehyung si ricorda che c'è anche Andrew.

«Proprio adesso?»
«No, dicevo, ma come proprio adesso... Di solito i lavori si fanno d'estate, mica a primavera!»
«Certo, giusto... Scusa, Jimin, allora è anche giustificato che sei così stressato.»
«Ma io non sono stressato.»
«Sì, sei stressato, sei stressato. Vuoi una ciliegia?»

«No grazie, vado a dormire.»
«Una insalata russa?»
«Neanche.»
«Lo vedi che sei stressato?»

«Sì, vabbè, buonanotte. Non fate casino e, quando ve ne andate, chiudete piano la porta, i vicini si lamentano perfino se sbatte.» Taehyung allarga le braccia. «Assurdo. Da fargli causa.»

Jimin si chiude a chiave in camera, si spoglia velocemente. si lava i denti e si infila nel letto. Accende la tv e saltella qua e là in cerca di qualcosa. Ma nulla lo incuriosisce. Si alza. Apre l'armadio che era di Jennie. Vuoto. Apre qualche cassetto. Ci sono solo alcuni pacchettini profumati in stoffa che aveva fatto lei. Ne prende uno. Caprifoglio. Un altro. Mgnolia. Un altro ancora. Ciclamino. Nessuno sa di lei. E si infila di nuovo nel letto, spegne la tv, la luce e poi lentamente chiude gli occhi. Nel buio, prima di addormentarsi del tutto, alcune immagini confuse, ricordi. Quella volta che erano al cinema e dopo aver fatto i biglietti lui si era accorto di aver lasciato il portafoglio in auto. Dopo un pò che si frugava nelle tasche, imbarazzatissimo, Jennie aveva appoggiato i soldi sulla cassa, dicendo alla cassiera bionda e molto carina, che faceva finta di nulla per non metterlo ancora in più in difficoltà: «Lo scusi, è per la parità tra uomo e donna ma ancora non lo ammette e per far pagare me deve fare prima la scenetta». E lui si è sentito sprofondare. O quando gli tolse il fiato entrando in camera da letto, quella camera da letto, vestita solo di un leggero baby-doll trasparente... E poi su quel divano... tum, tum, tum. Con voglia. Con passione. Con rabbia. Con desiderio. Tum, tum, tum. Ma non faceva tutto quel rumore... Tum, tum, tum. Alessandro si sveglia di soprassalto.

«Che c'è? Che succede?»
«Sono Ilenia.»
«Ilenia chi?»
«Ilenia Burikova.»

Ma chi sei, vorrebbe rispondere Jimin, non ti conosco.

«Sono Ilenia.» Poi si ricorda delle russe in giro per casa. Si alza, apre la porta della camera. «Mi senti? Quel tipo sta male...»
«Ma chi?»
«Quello  che non mi ricordo come si chiama. La mia amica Irina sta chiamando aiuto.»

𝐒𝐜𝐮𝐬𝐚 𝐦𝐚 𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 | 𝐏.𝐉𝐌 𝐱 𝐑𝐄𝐀𝐃𝐄𝐑 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora