𝐓𝐫𝐞𝐝𝐢𝐜𝐢

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Jimin si gira e spegne il telefono.
Poi sorride leggermente.
«Tutto a apposto, tutto a posto...»
«Scusami...» fa Leonardo sorridendogli, «ma ho sentito. Ha preso sette. Non sapevo che avessi una figlia.»

«No» sorride Jimin leggermente imbarazzato, «era mia nipote.»
«Bene, vuol dire che è brava, crescerà, magari prenderà altri bei voti e un giorno, chissà, entrerà proprio nella nostra squadra!»

Leonardo si piega sul tavolo. «Sempre se quel giorno esisteremo ancora. Perché questa è la nostra ultima possibilità. La Francia e la Germania ci hanno già sorpassato. Poco sotto di noi abbiamo la Spagna. Se non riusciremo ad accaparrarci questi quattordici milioni di dollari e i due anni di esclusiva con LaLuna, la nostra sede...»
Leonardo unisce le mani e le incrocia, imita così un gabbiano che piano sale verso l'alto, «... prenderà il volo.»

Poi apre di nuovo le mani e quelle ali, come spezzate, si trasformano in pugni che sbatte forte sulla scrivania. «Ma noi non glielo permetteremo, vero? Ora mi sto rivolgendo al futuro direttore creativo estero» e lo guarda entrambi con aria di sfida, divertito quasi dal creare quell'incertezza.

«Non so chi sarà tra voi due. So solo che non si piegherà agli spagnoli. Non passa lo straniero! E ora vi voglio far conoscere i vostri assistenti personali. Hanno abbandonato tutti i loro impegni precedenti. Vi seguiranno come un'ombra. Anzi, più di un'ombra. Perché un ombra è silenziosa, segue e non ha la capacità di anticipare. Invece loro vi aiuteranno a trovare tutto quello di cui avete bisogno, vi anticiperanno su ogni cosa.» Apre l'interfono.

«Sydney?»
«Si?»
«Può far entrare gentilmente gli assistenti nell'ordine che le avevo indicato?»
«Certo.»

La porta dell'ufficio si apre piano piano.
«Ecco, lei è Alshey.»
Jimin si alza subito e la saluta. «Come no, Alshey! Bene! È giustissima per questo lavoro, sarà un'avventura incredibile. E poi non avere tutti quegli altri prodotti di cui preoccuparsi ma dedicarsi solo a LaLuna è un'ottima scelta. Sono felice di lavorare con te!»

Ma Alessia resta zitta, sembra quasi dispiaciuta.
«Che succede?»
Leonardo interviene. «Lei sarà l'assistente di Mark. Voi due, Jimin, vi conoscete troppo bene. Resterete seduti sulla vostra amicizia. Non vi saprete sorprendere, non avete niente di nuovo da raccontarvi. Invece qui si devono creare rapporti esplosivi. Solo così si possono dare risultati straordinari.»

Mark si alza e la saluta. «Piacere, ho sentito pelare molto bene di te. Sono sicuro che faremo grandi cose insieme, Alshey.»
«Sono onorata» e si fanno la mano.

Jimin torna a sedersi, leggermente dispiaciuto ma anche curioso di sapere allora chi sarà il suo assistente.

«E per te... ecco la tua ombra perfetta.» Jimin si sporge un po' in avanti per vedere chi arriva.
È proprio in quel momento nell'ufficio di Leonardo entra lui.
Si ferma sulla soglia. Sorride.
Jimin non crede hai suoi occhi. «No...» Si lascia cadere sulla poltrona, afflosciandosi nello schienale fin quasi a sparirci dentro.

Leonardo cerca tra i vari fogli farfugliano tra sé
«Com'è che si chiama che me lo dimentico sempre... Ah, eccolo qua.» Prende felice il foglio e lo alza sorridendo.
«Il tuo nuovo assistente è... Andrew Sonden.»

Fermo sulla porta, Andrew Sonden sorride. E saluta. «Salve a tutti...»

«Allora, ti presento Jimin, sarà la persona per la quale da oggi in poi dovrai dare tutto. Fin quasi a morire.»
Jimin lo guarda, alzando il sopracciglio.
«Ah, ecco, ti stavi allenando già da ieri sera...»

Leonardo lo guarda incuriosito. «Ma vi conoscete già?»
«Sì.»
«Ma non avete mai lavorato insieme però...»
«No.»
«Ecco, a me interessa solo questo. Benissimo! Allora fuori di qui, a lavorare. E vi ricordo il gioco, la sfida, la gara, il grande certamen. Abbiamo la possibilità di presentare due progetti. Io mi gioco tutto attraverso voi. Chi azzeccherà l'idea giusta per lo spot di LaLuna, cioè se grazie a lui ci daranno la campagna, questa persona diventerà il nostro direttore creativo estero.»

Mark esce con Alshey. Sorridono.
Anche Jimin guadagna l'uscita.
Leggermente abbattuto guarda Andrew Sonden. Niente da fare. Si sente sconfitto in partenza.

«Ah, scusate...» Leonardo li richiama un attimo. «E non vi ho detto una cosa. L'altro, chi perde, verrà mandato alla sede di Daejeon. Che vinca il migliore!»

•T•
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𝐒𝐜𝐮𝐬𝐚 𝐦𝐚 𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 | 𝐏.𝐉𝐌 𝐱 𝐑𝐄𝐀𝐃𝐄𝐑 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora