𝐃𝐨𝐝𝐢𝐜𝐢

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Jimin entra trafelato in ufficio.
«Ciao, Sidney. È arrivato Leonardo?»
«Tre minuti fa. È nel suo ufficio.»
«Fiuuu...» Jimin fa per entrare ma Sidney lo ferma. «Aspetta. Sai com'è fatto, sta bevendo il caffè, sfogliando il giornale...» poi indica il telefono sulla linea che risulta occupata, «e sta facendo la solita telefonata a sua moglie.»

«Ok» si rilassa e si lascia cadere sul divano lì vicino. Meno male. Fiuuu. Pensava di non farcela. Si allarga un po' il colletto della camicia, si sbottona. «Ora bisogna solo sperare che la telefonata con la moglie finisca bene...»

«Questa la vedo dura» fa Sidney sussurrando, «lei si vuole separare, non ce la fa più a sopportare... certi suoi atteggiamenti.»

«E quindi? Sarà burrasca?»
«Dipende. Se apre la porta e mi chiede di mandarle il solito, hai qualche possibilità.»

«Il solito?»
«Sì, è un codice. Dei fiori con tanto di bigliettino, già preparati.»
Sidney apre un cassetto e mostra una serie di bigliettini tutti col nome di Francesca, ognuno con una frase diversa, una per ogni giorno e tutti firmati da lui.

«Ma Sidney, lo sai che, anche se sei la sua segretaria, non dovresti curiosare fino in fondo?»
«Eh si, come se le frasi non me le avesse fatte cercare tutte a me! Ho dovuto raccogliere il meglio del meglio dei poeti moderni ma sconosciuti. E ne ho trovate di belle...»

Apre un biglietto.
«Senti questa... "Io resto anche quando non mi avrai e ti avrò pur senza possederti." Complessa, criptica ma forte, eh? Comunque»
dice Sidney richiudendo il cassetto, «se chi l'ha scritta un giorno diventa famoso, non credo lo perdonerà mai di avergliela rubata.»

«Come minimo sarà Leonardo a dire che hanno copiato la sua frase!»
«Ah, questo è sicuro. Anzi... dira che proprio per questo il tipo è diventato famoso!»

Dal fondo del corridoio comprare un ragazzo. Alto. Magro. Giacca sportiva. Capelli biondi, folti, pettinati all'indietro, occhi azzurri, intensi, un bel sorriso su labbra fino. Troppo fini. Da traditore. Beve un po' d'acqua e sorride. Sidney chiude al volo preoccupata il cassetto. Quel suo segreto non è per tutti. Poi finge di essere tornata professionale. Il tipo le si avvicina.

«Ancora niente? »
«No, mi spiace, sempre al telefono.»
Jimin guarda il ragazzo. Cerca di metterlo a fuoco. L'ha già visto ma non si ricorda bene.

«Be', e allora aspettiamo.»
Il ragazzo di avvicina. Tende la mano a Jimin. «Piacere, Mark Tuan.» Poi sorride. «Si, lo so, starai pensando se ci siamo già conosciuti.»

«Infatti... ma dove? Sono Jimin Park.»
«Sì, lo so, io stavo nell'ufficio sopra Jennie, facevo parte dello staff superiore, risorse pubblicitarie.»
«Ma certo, sì» sorride Jimin e pensa: ecco perché lo sto già odiando. «Siamo stati una volta a pranzo insieme.»

«Già, e poi io sono dovuto scappare.»
Si, pensa Jimin, infatti io poi ho dovuto pagare il conto a te e alla tua assistente. «Sì, che coincidenza

«E ora mi hanno chiamato per quel colloquio.»
I due si guardano. Jimin stringe un po' gli occhi, cerca di mettere a fuoco la situazione.
Che vuol dire? Che storia è questa? C'è in gioco il mio posto? Ci hanno chiamati in due per un colloquio? È lui il nuovo direttore che sta cercando Leo? Mi vuoi dare la notizia proprio davanti a lui? Cioè, io non solo ho già pagato allora per lui, ma ora mi tocca pure offrirgli la mia "ultima cena"?

Guarda Sidney cercando di capire meglio.
Ma lei che ha capito perfettamente cosa Jimin vorrebbe sapere, scuote leggermente la testa e si mangia un po' il labbro superiore come a dire: io purtroppo non so niente.
Poi all'improvviso il led della linea esterna si spegne. Un attimo dopo dalla porta esce Leonardo.

𝐒𝐜𝐮𝐬𝐚 𝐦𝐚 𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 | 𝐏.𝐉𝐌 𝐱 𝐑𝐄𝐀𝐃𝐄𝐑 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora