𝐓𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐪𝐮𝐚𝐭𝐭𝐫𝐨

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Jimin è appena rientrato in ufficio.
Si è vestito particolarmente bene.
Se non altro per impressionare, visto che non ha la minima idea di come si presenterà alla riunione del pomeriggio dal suo direttore Leonardo. E soprattutto con quale idea.

«Buongiorno a tutti» saluta sorridendo le varie segretarie del corridoio.

«Buongiorno, Madeline. Buongiorno, Glenda.» Saluta anche Darlene, la centralinista che risponde con un gesto della testa
e riprende a giocare a qualcosa al computer che ha lì davanti.

Cammina lentamente, sicuro. Spavaldo, sereno, tranquillo. Sì. Ciò che si mostra, si vende. Non ricorda bene dove l'ha sentita, ma fa comodo ora. Sinceramente se ne ricorda anche altre due.

Prima legge di Scott: qualsiasi cosa vada male, avrà probabilmente l'aria di andare
benissimo.
Ed è quell'aria che ora Jimin cerca di dare.

Ma c'è anche la legge di Gumperson: la probabilità che qualcosa accada è
inversamente proporzionale alla sua desiderabilità. No. Meglio la prima.
Se cammini in fretta tutti capiscono che la situazione ti è stuggita di mano. Invece no.
Sei ancora tu il primo, il più forte, l'indiscusso padrone della situazione.

Jimin decide di farsi un caffè. Va alla macchinetta, prende dalla scatola lì vicino una cialda con su scritto "Caffè Espresso", la mette nell'apposito spazio.
Sistema il bicchierino di carta sotto il beccuccio. Preme un tasto verde. Il motorino si mette in funzione e poco dopo il caffè comincia
a scendere fumante, nero, preciso.
Proprio al contrario della sua situazione.

Jimin controlla il livello del caffè e preme
"stop".
Lascia cadere le ultime gocce e toglie il bicchierino. Si gira e quasi ci si scontra contro. Mark. Il suo antagonista. E lì, davanti a lui.
E con un sorriso.

«Ehi, ci mancava poco, ch? Anch'io ho voglia di un caffè!» e prende anche lui una cialda, la infila nella macchinetta, ci mette sotto un
bicchierino e la fa partire, Poi gli sorride.

«Che strano... a volte si ha voglia delle stesse cose nello stesso momento.»

«Già. Ma il segreto sta nel fatto che non sia un caso. Dobbiamo far venire voglia a tutti della stessa cosa, quando decidiamo noi... È per questo che lavoriamo...»

Mark sorride e stoppa la macchinetta.
Prende due bustine di zucchero di canna e le versa una dopo l'altra nel bicchierino.
Inizia a girare il bastoncino in plastica trasparente.

«Sai, ieri ho presentato la mia prima idea.»
«Ah si?»
Mark lo guarda per cercare di capire quanto davvero non lo sappia già.

«Si. Non lo sapevi?»
«Me lo stai dicendo tu adesso.»
«Pensavo ti avesse detto qualcosa Leonardo.»
«No, non mi ha detto niente.»

Mark beve un sorso di caffè.
Poi gira di nuovo il bastoncino.
«Sai, sono abbastanza soddisfatto del lavoro. Credo sia nuova. Non rivoluzionaria ma nuova sì. Ecco, nuova e semplice.»

Jimin sorride. Già, pensa, ma Leonardo la vuole "nuova e sorprendente".

«Perché ridi?»
«Io?»
«Sì, stavi sorridendo.»
«No, pensavo che tu metti due bustine di zucchero nel caffè. E io invece lo prendo amaro.»

Mark lo guarda di nuovo. Stringe un po' gli occhi, cerca di studiarlo, di capire meglio cosa nasconda.

«Sì, ma il risultato non cambia. Sempre di caffè si tratta.»

Jimin sorride ancora.
«Be', però la differenza può essere grande o piccola...»

«Certo, la differenza è che può essere amaro oppure no.»

𝐒𝐜𝐮𝐬𝐚 𝐦𝐚 𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 | 𝐏.𝐉𝐌 𝐱 𝐑𝐄𝐀𝐃𝐄𝐑 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora