Pensiero 37 20:15 27/10/2020

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Odio l'università, odio le persone, odio le religioni. L'università mi ammazza con cose che non vorrei fare ma che sono costretto a fare per cercare un lavoro in una prospettiva e società di merda. Non ci riesco proprio a non pensare alla letteratura, all'arte dello scrivere senza provare una profonda ammirazione per chi ha cercato nel corso dei secoli di opporsi a tutto e tutti avendo una fottuta ragione che non stava al passo con i loro tempi. Neanche io sono al passo con i miei tempi e me ne rendo conto quando discuto. Le persone capiscono fischi per fiaschi, io parlo di pace, loro intendono guerra. E su questo vedrete degli screen (un giorno, sicuramente stanno messi da parte) di un lungo dibattito contro il mondo musulmano o in generale contrario alla mia linea di pensiero e vedrete quanti coglioni ho fatto sentire dei geni in confronto a me solo perché non potevo dire di essere effettivamente superiore a loro. È una cosa bruttissima fare lo scrittore durante l'era dei social perché chiunque trovi davanti può distruggerti ridendoti in faccia o sparando idee che non sanno di nulla ma che per loro vogliono dire qualcosa perché sono bugie tramandate nei secoli. Le religioni, Dio mio, magari ci credessi io a una! Non ci riesco, no no. A Dio non fotte un cazzo di me, anche io ci credevo quando ero ignorante e piccolo. Poi Dio mi ha abbandonato quando ho scoperto le pene dell'inferno e la presunta entità non ha punito i colpevoli dei miei mali, non ha punito proprio nessuno tranne che me, l'innocente. Sono brutto, instupidito dalla vita e col desiderio di una morte rapida e indolore come se avessi vissuto 70 e passa anni di vita sotto il furore degli altri cercando di uccidermi. Ho letto i migliori scrittori e l'università mi sta interrompendo nella lettura, che è il mio unico modo per salvarmi dalla vita e dalla morte. Anche perché la carne, la tipa che amavo e che speravo mi salvasse, mi ha abbandonato anche lei con il presunto Dio.
Siamo rimasti io, la musica e la lettura.
Se mi abbandonano i miei scrittori preferiti, se mi abbandonano i miei artisti preferiti, sono finito.
Ci trovo della bellezza dietro la follia che mi scorre nel cervello che dei marci bigotti non potrebbero capire, ed è per questo che io capisco gli incompresi e li difendo. Scrivo per loro, scrivo per il folle, per la puttana (di mestiere), per lo stupratore, l'assassino, il politico, l'idraulico, il prete, il cane, il gatto, l'albero che esistono e per tutti gli esseri umani che hanno fame della realtà tanto quanto me, stanchi di prenderlo metaforicamente nel culo. La realtà me lo fa venire duro, la realtà quella cruda, marcia, quella che si vede sulle strade, persone che si montano la testa credendosi superiori a te che lo sei davvero, rispetto a loro, superiori. E io sono un nulla, un essere umano che vive sottoterra, non ho niente di particolare se non la morte che mi gira intorno e la mia attitudine ad avere forza di volontà. Ho girato la schiena alle suore che venivano a dare conforto a me e mia madre mentre stavo crepando fingendo di dormire, ho sofferto nelle peggiori notti tenendomi il braccio sperando di non avere un infarto mentre i dottori che mi avevano reso in quello stato continuavano e continuano a lavorare coperti dai loro amici statali. Sono un uomo solo contro il mondo intero, come tutti gli uomini e le donne sole contro il mondo intero.
Ma so scrivere.
So parlare.
So farvi crepare e resuscitare con le parole. È questo che cerco di fare, semplicemente. Datemi il tempo e soprattutto la vita per fare questo, e avrete un importante tassello della letteratura di tutti i tempi. Ma ho bisogno di tempo, vita e soprattutto fortuna. Ne ho bisogno tanta di fortuna. Davvero tanta, e non ne ho mai avuta molta per ora. Vivo una brutta vita, ma ce ne sono altrettanti che la vivono come me o peggio di me. E resistiamo. E un giorno grideremo vittoria contro le bugie, con i nostri corpi vivi o le nostre carcasse morte. Grazie.

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