Guardate, francamente di trovare una università o un lavoro me ne sbatto. Ma giustamente i soldi non piovono dal cielo e sperare che qualcuno accetti la mia merda è il colmo. Sono terribilmente incazzato e pensare che dovrò rinchiudermi a impazzire di nuovo in casa e lavorare per far fare soldi a qualcun altro mi irrita il cervello, soprattutto quando a far partire i discorsi sul mio futuro è un'ignorantona che non ha nemmeno finito il secondo anno di superiori. Di che cazzo parliamo, “fai infermieristica che sicuro il lavoro lo trovi”, ma sì PD mettiamoci pure un lavoro che non voglio fare così ammazzo qualcuno per la mia follia repressa e i miei pugni non dati. Dopo anni di sofferenze, mi prudono le mani, mi prude la testa, il sangue mi ribolle e io dovrei lavorare, studiare per qualche coglione? Preferirei essere preso a pugni o darli, i pugni. Quante chiacchiere del cazzo, tutto perché vivo in un contesto, quello del meridione d'Italia come un contesto di fallimento ben descritto da Verga. Sai l'unione d'Italia fu solo una gran porcata, noi eravamo quelli che non contavamo e in maniera antidemocratica siamo stati annessi. Non me ne fotte dei Borboni, ma almeno loro non avevano la leva obbligatoria, cosa messa e tolta dall'Italia dopo 100 e passa anni. “Ma sì, annettiamo delle regioni e sbattiamocene il cazzo di esse” ed ecco come nacquero i briganti, le proto-mafie. Ed ecco come il mondo è pieno di mafia, gang, cattiveria. Una cattiveria che nasce dal riscatto, dal non voler essere attaccati allo scoglio come l'ostrica verghiana. Il problema è spiegare al criminale perché lo è, perché si trova in mezzo a quella merda, magari da bambino. Ci vive da sempre e in quel caso l'ultima cosa da fare è riflettere. E lasciamo queste vite che sarebbero potute essere innocenti, le lasciamo in balie degli squali. Li lasciamo e basta, come dei cazzoni di poco conto. Non contano, non valgono. E io invece grido, grido, mi incazzo e mi guardo intorno e vedo le facce da culo che non sanno e ostentano. Si credono di far la vita felice nel loro piccolo fancazzismo, tanto sicuramente ci sarà qualcun altro a pulire cessi, a pregare, a zappare la terra ma non di certo non saranno loro che troveranno il lavoretto da fighette sottopagate. E cazzo, non vorranno nemmeno essere pagati di più. E come se mi mettessi a ridere mentre mi inondano di merda, e almeno che non sia un cesso, non sarebbe piacevole, affatto.
Ma Hank dio mio, lui sapeva godersela la vita tra l'inferno. E io sono qui troppo giovane, è troppo vero: scrivo poesie, 0 racconti e un romanzo scritto e sfanculato. Troppo giovane, vergine, senza esperienze lavorative che nemmeno voglio fare. Probabilmente non sono ancora pronto, non mi sento ancora pronto. Anche lui si fermò, i famosi 10 anni di sbronze senza scrivere (quest'ultima informazione poi nemmeno vera), forse sarebbe anche il caso che mi fermassi, anche io. Non necessariamente per 10 anni. È troppo facile parlare in questo ciclo in cui sono incazzato, quando la mia ruota ciclica si sposterà verso i mortali pensieri quei 10 anni mi sembreranno troppo lontani, impossibili. Ho pur sempre avuto un cancro al quarto stadio e ancora oggi non applico uno stile salutista e sono evidentemente sovrappeso nonostante stia cercando di mangiare meglio. C'è un etichetta della maglia che mi irrita il fianco, nel frattempo, che fastidio. Ora me la sposto. Fatto. Dicevo, insomma voglio prendere le tette grosse e naturali e palparle, sbatterlo nei culi sodi e baciare facce che ti portano dritto al paradiso. Troppo stanco della mia brutta faccia, della mia goffa parlata, del mio fisico. Ecco un motivo per cui scrivo, evado da tutto. Soprattutto dalla sapientona che dice che sono volgare perché parlo in dialetto, il che è vero ma infondo chi cazzo se ne fotte? L'importante è l'oggetto: la scrittura. La sua forma, il suo stile. Ma di questo che ne sa il mondo. Mettiamo pure che diventassi famoso, quanti mi crederebbero? Hank divenne famoso come un clown, un coglione qualunque e probabilmente lo sono anche io quando i silenzi se ne vanno. Non mi credo un granché, pecco di poco ego e so che la vita conta meno di una sega. Perciò quanti davvero concepirebbero la singola parola, l'insieme di parole? Qui pensano tutti a fare i soldi, a campare, a far finta di vivere, a far finta di divertirsi. C'è tanta tristezza e odio, tanta. Ma viene ignorata da 4 parole ignoranti di qualche scemo, perché la vita va goduta...nella merda.
E io rido, rido per la follia, rido per l'inverosimile, rido per le morti, rido per l'odio. Gli altri invece ci godono, eccome se ci godono. Prendono tutto quello che possono, l'odio, che sia vero o finto, l'ego, la sfrontatezza e se la godono. Immagina che generazioni del cazzo stanno crescendo grazie ai social che, per i numeri e un effetto distorto di commento popolare, come se fosse ciò che dicono TUTTI (il che è sbagliato, si passa per oro colato il parere di un tizio che avrà a malapena la terza media e può avere anche torto, ma il commento è semplice, stupido e breve, allora like a catena a plagiare menti di persone), danno la popolarità ai cani, uccisi cerebralmente dalla droga. Senza un minimo valore, chiacchiere, incoerenza, sfrontatezza, cattiveria. Tanta, e io non sono nemmeno perbenista, è che non sopporto l'ego. Questa gran parola per descrivere come certe persone siano altezzose, e poi magari ti rifilano il discorsetto tramite condivisione nelle storie IG di una page famosa acchiappa-like sull'uguaglianza di tutti, e poi le rispondi gentilmente a una storia e non ti cagano perché lei o lui deve avere la possibilità di scegliere se parlarti o meno. Virtualità e realtà, io non riesco a dividerla. Ma credo nemmeno gli altri. Questi social ci stanno mettendo certe malattie mentali in testa. E facciamo anche in modo che la gente ci guadagni! Ah il capitalismo, crea la malattia e poi vuole che gli paghi le cure. Mica qualcuno ci ha detto di iscriverci, infondo.
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Pensieri
De TodoFaccio scorrere chiacchiere che penso in un momento in questa raccolta che non terminerà mai.