Capitolo 62

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Alhena's pov
I singhiozzi cessarono e le lacrime smisero di cadere.
Spaventata, passai in rassegna ogni angolo della torre e fu allora che la vidi.

Era il fantasma di una giovane donna, tutta perlacea che fluttuava incerta per la torre.

I fantasmi non mi avevano mai intimorito più di tanto, anche il Manor ne aveva alcuni, anche se non tutti erano buoni.

"Sei il fantasma della torre non è così?"
Chiesi con la voce ancora impastata dalle lacrime.

Tutti sapevano che la torre di astronomia era infestata da un fantasma, nessuno però sembrava conoscere la sua identità.
E comunque, ogni qualvolta uno studente cercava di chiedere informazioni agli insegnanti, questi tacevano rifiutandosi di rispondere.
Tutto ciò che avevano da dire era: "è una faccenda troppo triste e degna di rispetto perché diventi oggetto della curiosità infantile degli studenti. Lasciate quell'anima in pace."

Ora che ci pensavo effettivamente il fantasma della torre parlava di rado agli studenti, tendeva ad isolarsi e a scrutare il paesaggio lontano alla ricerca di un qualcosa che evidentemente il suo sguardo non poteva raggiungere.

"Suppongo sia così che mi chiamino adesso."
Rispose avvicinandosi ancora un po'.

"Ma qual è il tuo vero nome?"
Chiesi, avendo totalmente dimenticato il motivo per cui ero tanto arrabbiata.
La curiosità era molta.

Lei non rispose subito, sembrò scrutarmi come se sospettasse qualcosa.

"Tu invece come ti chiami bambina?"

Non vedevo il motivo di non rivelarle il mio nome.

"Mi chiamo Alhena."
Proclamai con disinvoltura.

Ma la sua reazione lasciò intendere che il mio nome non l'avesse lasciata affatto indifferente.

"È possibile che sia davvero passato così tanto tempo?."
Sospirò con lo sguardo volto lontano oltre le montagne.

"Cosa intende?"
Chiesi morendo dalla voglia di capire qualcosa in più.

"Perché stavi piangendo?"
Mi chiese dolcemente girandomi intorno, come volesse osservarmi meglio.

Aveva totalmente ignorato la mia domanda ma decisi di non insistere subito, era già un miracolo che il fantasma avesse deciso di rivolgermi la parola.

"Delle ragazze stavano insultando me e mia madre, era una nata babbana."
Risposi, ribollendo nuovamente di rabbia al ricordo di quelle due megere.

"Era? Adesso non c'è più?"
Domandò con uno sguardo penetrante, quasi come se conoscesse già la risposta.

"È morta quando avevo pochi mesi."
Lei sembrò rabbuiarsi e per un attimo temetti che non mi avrebbe più parlato.
Alla fine, dopo attimi interminabili parlò di nuovo.

"Posso chiederti come è morta?"

La curiosità del fantasma mi suonava un po' sospetta e fuori dal comune, ma risposi comunque.

"È morta durante la Battaglia Di Hogwarts. Papà dice sempre che è morta eroicamente."

Credo che se i fantasmi avessero potuto piangere, lei sarebbe scoppiata in lacrime in quel momento.

"Non sai nient'altro di lei?"
Continuò a chiedere con una voce sempre più flebile.

"So il suo nome. E so che mi amava molto."
Ero piuttosto spazientita da tutte quelle domande personali.

Lei mi voltò le spalle, fluttuò qualche metro più avanti per avvicinarsi al parapetto.

"Dunque tu avevi espresso il desiderio di conoscere il mio nome."

Iniziò nuovamente a parlare voltandosi verso di me.
Sarei stata la prima in tutta Hogwarts ad essere riuscita a scoprire il nome del fantasma della torre, tutti ne sarebbero stati entusiasti.
Rimasi in attesa trepidante, porgendo attentamente l'orecchio per carpire meglio le parole.

"Fu un mangiamorte ad uccidermi, esattamente 10 anni fa. Il suo nome era Dolohov."
Rivelò infine.

Dolohov...
Era lo stesso mangiamorte che aveva ucciso mia madre.
Strani pensieri mi balenarono in testa, ma risolsi tutto considerandola una mera coincidenza.

"Il mio nome invece era Elanor Evans."
Terminò guardandomi attentamente negli occhi.

Non era possibile.
Quella era il nome di mia madre.

"Tu sei..."
Cominciai a parlare ma le parole mi morirono in gola.

"Sei diventata una ragazza stupenda bambina mia. Sei uguale a tuo padre."
Disse sorridendo con gli occhi velati da lacrime che non sarebbero mai scese.

Ma io non ero un fantasma, la mia natura umana e vitale mi permetteva ancora di piangere.
Così non riuscii a trattenere il primo singhiozzo, che fu presto seguito da molti altri.
Non riuscivo a credere di avere davanti a me la mia mamma...

Di lei non conservavo che un indistinto ricordo delle sue carezze, e invece adesso eccola qui davanti a me.
Potevo distinguere il suo volto, potevo vedere quanto era stata bella.

"Mi sei mancata ogni giorno"
Disse avvicinandosi di più a me.

Non poteva abbracciarmi ma vedevo che moriva dalla voglia di farlo.

"Anche tu, mamma."
Risposi singhiozzando più forte.

"Come sta tuo padre?"
Chiese poi con gli occhi più luminosi di prima.

"So che manchi tanto anche a lui. Non parla spesso di te, dice che lo rende ancora troppo triste. Però adesso ho un fratellino sai? Si chiama Scorpius. Papà è Astoria si sono sposati tanti anni fa..."
Qui mi accorsi di aver parlato troppo. E se avesse sofferto scoprendo che papà si era risposato?

Ma il suo sguardo non era ferito, era un misto di malinconia e sollievo.

"Sono felice che tuo padre sia riuscito ad essere in qualche modo felice. Non smetterò mai di amarlo, ma è giusto che la sua vita vada avanti anche senza di me."
Disse infine sorridendomi.

"Devo dirgli tutto. Posso non è vero mamma?"
Chiesi tutta emozionata.

"Si se ci tieni tanto, ma non farne parola con nessun altro te ne prego."

"No certo che no. Posso tornare a trovarti?"
Chiesi con i lucciconi agli occhi, timorosa di un rifiuto.

"Tutto le volte che vorrai."
Rispose dolcemente.

Rimasi molte ore a parlare con lei.
Mi raccontò un sacco di storie sul suo passato da studentessa.
Mi raccontò che lei e papà all'inizio si odiavano, ma che poi erano riusciti a mettere da parte i vecchi rancori.
Parlammo anche della mia nascita e di tutto ciò che era seguito, ma non volle arrivare alla Battaglia.

La salutai con la promessa che sarei tornata da lei non appena avessi potuto, e mi diressi di corsa alla guferia per spedire una lettera a mio padre.
Gli raccontai tutto, ogni particolare, e aspettai trepidante la risposta.

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