Capitolo 10

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Hinata

Il giorno successivo fu una vera e propria sorpresa per me, mi aspettavo sensi di colpa e vergogna, invece mi svegliai con Kenma affianco che dormiva beatamente, magari era quella la sensazione di chi si accettava e stava bene con se stesso.
Ma quell'atmosfera sparì all'istante poiché corsi immediatamente a vomitare, mi stavo veramente sforzando in quel periodo, però era complicato gestire un disturbo alimentare.
Purtroppo svegliai Kenma che un po' nel panico venne ad aiutarmi, sapeva delle mie condizioni e a tratti sembrava ci stesse più male lui.

"Buongiorno, Shoyo oggi non posso preparare la colazione, mi hanno chiamato per un'emergenza, mi raccomando cerca di non vomit-" "Sì certo mamma" dissi esaurito, vomitare dopo quella fantastica notte non era stato il massimo.

"Allora, visto che è domenica e posso restare qui solo fino a stasera possiamo andare al cinema? Hanno fatto un film sul videogioco che ti ho mostrato tempo fa" chiese felice Kenma, alcune volte era così dolce che ti veniva voglia di coccolarlo in continuazione.
"Va bene, a che ora lo fa?" "Sta alle 21:00"

***
"Passami le chiavi che chiudo casa" dissi a Kenma, alcune volte sembravamo una coppietta adulta ma eravamo bravissimi a mimetizzarci tra le persone, anche se sapevo che un giorno saremmo dovuti uscire allo scoperto. Speravo solo il più tardi possibile.
"Qualcosa da sgranocchiare mentre guardiamo il film?" chiese premurosamente Kenma, era adorabile quando si preoccupava per me.
"No grazie, nel frattempo che il film inizia andiamo a farci una passeggiata?" chiesi, e quella domanda sembrò sorprenderlo, solitamente parlavo molto ma mai di noi due, era sempre lui che proponeva tutto.
"Certo" E fu così che ci ritrovammo in quel maledetto parco.
Dove mesi fa Kageyama mi aveva respinto acidamente chiedendomi se fossi gay; non so se era l'istinto o l'abitudine ad avermi portato lì, fatto sta che i ricordi riaffiorarono ed erano piuttosto dolorosi.
"Shoyo" "Si?" Mi guardava un po' triste e stavo iniziando lievemente a preoccuparmi.
"Voglio fare coming out"
E quindi quel momento arrivò. Fu come un colpo al cuore perché tutto era successo così in fretta e non avrei retto tutta la situazione che si sarebbe creata, in quell'istante immaginai un futuro dove avrei confessato a mio padre il mio orientamento e perfino la mia immaginazione bastò a farmi venire la pelle d'oca.
"Vedi, io ci tengo a te e sono sicuro di ciò che provo, se resterai sono certo che andrà tutto bene" continuò.
Avevo lo sguardo basso. Un po' mi arrabbiai, perché proprio in quel momento? Non potevamo godercela di più? Perché rovinare tutto così in fretta?
"Ecco, sono consapevole dei rischi che corri, ma se non provi non lo saprai mai, cosa ne pensi?" aggiunse infine. Sì, era anche riferito a mio padre perché lo sapeva.
Presi coraggio e affrontai quell'argomento una volta per tutte, nel mentre un gruppetto di ragazzi apparentemente fatti o ubriachi si sedettero sulla panchina di fronte a noi.
"P-penso che non sono ancora pronto ad affrontarli, scusami" pensavo rispondesse in modo comprensivo come al solito, ma evidentemente mi sbagliai.
"Shoyo stiamo insieme ormai, non puoi continuare a nasconderti fra la gente e fare finta che non esisto, perché non possiamo baciarci davanti a tutti? Perché sei così fissato con i pensieri delle persone? Se non capisci ciò non ti accetterai mai completamente." Era deluso e visibilmente arrabbiato, ma non tutti avevano il coraggio di esporsi in una società del genere, non dovevo scusarmi se non ero ancora pronto ad affrontarli.
"Ho detto che non sono pronto, questa società mi terrorizza Kenma, e se poi non ci fanno più stare insieme? Se poi mio padre mi disconosce? E le altre persone? Diventerebbero amici di uno come me?" sputai con rabbia.
"Uno come te? Perché come sei? È un problema essere gay per te? Ti fa stare male?"
Cacciai tutto ciò che avevo dentro.
"Certo che è un problema per me! Io a volte non dormo la notte perché mi sento uno schifo, odio sentirmi così sbagliato, odio il solo pensiero di perdere mio padre ed essere giudicato da persone con la mente chiusa, odio essere discriminato solo per le persone che amo ma allo stesso tempo adoro essere così, mi sento completo e sono felice quando sono me stesso. Non voglio smettere di sentirmi in questo modo"
"Ho capito, quindi ti fa schifo essere gay ma ti piace al tempo stesso"
Aveva minimizzato, però quello era il succo della questione alla fine.
"Shoyo mi dispiace ma se pensi di essere sbagliato non ci potrà mai essere nulla tra noi due. Non ti obbligherò ad esporti ma devi chiarirti le idee. Ci sono persone che preferiscono morire piuttosto che fingere di essere quello che non sono, tu ce l'hai questo coraggio? Non ancora. Ci sono persone che lottano per i tuoi diritti anche se non te ne rendi conto e finché non lo capirai non potrai mai essere te stesso." 
"Ora basta per favore, il film sta per iniziare, dobbiamo andare" cercai di scappare dalla conversazione però mi sgamò subito.
"Chi se ne frega del film! Shoyo io voglio stare con te, ma non me lo permetti, non te lo permetti e lo sai benissimo anche tu" disse stampandomi un bacio dolce sulle labbra mentre le nostre lacrime scivolavano libere.
"Andate a fare queste cose schifose da un'altra parte! Ma guarda sti due okama" okama=froc1. Urlò un tizio con i piercing e i capelli rossi sull'altra panchina.
"Coglione che hai detto?" Urlò di tutta risposta Kenma.
"Per favore Kenma lascia stare, andiamo" avevo già capito cosa sarebbe potuto accadere e stavo iniziando ad andare nel panico.
"No Shoyo! Questo sono io, questo è ciò che siamo! Rischiamo di farci prendere a pugni tutti i giorni eppure? Abbiamo la consapevolezza di essere noi stessi"
Sì, ma io non avevo tutta quella forza.
"Ti prego Kenma andiamocene"
Il cuore stava iniziando a battere più velocemente.
"Eh? Moccioso che hai detto?" rispose il tizio che nel frattempo si avvicinò con altri due ragazzi che erano uno più alto dell'altro e mettevano i brividi, mentre gli altri erano rimasti indietro.
"Sì ho detto coglione, non è quello che sei?" e da lì in poi, caos generale.
Il tizio dai capelli rossi spaccò la bottiglia di birra che aveva in mano facendola urtare contro il tronco dell'albero e la puntò al collo di Kenma mentre gli altri due ragazzi mi bloccarono le braccia.
"Cos'è ora non tiri fuori le palle eh?" disse a Kenma mentre la bottiglia di vetro era a un soffio dal suo collo, stavo per avere un infarto.
"Per favore ti chiediamo scusa, lasciaci e ce ne andremo!" urlai mentre il primo ragazzo mi tirò un pugno allo stomaco che mi fece accasciare a terra per il dolore.
"SHOYO!" Sentii Kenma urlare, vidi altri due ragazzi avvicinarsi a lui e poi solo ricordi soffusi, calci che mi facevano rigirare da un lato all'altro, pugni che mi arrivavano dritti in faccia...non avevo il coraggio di reagire, ero troppo debole.
Continuai a guardare Kenma che cercava in tutti i modi di difendersi mentre urlava il mio nome senza che io riuscissi a dire o fare niente.
Avrei davvero voluto essere come lui, avere il suo coraggio, ma purtroppo non tutti sono uguali.
"Andiamocene ragazzi, è arrivato Kiruzumi con i suoi cagnolini" sentii dire da quello con i capelli rossi mentre il sangue continuava a colare ininterrottamente coprendomi la visuale e in un batter d'occhio mi ritrovai Kageyama con uno sguardo assassino che mi aiutò ad alzarmi facendomi sedere vicino a Kenma.
"K-Kageyama?"
"Ma si può sapere cosa vi è saltato in mente, siete pazzi per caso? Sapete chi sono loro?! Avete rischiato la vita per i vostri stupidi litigi, sappiate che la prossima volta non vi aiuterò!" urlò furioso Kageyama. Sentii altri rimproveri da parte sua, poi lentamente le palpebre si chiusero e stanco morto mi lasciai avvolgere dal buio totale. 

***
"Come è s-successo?"
Sentii una voce pronunciare queste parole e aprii lentamente gli occhi, mi ritrovai in una stanza illuminata da alcuni raggi di luce che penetravano grazie alla finestra socchiusa ma quella luce fu abbastanza forte da accecarmi scoprendo i volti di mia madre, un dottore dai capelli bianchi e Kageyama che erano affianco a me.
"Vostro figlio è stato portato qui a mezzanotte e mezza, da ciò che mi ha raccontato il ragazzo qui affianco, è stato coinvolto in una rissa abbastanza pericolosa, l'altro ragazzo è in condizioni piuttosto serie"
"K-Kenma?" Avevo la gola secchissima e sentivo la guancia gonfia, stavo per urlare dal dolore quando provai a muovere la mascella e in quel momento, ricordai tutto.
"Finalmente sei sveglio grazie a Dio!" Mamma. Due braccia iniziarono a stritolarmi con forza e quando si staccò percepii le sue lacrime scivolare sulla mia guancia.
Un vuoto si fece spazio dentro di me e iniziai a pentirmi di tutto.
'Perché? Perché dobbiamo essere picchiati solo perché ci piacciamo?
Perché rischio di essere isolato dal mondo solo per il fatto che riesco ad essere me stesso? Kageyama aveva detto proprio tutto a mia madre?'
"Tu ora mi devi delle spiegazioni, senza contare il fatto che sei in punizione, se ti fossi rotto qualcosa avresti avuto pure il resto!!" urlò mia madre piangendo ancora di più, dovevo averla fatta preoccupare seriamente ma comunque non potevo mentire. A parte il fatto che ero una frana nel farlo, poi mi avrebbe scoperto subito e avrei solo peggiorato la situazione.
"V-vorrei vedere Kenma" e alla mia affermazione, Kageyama si alzò irritato e uscì dalla stanza senza girarsi a guardarmi.
"Non si è ancora svegliato ma tranquillo che ti avvertirò, ora ho un paziente che mi sta aspettando-"
"Grazie, dottore." Disse mia madre continuando a guardarmi.
Ora eravamo solo io e lei, le parole mi graffiavano la gola secca e la mandibola mi faceva un male cane, ma le avrei detto tutto, non si meritava queste preoccupazioni dopo tutto quello che faceva per me.
"I-ieri sera io e K-Kenma siamo usciti per andare al c-cinema a vedere un film, mancava ancora mezz'ora c-così abbiamo deciso di andare a fare un giro e ci siamo seduti su una panchina in un p-parco, abbiamo iniziato a discutere e nel frattempo alcuni ragazzi si erano avvicinati a noi, ci hanno aggrediti p-perché siamo-"
Il cuore batteva all'impazzata.
"Gay. Siamo gay mamma, e abbiamo una relazione."
Aspettai una reazione, un piccolo movimento, ma niente.
Non disse nulla, era lì ferma a guardarmi mentre aspettavo che parlasse, poi due lacrime scesero lentamente sul suo viso.
"È un problema se sono gay v-vero?" chiesi iniziando a piangere anch'io, mi aveva fatto male, malissimo tenermi tutto dentro e sapevo che dopo la sua reazione avrei perso mia mamma.
"Stupido. Ho proprio un figlio stupido. Puoi amare chi vuoi ma ora dovrò vivere con la consapevolezza che sarai sempre in pericolo, il mondo è un posto crudele Shoyo, devi farti valere, non m'importa se ti piacciono i ragazzi o le ragazze, devi imparare a proteggerti."
Spalancai gli occhi davanti alla sua affermazione e il respiro mi mancò per un attimo. Piansi, piansi fino a cacciare l'ultima lacrima, mi sfogai, buttai tutto fuori mentre mi sorrideva.
Questo significava essere accettati? Fu una sensazione bellissima.

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora