Capitolo 32

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🔞

Kageyama

Cercai una via d'uscita numerose volte, sembrava che fossi in un labirinto senza fine ma non tanto per il fatto che la villa fosse grande, ogni volta che volevo andarmene i miei pensieri mi riportavano a Shoyo, al desiderio di sbatterlo con le spalle al muro e baciarlo fino a fargli sanguinare le labbra.
L'alcool aveva fatto effetto, eccome.
Ero un po' stordito e non riuscivo a mettere a fuoco le figure che si muovevano intorno a me ingurgitando ripetutamente diversi tipi di drink o bevande come la vodka, non potevamo berla certo, ma siamo giovani solo una volta.
Volevo cercarlo.
Prenderlo per un braccio.
Tirarlo a me.
E poi baciarlo.
Per spogliarlo.
E toccarlo.
Ripetutamente.
Senza mai smettere.
A questi pensieri, il mio coso in mezzo alle gambe si svegliò.
Ed era un guaio serio poiché come avrei dovuto farmi passare un'erezione in pubblico?
"CAZZO!" Imprecai tra me e me cercando un bagno dove poter porre fine al problema.
Mi riusciva difficile anche camminare bene per quanto ce l'avessi duro.
Odiavo Shoyo in quel momento, più di ogni altra cosa al mondo.
"C'è qualcuno?" chiesi bussando alla quinta porta di seguito del secondo piano, tutti scopavano e cercavano un posto tranquillo, era normale che le stanzette o i bagni o qualsiasi posto dove divertirsi fossero occupati.
Ma era un'urgenza.
E anche abbastanza seria.
Aprii la porta senza ripensamenti, non m'importava che qualcuno stesse scopando o pisciando, avevo un'erezione e non sarei riuscito a controllarmi.
Con grande sorpresa, vidi Shoyo sciacquarsi la faccia e quando se la asciugò notandomi, sorrise come un ebete.
Non che la distanza fosse molta, ma nemmeno poca, perché notai le sue pupille dilatate, aveva bevuto più di me.
Pensai che fosse buffo, non l'avevo mai visto bere, anzi, pensavo che fosse astemio.
E ora? Se ne sarebbe andato? Mi avrebbe rivolto la parola?
"Sei eccitato?" chiese ridacchiando mentre guardava i miei pantaloni e gli spuntò un sorriso sul volto, quindi a quanto pare era pure evidente.
Cercai di calmarmi.
"Stavi uscendo?" chiesi tentando di essere il più distaccato possibile, non volevo parlargli, non in quelle condizioni.
"Tutto quello che hai da dire? Non ci vediamo da chissà quanto e ora mi chiedi di uscire mentre ce l'hai duro?"
"E cosa vogliamo fare allora? Mi vuoi aiutare o te ne vuoi andare?"
Sì, era ubriaco anch'io.
Non potevo farlo ragionare in una situazione come quella, non quando anche io ero inaffidabile. Lasciai che il mio lato pervertito e malizioso mi sovrastasse.
"Per carità! Non vorrei mai deluderti come hai fatto tuu! Io soono diverso da te, perciò ti accontenterò e lo farò pure bene!" esordì euforico mentre si avvicinò.
Due occhi.
Due biglie color nocciola.
Due occhi di vetro.
Come se fossero specchi.
Quasi mi vedevo anch'io.
Le pupille erano ancora dilatate, mentre fissai ininterrottamente quei due mondi circolari pieni di...niente.
Già, i suoi occhi erano vuoti.
Come se non nascondesse niente, poiché non gli era rimasto davvero più nulla.
Non era perché fosse ubriaco, ma perché lo distrussi svuotandolo completamente.
Chissà come si era sentito dopo il mio abbandono, mi sforzai sempre di pensare che fosse andato avanti, e lui lo fece.
Non sarebbe stato capace di amarmi di nuovo, nemmeno con una volontà sovrumana.
Tutto ciò che stava facendo da ubriaco probabilmente l'avrebbe fatto anche normalmente, per dimostrarmi che era cambiato, che non era più lo stesso.
Per un momento desiderai di collassare lì, di morire istantaneamente e assumermi tutte le colpe del mondo, fu lui che me lo impedì.
Maledizione.
Già, lui era una maledizione, noi lo eravamo.
Sentii il suo respiro affannato sul mio petto mentre la sua mano scivolava sempre più giù, smise di guardarmi e si concentrò sul mio membro, era diventato bravo a maneggiarlo.
"Non dovresti farlo."
Usai la mia poca lucidità per mantenere il mio lato serio ma sapevamo benissimo entrambi che non ci saremmo fermati, e non intendevo oppormi.
"Tanto domani torneremo ad odiarci, se mai ricorderò tutto" aveva ragione, non potevo dargli torto.
Con l'altra mano gli alzai il viso per poterlo guardare e notai con grande piacere che l'unico eccitato non ero solo io.
Guardai le sue labbra sottili e soffici, schiuse leggermente, pronte ad accogliermi il membro, ma prima le avrei benedette.
Senza ripensarci e dannarmi l'anima gli infilai la lingua in bocca, non chiesi nessun accesso.
Sapeva di vodka alla fragola, lo assaporai tutto.
Le nostre lingue non si unirono dolcemente, era solo desiderio carnale.
Indubbiamente c'era qualcos'altro ma in quel momento desideravamo solo strapparci i vestiti di dosso.
Mi morse il labbro e mi spostai sul collo lasciandogli macchie violacee.
Stuzzicai l'incavo del collo mordendolo e lasciando morsi visibili, non troppo violenti, ma nemmeno troppo innocui.
Erano i miei segni.
Quelli che solo io dovevo e potevo lasciargli.
Iniziò facendo movimenti lenti mentre aveva in mano il mio pene, pensavo che volesse continuare in quel modo fino a farmi venire, ma si abbassò stuzzicandomi con la punta della lingua e leccò il glande.
Mi elettrizzai.
Mille brividi e sensazioni stimolanti mi colpirono internamente.
"Apri la bocca."
La aprì.
Quella sera mi fece capire che era diventato più bravo anche con la lingua, ci sapeva fare ormai.
Leccò prima intorno e poi lo mise in bocca, iniziando a succhiare.
Sentii le stelle, le scintille, niente più farfalle, era come se fosse una sensazione mai provata prima, come se stessi per raggiungere un livello di piacere mai provato, come se il limite non esistesse più.
Non riusciva più a imboccarlo tutto, e rallentò per questo.
Ma glielo avrei spinto ancora più profondamente, non mi importava se avesse rischiato di soffocare o vomitare.
Doveva portare a termine quello che aveva iniziato e aveva detto che l'avrebbe fatto pure bene.
Non gli diedi il tempo di fermarsi a respirare che spinsi ancora di più, non tutto però.
Una sostanza bavosa gli colava dal mento ed era arrossito.
Sentii il rumore del mio membro a contatto con la sua bocca, segno che non respirava molto.
Non mi sarei fermato lo stesso.
Stavo per venire, e pretendevo che ingoiasse.
"A-aspetta" disse cercando di prendere aria.
"Non ci penso neanche."
E dopo aver detto ciò, glielo spinsi più profondamente, come mai prima d'ora.
Venni e per qualche secondo il mondo sembrò girare intorno a me, dovetti reggermi al lavandino, era stato bravissimo.
Sentii un rigurgito salire dalla sua gola ma per fortuna non era vomito.
Lo guardai ed era stanco, esausto, affannato.
Mi abbassai e lo baciai, se l'era meritato.
"Facciamo finta che non sia mai successo?" chiese.
"Facciamo finta che non sia mai successo."confermai.
Uscii dal bagno e sorrisi, perché anche se sapevo che non ci saremmo rivisti fino a settembre, comunque l'avevo incontrato, e mi aveva fatto capire che non ci sarebbe più stato niente tra noi, facendomi mettere l'anima in pace.

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora