Capitolo 17

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Hinata

"Hinata, questo fine settimana sei libero, se vuoi far visita ai tuoi genitori, puoi andare" disse Atsumu mentre mi lanciava una lattina di soda presa alla macchinetta.
Giorni del genere capitavano raramente e non capivo se era lui che lo faceva per gentilezza o se era davvero possibile andarsene momentaneamente durante un ritiro.
Che motivazione avevo per andarmene? Tanto non c'era nessuno ad aspettarmi eccetto i prelibati pranzetti di mia madre.
"Uhm non penso di voler andarmene, sto bene qua" dissi con la testa abbassata sorseggiando la bibita che mi aveva dato.
"È successo qualcosa?" Davvero era così facile leggermi tra le righe?
"No"
"Nah non me lo vuoi dire, se ti fa piacere possiamo venire anche noi"
Era irritante quando non riuscivo a nascondere i sentimenti, si vedeva a un miglio di distanza che ero triste per qualcosa.
Però in che senso 'anche noi'? Si trattava di un'uscita?
"Va bene, dove volete andare?" chiesi, non erano mai venuti nella mia città o almeno non li avevo mai visti.
"Che so, in un posto tranquillo? Magari a mangiare qualcosa" Quella conversazione stava diventando un po' imbarazzante.
"Ho un'idea, chiamo mio cugino che abita lì e mi faccio consigliare alcuni posti, ora torna ad allenarti" concluse senza darmi il tempo di rispondergli, potevo dirgli anch'io alcune zone da visitare visto che ci vivevo.

***
"È la prima volta che Atsumu ci chiede di uscire, solitamente siamo noi che lo costringiamo, dì la verità, lo hai drogato?" Mi chiese Osamu mentre si sistemava la giacca, in realtà pensai che fosse del tutto normale soprattutto se lo chiedeva lui.
"Mmm no, però non mi ha ancora detto dove vuole andare" risposi dubbioso.
"Siamo Aran, Suna, Osamu e Akagi, Sato ha detto che non poteva quindi direi che possiamo andare" disse Atsumu guardando il fratello.
Durante il breve viaggio Osamu mi disse dove saremmo andati e pensai che quel locale fosse abbastanza tranquillo.
Stavo rischiando di pensarlo di nuovo così presi velocemente il telefono mettendo le cuffie e il volume al massimo, quando ascoltavo la musica riuscivo quasi sempre a scappare da lui, lo stavo facendo di nuovo.
Sapevo che prima o poi avrei dovuto parlargli nuovamente perché ero io che volevo chiarire, ma continuavo a nascondermi.
"Siamo arrivati" esordì Atsumu un po' esaltato, ero così preso dalla musica che non mi accorsi di tutto il viaggio, se mi impegnavo riuscivo davvero ad ignorare i miei sentimenti?
'MA È UNO SCHERZO!' dissi tra me e me quando arrivammo davanti al locale.
C'era lui. Sì proprio lui, seduto a un tavolino con una ragazza e un ragazzo.
Una ragazza? Panico.
Indietreggiai all'istante nascondendomi dietro a una macchina prima che potesse vedermi, stava chiacchierando con i suoi forse amici e sorrideva, era felice senza di me?
"Hinata? Tutto bene?" mi chiese Atsumu vedendomi nascondere, la situazione stava degenerando.
Si guardò intorno cercando la cosa o la persona che mi fece avere quella reazione e poi tornò a guardarmi ridendo, ma c'era poco da ridere, maledizione.
"Ti stai davvero nascondendo da lui? Avevo ragione, sei proprio divertente" rispose con le lacrime agli occhi, la sua risata stava attirando un po' troppo l'attenzione. COSA C'ERA DI DIVERTENTE?
"Mio cugino ha detto che questo posto è popolare perché è frequentato da molti atleti ma non immaginavo che anche lui lo frequentasse, mi dispiace" disse tornando serio mentre gli altri erano già entrati e quando lo fecero lui li notò, guardandoli attentamente, forse cercava me?
"Non è colpa tua, sono solo un idiota" risposi, però che diamine veramente, un giorno senza pensarlo o vederlo no? Chiedevo troppo?
"Non so cosa sia successo però se lo eviti non concludi niente, devi solamente entrare nel locale, non è così difficile" SÌ MA VICINO ALL'ENTRATA C'ERA LUI.
Come facevo a non guardarlo? A non morire dentro mentre gli passavo affianco indifferente? Lo dovevo salutare? Stavo per avere un attacco di panico.
"Non c'è un'altra entrata dietro?" chiesi mettendomi in ridicolo, volevo evitarlo a tutti i costi.
Atsumu era davvero un ottimo amico ma a confortare non era proprio il massimo.
"Se c'è non te la farei mai usare quindi o entriamo o ce ne andiamo"
Ma perché si era fissato? Non poteva lasciarmi fuori?
Comunque se fosse stato per me avrei tranquillamente scelto la seconda opzione, però aveva ragione anche lui che non sapeva nulla e aveva capito qualcosa, evitandolo non avrei concluso proprio niente.
Sospirai, esitai e poi dissi "Va bene", quasi come se stessi per andare in guerra.
Il cuore iniziò a battere veloce, sarei riuscito a non guardarlo?
Ogni passo che facevo l'ansia aumentava mentre la distanza diminuiva, non riuscivo a non ascoltare ogni parola che diceva, ero troppo curioso.
Era lì, a fare i complimenti a quella ragazza dai capelli rossi, a dirle quanto fosse bella con quel top di pizzo e quella gonna nera, mentre io mi avvicinavo sempre di più. E purtroppo, non riuscii a contenermi.
Tutto sembrava andare a rallentatore, avevo dei disagi pesanti se non riuscivo ad attraversare una stupida porta d'ingresso e sfortunatamente per me, i miei occhi mi tradirono contro la mia volontà, lo guardai.
Ovviamente mi notò e pensai che di sicuro non avrebbe fatto niente, infatti avevo ragione. Era di profilo, guardava la ragazza davanti a lui e sul suo collo aveva una macchia violacea molto evidente, un...succhiotto.
Non riuscivo a pensare a niente, continuavo a guardarlo e stavo per superarlo, quando; con la coda dell'occhio, incrociò il mio sguardo. Il cuore cessò di battere e il respiro mi morì in gola.
Non avevo mai visto quell'espressione sul suo viso, era 'compiaciuto'?
Come se volesse dire "Guarda, sto decisamente meglio senza di te".
Quindi era così che doveva finire, si era fidanzato.
Non riuscii a non piangere, però ero stato io ad averlo rifiutato.
In così poco tempo mi aveva già rimpiazzato? Io lo pensavo tutti i giorni e lui chissà da quanto stava con quella.
Magari era solo una supposizione, ma lo sentii dire "Amore, spostiamoci dentro" e lui non chiamava mai nessuno così, nemmeno per scherzo.
Mi venne mal di stomaco, faceva male, ancora una volta riusciva a farmi soffrire. Quanto ancora avrei dovuto continuare a morire dentro?
Se stare lontano da lui mi faceva male e stargli lontano mi faceva stare peggio allora qual era la cosa giusta da fare?
Elaborai una serie di risposte stupide e senza senso, ero troppo arrabbiato per pensare lucidamente.
Non dissi niente ad Atsumu, semplicemente mi allontanai andando verso il bagno, non mi fermò, e per questo lo ringraziai, volevo spazio.
Mi sentivo solo, ma soprattutto stanco, non lo era anche lui?
Chi stava dirigendo il gioco? Ma soprattutto chi dei due avrebbe fatto il primo passo? Lo facevo sempre io ma ogni volta me ne pentivo, cosa dovevo scegliere? Lui o il mio orgoglio?
Volevo che tutto finisse o continuasse in un modo diverso?
Chi poteva dirlo. Maledetto Kageyama.

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora