Capitolo 38

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🔞Anche in questa occasione vi chiederei di non segnalarlo per favore. Se posso darvi un consiglio, vi dico solo di non dare le cose per scontato, beh buona lettura allora🔞

Kageyama

Presi il computer e titubante iniziai a fare ricerche su internet.
Cercai "Nazioni dove il tasso di cancro ai polmoni è più alto"
E mi soffermai sulle parole in grassetto.

"Il cancro al polmone è il più comune tipo di cancro in tutto il mondo in termini di incidenza e mortalità. La causa principale è il fumo di tabacco di cui è responsabile il 63% dei decessi globali e per oltre il 90% dei decessi per cancro al polmone nei paesi dove il fumo è prevalente in entrambi i sessi.
Nelle regioni del mondo dove i tassi di cancro al polmone hanno storicamente valori intermedi o alti (ad es. Giappone e Turchia), è maggiore l'incidenza di cancro al polmone negli uomini. La tendenza più comune è stata un aumento dei tassi di cancro ai polmoni in Australia, Giappone, Stati Uniti Regno Unito, con un picco e un recente declino che sono i più evidente nel Regno Unito e gli Stati Uniti. Le possibili soluzioni sono: il trapianto di polmoni..."
La sopravvivenza del carcinoma polmonare rimane bassa globalmente."

Spensi il computer immediatamente.
Di cosa parlava quel foglio che mi arrivò qualche giorno prima?
Purtroppo ero il terzo in lista d'attesa per dei polmoni nuovi, però il mio tempo era agli sgoccioli e l'ospedale ci assolse con un semplice "Ci dispiace."
Ma i dottori promisero che ci avrebbero chiamato se mai dei polmoni fossero stati disponibili.
In tal caso, avrei dovuto prendere un aereo per Natori, considerato che la prefettura di Miyagi non disponeva mezzi e attrezzature per potermi operare.
Ormai avevo perso le speranze.
Chissà, forse quella chiamata sarebbe potuta arrivare lo stesso, da un momento all'altro.

***

Shoyo: Credo di aver dimenticato lo zaino in quella casa sulla spiaggia

In quella dependance.

Io: Va bene, ci passo e quando ci vediamo te lo do

Shoyo: Ok, e per lo zaino?

Io: Hai 15 minuti per prepararti, sto arrivando. 

E fu così che il suo "scherzo" ottenne il risultato di farmelo venire duro con un solo messaggio, direi perfetto.

***
"Quindi sei davvero venuto, bene. Ora vieni con me" mi disse quando bussai a casa sua, in questa frase ci sono tanti di quei doppi sensi che stavo per metterli in atto al momento.
"Io avrei intenzione di fare altro" Potevo apparire prepotente, ma non era facile contenere un'erezione.
"Sì, quello dopo. Quindi? Ti va di venire con me?"
"Così non migliori la situazione! Dannazione." Troppi doppi sensi. Lo stava facendo apposta.
"Non sto facendo niente di male, allora?"
"Va bene."
Era vestito in modo sportivo, quindi pensai che volesse fare una partita di pallavolo ma mi sbagliai.
"No col cavolo che ci salgo lì sopra, odio le montagne."
"Ma se il tuo cognome significa montagna ombrosa! Lo sai che i Kanji del nostro nome e cognome sono perfetti insieme? Il tuo nome significa 'eroe che vola' mentre il mio 'Il cielo in volo' invece il mio cognome significa 'posto al sole.' Non credi sia fantastico?"
Sì, lo sapevo, ci avevo fatto caso, ma ciò non significava che dovessi amare le montagne.
Aggrottai la fronte, era un po' strano.
Camminammo per una buona mezz'ora e rimpiansi di aver accettato la proposta di fare una 'passeggiata' sulla montagna. Odiavo le zanzare e il caldo.
"Shoyo non possiamo tornare indietro? Non capisco perché hai-"
"Zitto e prosegui, ci sono le terme tra poco"
E fu così che corsi, arrivando prima io.
"Ci voleva." Dissi scivolando nelle acque fredde di quelle terme.
Non mi stava guardando.
"Quanto possiamo restare qui?" era palese chiederlo.
"Sono di mia zia, quanto vogliamo"
"Che hai? Sei un po'strano." Dissi all'improvviso.
"Che ho io? Sei tu che mi nascondi qualcosa." Sgranai gli occhi.
"Cosa? Ma che dici?"
"Ultimamente sei sovrappensiero, mi scrivi solamente per scopare e subito dopo vai offline per ore, poi ti chiedo cos'hai e rispondi con un semplice 'niente.' Mi stai dando buca spesso. Non me la bevo, dimmi la verità, hai fatto qualcosa che non vuoi dirmi?"
Chi glielo diceva che a volte non riuscivo a respirare per quel problema e che ormai il tempo a mia disposizione stava per finire? Nessuno. Nessuno doveva dirglielo. Perché non lo doveva sapere.
"È solo una tua impressione. Sto bene, sono qui con te no?"
"Sì ma questo non significa che lo fai di tua spontanea volontà."
"Cosa stai insinuando?"
"Sto iniziando a credere che mi vuoi solo per il mio corpo." Non era vero e lo sapeva.
"Ancora? Quante volte te lo devo dire che non è così?"
"E allora dimostramelo! Io espongo semplicemente i fatti: dopo quel giorno a mare non mi hai più scritto per quasi una settimana, solo un 'voglio venire a casa tua' per fare noi sappiamo cosa e poi basta. Scusami se mi sono innamorato di te e pretendo più attenzioni, davvero."
Mi faceva male il cuore.
"Shoyo io non-"
"Penso che per oggi abbiamo detto abbastanza."
Odiavo quando faceva così, però capii che anche io mi sarei comportato come lui -non in modo infantile- se fossi stato nei suoi panni.
Decisi che dovevo dirglielo.
A qualunque costo.
Non se lo meritava, e io non meritavo il suo amore.

'Non farlo.'
"Shoyo capirà e lo accetterà proprio come abbiamo fatto io e la mia famiglia."
'Perché tu sei ancora convinto di averlo accettato? Ma non farmi ridere. Davvero sei rassegnato all'idea che tra qualche mese e manco non sarai più vivo? Che non lo vedrai più? Che non sorriderai più ai suoi messaggi e non potrai più toccarlo né amarlo? Sei davvero pronto a morire? Non prendermi in giro, siamo la stessa persona, pensiamo le stesse cose, se sei incapace di scegliere cosa fare ti stai solo dannando per l'eternità, il tuo ego vuole che ti dica queste cose e lo faccio, ma sta a te decidere come vivere. Tanti saluti.'
"C'è sempre la possibilità che mi chiamino però."
'Sì certo.'

I miei pensieri vennero interrotti dalla pioggia forte che rischiava di bagnare il palco di legno su cui ero seduto. Chiusi la finestra.
Cercavo di nascondere le occhiaie e le borse sotto agli occhi. Già a marzo di quell'anno dissi addio ai miei capelli, ma quando interruppi la chemio nello stesso mese perché ormai non c'era più nulla da fare ricrebbero verso fine aprile.
Fu anche questo il motivo per la quale mi allontanai e sparii, ma nessuno lo sapeva.
Ci avevano dato due stanze diverse e inizialmente non so se sia stato un bene o meno.
Bussai alla porta della camera di Shoyo e quando la aprii senza il suo consenso, lo vidi quasi del tutto nudo, con un semplice asciugamano bianco attorno al bacino.
Non disse niente, anche se mi aspettavo una sgridata.
"Devo parlarti, ma preferirei farlo da vestiti" dissi e mi guardò girando la testa, stava esibendo la sua finta indignazione.
Lo odiavo e lo amavo anche quando faceva così.
"Da dove comincio?" gli chiesi. E parve confuso.
Non è cosa da poco spiegare al tuo fidanzato che hai un tumore ai polmoni e che tra qualche mese non ci sarai manco più.
Con il cuore che batteva all'impazzata, gli raccontai tutto quanto per filo e per segno.
Scoppiò a piangere tremendamente e mi maledissi, davvero.

'Te l'avevo detto.'
"Non finirà così, non morirò."
'Questo lo dici tu, parla la scienza.'
"E allora per una volta mi affiderò alla speranza."
'Ti stai sforzando molto ultimamente e barcolli, inoltre i mal di testa sono aumentati e non dormi bene, non illuderti, stai morendo'
"Basta."

"Perché non- tu...m-ma-" e come poteva dire qualcosa?
"Non dire niente. Non te l'ho mai detto solo perché non volevo ferirti, mi ero rassegnato all'idea di andarmene in solitudine, ma poi sei arrivato tu e non volevo trascinarti nella mia sofferenza. Forse mi chiameranno ma non voglio illudermi."
"Voglio passare ogni instante della mia vita con te. E non lo vivrò pensando che sia l'ultimo, ma il primo." Disse singhiozzando.
Lo presi per mano e lo portai fuori dalla stanza.
Aprii la porta per uscire e nel frattempo stava diluviando, mi guardava confuso al massimo e non capiva. Amavo quando non realizzava mai quello che stavo per fare, mi concedeva sempre quell'effetto sorpresa che tanto mi elettrizzava.
Lo tirai fuori stringendogli la mano e tremò quando il vento e la pioggia lo colpirono in piena faccia.
Poggiai il telefono sul palco di legno e riprodussi "let him go", lo guardai.
Stavo per parlare ma mi precedette.
"Promettimi una cosa, ti prego." Disse.
"Qualunque cosa" risposi.
"Non lasciarmi." E disse l'unica cosa che non avrei potuto promettergli.
"Non lo farò." Mentii, ma era quello di cui avevamo bisogno.
Entrambi mettemmo da parte la tristezza e ci baciammo, con un temporale che rischiava di risucchiarci e l'infinita voglia di urlargli "ti amo" per sempre.
Ora eravamo uniti, legati per l'eternità.
Nessuno poteva fare a meno dell'altro.
Una corda che non si spezza.
Un amore che non ha fine.
Un ragazzo freddo e uno sempre allegro, la coppia perfetta no?
"Ti amo Kageyama Tobio!" urlò lui con la pioggia che gli rigava il viso andandosi a confondere con le sue lacrime.
"Io ti amo di più, Hinata Shoyo!" ricambiai e continuai a baciarlo tenendo una mano dietro la nuca e un'altra tra i capelli zuppi fradici che si incastravano tra le mie dita.
"Adesso sono io quello eccitato però" si staccò dalle mie labbra e sorrise imbarazzato, aveva capito che non serviva a niente deprimersi, magari avrebbe pianto in mia assenza. Cercava di supportare e sopportare, cosa che invidiavo, davvero.
"Nessun problema." Risposi sorridendo maliziosamente, già sapevamo come sarebbe finita quella serata.

***

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora