Capitolo 5

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Kageyama

"Mi sentivo, mi sentivo come, non so spiegarlo.
Era come se me lo aspettassi, magari credevo di meritarmelo.
Era una sensazione lieve ma pesante, sottile ma abbastanza distruttiva, mi sentivo come se stessi vagando da solo nello spazio circostante e l'unica cosa che riuscivo a vedere erano le stelle.
Solo quando chiusi gli occhi e sentii l'aria graffiarmi il viso, capii che l'avrei raggiunto."

La mia vita è sempre stata abitudinaria.
La mattina presto facevo colazione, andavo a scuola, pranzavo, studiavo e infine mi allenavo fino allo sfinimento.
Vita abitudinaria, che venne spezzata quando conobbi Hinata Shoyo.
Visto la prima volta alle medie, la prima cosa che mi terrorizzò era la sua velocità ma anche il sorriso inquietante che fece dopo la partita nonostante avesse perso. Durante quei set però, capii per la seconda volta nella mia vita, cosa significava essere abbandonati.
Mi chiamavano "Il re del campo" che, stava ad indicare un tiranno che pensava solo a se stesso e non aveva la minima idea di cosa fosse il gioco di squadra. Il fatto è che io ero decisamente troppo per degli sfigati come loro, li spingevo sempre al limite anche per dimostrare che potevano andare oltre se solo l'avessero voluto ancora di più. Ma come ho già detto, erano troppo sfigati.
Hinata cambiò letteralmente le cose, anche quando mi rivolse la parola dopo la sua sconfitta, il suo sguardo metteva i brividi, ma non a me. Mi disse che in futuro mi avrebbe sconfitto, e pensai: 'non aspetto altro.'
In campo sentimentale si può dire che ci davo dentro eccome, ma pochissimi, anzi, solo una persona sapeva che fossi bisex. Espormi per me non era mai stato un problema, però non capivo il senso di farlo, di fare "coming out." Cioè perché devo andare a dire alle persone il mio orientamento? Io mi faccio gli affari miei e loro i propri no? La penso ancora così.
Sono sempre stato una persona seria e precisa, direi perfetta, in campo.
Al di fuori della scuola, in certi momenti, assumevo altri comportamenti: per esempio se in campo con i miei "compagni" ero serio e terrorizzante, a casa con mia cugina invece ero un angelo ma l'espressione corrucciata e lo sguardo intimidatorio, non mi abbandonavano mai ed era anche per questo che le persone in strada talvolta evitavano di passarmi affianco, però onestamente ero felice di avere un'aura che suscitava paura nelle persone.

***
"Kageyama, dovete pagare il debito." Mi disse Kiruzumi mentre stavo andando a casa mia. Quel ragazzo, era uno dei miei tanti segreti.
"Ti ho già detto mille volte che non c'entro nulla con le stronzate di te e mio fratello, e ora levati dalle palle." Prima che potessi fare un altro passo estrasse il coltellino puntandomelo alla gola.
"Non me ne frega un cazzo di come la risolverete, se tuo fratello non mi porta i soldi sarò lieto di fare una piccola visitina a casa vostra." Mi minacciò mentre muoveva lentamente il coltellino sul mio collo.
"K-Kageyama?" non era possibile.
"Bene! Vedo che sei in ottima compagnia, ora io vado! E mi raccomando non scordare la nostra chiacchierata!"  Kiruzumi indietreggiò velocemente con un sorriso quando un attimo prima aveva uno sguardo assassino, era sicuramente fatto.
"Hinata? Che cazzo ci fai tu qui?" Aveva rischiato grosso, cosa pensava di ottenere mettendosi in mezzo?
"Q-quel t-tipo aveva il coltello-" non riusciva nemmeno a parlare.
"Non sono affari che ti riguardano, torna a casa."
"So che non mi consideri un amico, p-però se hai qualsiasi tipo di problema, puoi parlarne" sì certo, come no.
"Ci vediamo in classe, Hinata."
Lo sorpassai senza voltarmi indietro e arrivato a casa focalizzai tutto il mio odio su quello sfascia famiglie di mio fratello.
"Sfascia famiglie" Perché? Facile. Fin da quando era piccolo non ha fatto altro che causare stress e sofferenze ai nostri genitori, ogni giorno ne faceva una nuova ma mia madre crollò definitivamente quando scoprimmo che era coinvolto nello spaccio di alcune droghe. Ebbe un infarto istantaneo, il suo cuore non resse tale delusione. Decisi di portargli rancore a vita, non l'avrei mai perdonato.
Aspettai il suo ritorno, probabilmente era in qualche parte della città a drogarsi e a cacciarsi nei guai, tipico suo.

***
"Kiruzumi oggi mi ha minacciato di nuovo. Quante volte devo ripetertelo eh? Non mi devi trascinare nei tuoi problemi del cazzo. Vedi di risolverla presto, altrimenti non mi lascerai altra scelta-" dissi infuriato prendendolo per il colletto della sua lurida maglia.
"E che cosa farai?" una risata amara comparve sul suo viso.
"Chiamerai la polizia? Sai benissimo perché faccio quel che faccio. Non abbiamo abbastanza soldi per fare nulla, papà lavora a stento ed è depresso, tu stai sempre ad allenarti in quella merdosa squadra. Qua l'unico che lavora per tenere in piedi questa famiglia sono io!"
Non doveva tirare in ballo papà, né la pallavolo, né doveva azzardarsi a pronunciare il termine "famiglia", sebbene fosse mio fratello maggiore, non riuscivo a non ignorare le sue parole.
"Tu? Tu lavori? E come? Eh? Sentiamo dai, sono curioso. Oh aspetta, l'ultimo lavoro è stato spacciare, ti devo ricordare cos'è successo quando mamma l'ha scoperto? Se papà è depresso, è solo per colpa tua perché tu hai rovinato la nostra famiglia ma ti ostini a tenere il culo in questa casa! Sei un adulto porca puttana, passi le giornate a giocare alla play e poi ti lamenti che non abbiamo abbastanza soldi? Qua l'unico che lavora sono io che faccio mille lavori part-time e non potrò nemmeno più farli!" Urlai in preda alla rabbia.
Speravo che quello sclero sarebbe riuscito a calmarmi, ma invece il cuore stava per esplodere e avevo i nervi visibilmente stizzati. Uscii da quell'appartamento che a volte non riuscivo manco a definirlo una "casa" e mi diressi in un posto. Erano circa le 22:00.
Non appena svoltai l'angolo sentii dei rimbalzi di un pallone, non ci volevo credere, anche se era normale trovarlo lí, anche lui ci andava spesso.
"K-kageyama? C-che ci fai qui?" Non so se in quel momento ero così furioso da terrorizzare gli altri ma, in quel periodo, ogni volta che Hinata mi incontrava, arrossiva e balbettava impaurito.
"È successo qualcosa? Sei tutto sudat-"
"Ho solo corso per riscaldarmi. Facciamo qualche alzata?" chiesi come se nulla fosse, avevo bisogno di sfogarmi e l'unico modo era quello.
"O-ok" confermò titubante.
"Dimmi se sono alte o basse"
"V-va bene"
"E smettila di balbettare, è irritante."
Concentrazione, calma, tranquillità, vista perfetta, tutte potenzialità che mi servivano per fare un'alzata fantastica, ma che in quel momento non avevo e fu motivo di tutte le alzate che sbagliai.
"Kageyama sicuro che non ci vogliamo fermare? Sembri affannato e magari è successo qualcosa..." Disse avvicinandosi dopo la 15 alzata che non riuscì a colpire per la mia imprecisione. Lo presi per il colletto della maglia, ero furioso.
"Perché? Perché proprio a me?!"
"K-kageyama m-ma che?"
"Un'altra! Un'altra!"
"M-mi stai facendo male c-così"
Dalla rabbia lo sbattei non troppo forte al muro continuando a reggerlo con il braccio, quello era uno dei miei lati peggiori, rabbia allo stato puro.
Sentii un suo sussulto, l'impatto gli aveva fatto inarcare la schiena dal dolore e solo dopo un mio ennesimo sclero, riuscii a capire cosa gli avessi fatto.
"H-Hinata, mi dispiace, non volevo" dissi.
Il modo in cui mi sfogavo mi faceva perdere la cognizione del tempo e faceva sì che tutto attorno a me fosse un altro mondo, dove potevo essere me stesso.
"Non preoccuparti, ma ora mi devi spiegare cos'hai"
Il tono serio e deciso di quel nanetto mi fece quasi ridere e sono più che sicuro di aver sentito il battito del suo cuore all'impazzata quando lo presi per la maglietta, facevo davvero così paura? Tuttavia non gli avrei detto niente della mia vita.
Gli alzai il mento e lo costrinsi a guardarmi dritto negli occhi, era un mio vizio farlo.
Due occhi marroni mi scrutavano con paura e comprensione, gli guardai il mento e le labbra per controllare se gli avessi fatto male e notandolo, arrossì peggio di un peperone.
Ma quel momento durò un'eternità poiché quelle labbra rosse non troppo carnose, erano ipnotiche.
Senza accorgermene mi avvicinai ancora di più e il suo respiro divento più rumoroso, lui con le spalle al muro e io che gli fissavo le labbra senza distogliere lo sguardo. Ma che diamine stava succedendo?
"K-kageyama s-sei t-troppo v-vicino-" disse quasi come se fosse un sussulto, quasi come se le parole gli stessero morendo in gola.
Ero incantato dai suoi occhi, dalle sue labbra, e una strana sensazione di confusione più totale mi colpì lo stomaco, una confusione bellissima però.
"E allora?" risposi sussurrandogli all'orecchio, mi bastò sfiorargli la guancia per capire che stesse andando a fuoco.
Non sapevo cosa stavo facendo eppure mi piaceva, era un'atmosfera calda, confusionaria, tremò e girò la faccia quando un mio dito gli sfiorò dolcemente la guancia.
"B-basta c-così. D-devo andare a c-casa." Il respiro faticò per tornare regolare dopo che pronunciò quelle parole, riuscendo a sfuggire alla mia presa in meno di un secondo.
Rimasi lì impalato, a realizzare cosa fosse successo e arrivai alla conclusione di essere il più deficiente del mondo. Ma che diavolo mi era preso? Davvero stavo pensando di baciare Hinata? HINATA? No. Mai nella vita. Sono bisex, ma ciò non significa che mi piacciano tutti.
'Però perché?' 'Perché è arrossito?' 'Perché tremava?' 'E poi scottava. Secondo me...'
Queste domande rimbombavano nella mia mente e non mi lasciarono chiudere occhio per mezzo secondo. Ero una persona ossessionata da qualsiasi cosa mi interessasse ma non capivo perché stessi pensando a Hinata e il desiderio di rispondere a quelle maledette domande, mi faceva venire il mal di testa.
Mi girai al lato destro del letto, per qualche secondo la mia mente elaborò la sua schiena piegata e la sua testa rossa appoggiata delicatamente sul cuscino, era di spalle, non riuscivo a vederlo.
Quella notte che dormì a casa mia, nel mio letto, non riuscii a chiudere occhio, ma non perché ci fosse lui. O forse si?
Scacciando via il ricordo di quella notte, cercai disperatamente di dormire ma fallii miseramente poiché la mattina dopo sembravo uno zombie con due occhiaie paragonabili a dei crateri.
Tutta colpa del mio inspiegabile comportamento verso ciò che era successo la sera prima con Hinata, ma le domande non erano affatto sparite. Continuavano a pulsarmi in testa e stava iniziando a scoppiarmi.

'Come tutti, anch'io avevo i miei segreti, alcuni erano innocui, altri piuttosto seri, ma il silenzio che avrei dovuto sopportare per il segreto più importante, era diventato un macigno insostenibile da reggere, per il mio cuore e per me'.

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora