Capitolo 12

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Hinata

Passarono due settimane dalla rissa, quattordici giorni che sembrarono infiniti.
Era iniziato di nuovo il periodo in cui io e Kageyama facevamo di tutto per non rivolgerci la parola, specialmente in campo.
Non mi sgridava più per qualsiasi cosa e di conseguenza io non dicevo niente, mi limitavo solamente a dire quali delle sue alzate andavano bene e quali no.
Quando Kenma uscì dall'ospedale non riuscii a dirgli che avevo baciato Kageyama, si era fatto picchiare per dimostrarmi che anche se è del tutto normale amare un ragazzo, comunque le persone tenderanno ad odiarti, e questo mi fece male, tanto male.
Le cose erano cambiate, ultimamente ero più freddo con Kenma, non riuscivo più a guardarlo negli occhi; mi faceva schifo aver baciato un altro mentre stavo con lui.
Sapevo che prima o poi avrei dovuto dirglielo, ma il modo gentile e amorevole con cui mi trattava mi faceva reprimere tutto.
Lui mi piaceva sì, ma non era la stessa cosa che provavo per lui e prima o poi i sensi di colpa mi avrebbero indotto a dirglielo.
Purtroppo però, Kenma notò il mio comportamento strano, magari già se n'era accorto in precedenza e aspettava il momento in cui gli avrei detto tutto.

***
"Shoyo, è da un po'...che sei strano, è successo qualcosa?" mi chiese quando uscimmo dall'ennesimo negozio di videogiochi.
Come volevasi dimostrare.
"Sei diverso da quando siamo usciti dall'ospedale...sei troppo in ansia per il torneo?"
"No è c-che..." non riuscivo a dirglielo, però mi sarei fatto coraggio e avrei chiarito la questione una volta per tutte.
Poteva pure pensare che lo stavo usando, non potevo dargli torto anche se non era così.
"C'è qualcosa che non va?" chiese comprensivo, il suo sguardo dolce mi fece quasi strozzare con la mia stessa saliva.
"È che, l-lo stesso giorno in cui siamo stati ricoverati ho baciato Kageyama." Tirai fuori tutto d'un fiato incominciando a piangere.
"Hai baciato? Significa che l'hai baciato tu?"
Non riuscivo a trovare nessuna emozione in lui, però quella domanda sembrò più una 'curiosità'. 
"S-sì."
"Come pensavo, Shoyo sapevo benissimo che c'era qualcosa tra voi, l'ho capito quando hai pianto alle qualifiche del torneo perché ti aveva baciato ma una parte di me sperava che lo dimenticassi comunque."
"C-cosa?"
"Ho sempre sperato che provassi le stesse cose per me, non ti colpevolizzo. In fondo non è colpa tua se non riesco a piacerti così tanto però non posso continuare a ignorare la situazione e sperare ancora che lo dimentichi. Spero davvero che riuscirete ad essere felici Shoyo, ora devo andare."
Senza guardarmi neppure, senza far fuoriuscire nessuna lacrima, si voltò e scomparì nel buio diretto alla stazione.
Ero incredulo, se n'era accorto? Era così evidente?
Non avevo la forza psicologica di rispondere a tutte quelle domande, so solo che, anche se mi aveva augurato la felicità e accettato la cosa, dentro di lui stava urlando dal dolore. Mi veniva voglia di buttarmi da un ponte, non ci capivo più niente.

***
"Pronto?" il cuore mi salì in gola.
Mi chiamava alcune volte al mese per assicurarsi che tutto stesse andando bene, solo che in quel periodo le sue telefonate iniziarono ad essere più frequenti e il che mi preoccupava assai, la mamma gli aveva detto che fossi gay?
Quasi impossibile, si odiavano a morte ma i dubbi comunque c'erano, inoltre sapeva della rissa.
"Papà. Dimmi" dissi iniziando a sudare, la città era piccola e le voci correvano giungendo ovviamente anche a lui.
"Come stai?"
"B-bene" mi terrorizzava il pensiero che potesse saperlo, anche se ci aveva abbandonato restava comunque mio padre e gli volevo un bene dell'anima.
"Sono contento, volevo parlarti. Hai un po' di tempo?" 
"D-devo finire i compiti per domani" In realtà non li facevo quasi mai, ero stanco morto e volevo dormire.
"Va bene, chiamami quando puoi, è una cosa importante, anzi ci terrei a dirtela da vicino, che ne dici se domani vieni a casa nostra?"
Già, perché lui si era risposato.
"Mi dispiac-" "Shoyo non inventare scuse. Allora, a che ora vengo?" mi conosceva benissimo e mi sgamava subito quando mentivo, era tutto inutile.
"Papà non mi s-sento ancora pronto per venire a casa vostra. Quindi se è molto importante dillo ora no?"
"E va bene, Mikasa è incinta, sono due gemell-" Con le mani tremolanti, attaccai quella maledetta telefonata. 
Senza dargli il tempo di concludere cosa stava dicendo.
Molte persone sono felici nel sapere che il proprio padre abbia una vita piena di allegria no? E lo ero, lo ero davvero ma pensare che quei due gemelli abbiano una vita dove lui sarebbe stato sempre presente mi faceva stare male.
Per quanto gli volessi bene e avevo accettato il fatto che ci avesse abbandonato, non riuscivo proprio a capire perché mi telefonava soltanto, senza mai venirmi a trovare.
Sembrava un fantasma che ricompariva ogni due settimane, non riuscivo a comprendere il suo comportamento però non mi sforzai neanche, era un periodo del cazzo e ora ci mancava solo la notizia di avere altre due sorelle o fratelli.

***
"Uuh, Hinata hai delle occhiaie da paura, ma hai dormito?" chiese Tanaka davanti a tutti mettendomi anche un po' in imbarazzo poiché c'era anche lui, che ancora una volta mi guardava scrupolosamente.
Non riuscivo a chiudere occhio. Ero perennemente stanco però mancava sempre meno al torneo (se la squadra in cui feci domanda mi avesse accettato, finalmente avrei gareggiato contro di lui.) di sicuro avrei retto.
Prima che potessi rispondere a Tanaka, il coach fece un discorso piuttosto serio sull'alimentazione e lo stile di vita da seguire per essere sempre al top durante lo sport praticato.
"Hinata tutto bene? Sembri stanco, riposati se vuoi" disse Suga quando dovetti appoggiarmi alla sbarra degli spalti per non cadere, mi tremavano le gambe.
"No va tutto bene, solo puoi fare delle alzate più basse?"
"Ma questo è il minimo, la palla cade se le faccio ancora più basse, non hai mai schiacciato in questo modo, sei sicuro di stare bene?" Era da sconsiderati ridursi allo stremo, quindi per una buona volta accettai il consiglio.
"Hai ragione scusa, credo che farò una pausa."

***
"Hai visto Hinata? Ultimamente non sembra molto in forma e salta sempre di meno" disse Nishinoya che era vicino a Tanaka, Kageyama, e Suga mentre stavano per andare a casa.
"Già. È sempre più stanco, di questo passo non potrà più allenarsi" aggiunse Tanaka.
"Ho provato a chiedergli cosa avesse ma non vuole dire nulla, chissà magari è solo un brutto periodo" rispose Suga.
Avevano ragione, alcuni di loro mi chiedevano frequentemente se stessi bene e la cosa mi infastidiva, ero così negato a nascondere le emozioni e i sentimenti? Non reggevo più niente, stavo veramente per crollare.
"È stupido se pensa di sfinirsi allenandosi, se non vuole farsi aiutare sono problemi suoi, l'importante è che il suo comportamento non danneggi il torneo" esordì Kageyama.
"Ma dai non dire così, sono sicuro che gli passerà vedrai" aggiunse infine Nishinoya.

***
"Mamma non ho fame, posso mangiare solo alcuni onigiri?" Ore prima mi ero ingozzato facendo mulini rivoltanti.
In quel periodo il disturbo alimentare era anche peggiorato.
"No Shoyo, hai sentito il dottore, se non mangi in un modo sano finisci per peggiorare la situazione, non devi saltare i pasti e devi-" "Fare attenzione a quello che mangio, sì lo so mamma"
Me lo ripeteva ogni volta.
Misi tutto ciò che mi diede nei fazzoletti e il restante lo mangiai, tanto ero sicuro che avrei vomitato più tardi e infatti così fu.
Quasi ci avevo fatto l'abitudine ormai.
Mi stesi sul letto e in men che non si dica i pensieri iniziarono a padroneggiare la mia mente trasportandomi in un altro mondo, i soliti film mentali.
"Ah Shoyo, ho dimenticato di dartelo, tieni questo è un regalo di zia Kachi" entrò senza bussare facendomi prendere un infarto, non riusciva proprio a capire che era una cosa così semplice battere le nocche sulla porta.
"Un libro?"
"Già anche io sono sorpresa, tu leggi solo i manga ma comunque è di zia Kachi che stiamo parlando"
Zia Kachi era la tipica donna rimasta single a vita, con qualche gatto e alcune perle sulla vita passata che mi raccontava ogni volta che andavo a casa sua, era la mia zia preferita, l'unica che non mi giudicava mai.
"禁色 – Kinjiki, colori proibiti? Ma che?"
"Trama: Il romanzo narra la storia di Yuichi, un giovane bellissimo, adorato sia dalle donne che dagli uomini, talmente consapevole della bellezza che emana da sé e del potere che essa gli conferisce, da vivere una vita dedicata all'inganno e al puro piacere di far del male a chi lo ama, compresa la povera Yasuko, la quale finisce anche per diventare la sua infelice e costantemente tradita moglie. Yuichi per tutto il romanzo appare essere una persona fredda, superficiale e senza cuore, cui interessa soltanto consumare i propri rapporti puramente carnali con un numero sempre maggiore di uomini di bell'aspetto, ma senza nutrire alcun tipo di sentimento nemmeno per i suoi compagni maschili. Lungo il corso del romanzo, anch'egli però scopre pian piano di avere un cuore." Quindi lo sapeva.
"Mamma! Per caso hai aperto il libro? Hai detto alla zia che sono gay?"
"Non ho visto il libro e sì ritenevo che almeno la zia potesse saperlo, perché?"
Cristo. Odiavo i libri, amavo solamente leggere i manga ma maledetto quel giorno in cui zia me lo regalò. Dopo aver letto la trama non riuscii a smettere di essere curioso e così finii per iniziare a leggere fermandomi alle 2 del mattino, quel libro mi aveva colpito.

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora