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Hinata
Non sapevo niente dell'amore, ma come potevo provare qualcosa di così forte per una persona che stava per perdersi? Non riuscivo a sopportare il suo dolore, per quanto lo ignorassi era sovrastante.
Quella sera sulla spiaggia, si sfogò. Mi disse tutto. Finsi di girargli le spalle, perché anche se indirettamente voleva che lo aiutassi, in futuro me lo avrebbe rinfacciato, così scelsi di aiutarlo per conto mio, senza farglielo sapere.
Non lo avrei mai lasciato in quelle condizioni, con il respiro bloccato in gola dall'ansia e da tutto ciò che lo opprimeva. Il problema con quella ragazza era risolto, ma rimaneva il più grande, quello che lo faceva stare malissimo con se stesso, Kiruzumi. Era ovvio che non volesse spacciare, ma per salvarsi penso che anch'io l'avrei fatto, e a mio modesto parere non credo sia da egoisti tenere alla propria vita.
Non parlavamo quasi mai dei suoi problemi, dopo che me li disse si limitò solamente a sorridermi ogni volta che ci vedevamo, anche se sapevo benissimo che alcuni, anzi quasi tutti, erano forzati. Non me ne facevo proprio niente di un finto lui. Dal momento che non ne parlava e non avrebbe mai fatto parola con me riguardo ai luoghi in cui spacciava, dovetti vedermela da solo.
Ero diventato, attento, un falco.
Non se ne accorgeva, ed era una cosa che andava a mio favore.
Iniziai a notare tutto, i suoi comportamenti, i suoi gesti, analizzavo le parole che diceva ogni volta, così da capire se gli fosse sfuggito qualcosa, ma niente.
Le uniche cose fondamentali che capii erano queste:
Quelle pochissime volte che dormiva a casa mia, particolarmente il sabato, usciva dalla finestra verso le dieci e tornava prima di mezzanotte circa. Fingevo di dormire perché era solo così che sarei riuscito a salvarlo, sembravo uno stalker, però questo era l'unico modo.***
"Oggi vogliamo..." chiesi imbarazzato mentre mi baciava dolcemente lasciando baci soffici sulle mie guance rossastre.
"Cosa? Dici" la faceva facile. Non riuscivo a dirgli nulla quando mi toccava o era eccessivamente vicino.
"No niente lascia stare" smise all'istante e mi guardò come se volesse trucidarmi.
"Parla."
Era meglio non farlo arrabbiare, per quanto si impegnasse a essere carino con me, la rabbia faceva parte di lui e dubitavo fortemente che un giorno sarebbe riuscito a scacciarla via completamente.
"Al posto di fare le solite cose che facciamo...oggi è sabato no? Possiamo andare..."
"No, te l'ho detto già, ogni sabato sera devo andare da mio padre e poi torno, lo hai dimenticato?"
Sì certo, non era affatto vero poiché il sabato precedente andai a casa sua mentre era sgattaiolato dalla mia finestra convinto che stessi dormendo. Inutile dire che non era affatto con il padre, ovviamente inventai una scusa per non far sì che Tobio lo venisse a sapere e il padre ci credette. Sì avevo dei disagi, lo so.
"Giusto" "Se vuoi possiamo guardare un film"
"Cosa? Perché tu guardi i film?" sorprendente.
"Perché sei sorpreso? Certo che li guardo."
Ero letteralmente scioccato. L'avevo sempre visto come il tipico ragazzo perennemente arrabbiato con il mondo che non aveva bisogno di perdere tempo appresso a film o libri o altro.
"Il tuo preferito?"
"Possiamo parlarne dopo?" Disse posando gli occhi sulla sua evidente erezione. "Oh-" Aveva aperto un discorso mentre ce l'aveva duro? Io a malapena sarei riuscito a reggermi in piedi.***
Arte.
Il suo viso mentre mi toccava, era arte.
Il modo in cui si muoveva, era arte.
Tutto ciò che lui mi faceva vivere quando eravamo soli, era arte.Il confine, un sussulto sensuale, l'apice del piacere, questo mi faceva provare.
Mi sfiorò impercettibilmente, lambì il mio corpo come se fossi una mappa da scoprire e poi iniziò a stuzzicare i miei capezzoli facendoli diventare rossi e duri.
Sentii premere la sua erezione quando stava per metterlo e leccò sensualmente il mio orecchio mentre sfregò il suo petto contro la mia schiena.
Sfregavamo i nostri corpi nudi, sudati, eccitati, ogni volta finivamo all'orlo, al limite.
Però mi fermai, non volevo correre e né bruciare le tappe, mi capì poiché staccandosi da me lasciò che iniziassi quello che avevo in mente di fare.
Maneggiai il suo membro duro per l'ennesima volta, lo feci mio iniziando a leccare, non partii piano, esagerai iniziando a succhiare più veloce delle altre volte, sembrò piacergli.
"Cazzo Shoyo"
"Ingoio." dissi.
Accennai un sorriso quando disse "Non dirlo così, perché altrimenti-"
Già sapevo cosa avrebbe fatto, ed ero pronto.
Spinse velocemente il suo membro dentro la mia gola, coinvolgendo anche le sue mani che strinsero i miei capelli quasi come se volessero strapparmeli, riuscii a contenermi, trattenni il respiro e cercai di non far salire niente. Venne.
Il suo gemito mi fece alludere di essere stanco ma era di Tobio che stavamo parlando d'altronde.
Senza perdere tempo mi prese in braccio, bastò un'occhiata per farmi capire tutto. Non esitammo.
Mi posizionai sopra di lui, con il di dietro rivolto verso la sua faccia.
Iniziò a leccare intorno al mio buco facendomi sentire le stelle, diventò difficile continuare a succhiarglielo quando mi faceva tremare dal piacere.
La sua lingua stuzzicava in modo incessante l'incavo del mio buco, fino ad entrarci definitivamente.
Urlai il suo nome stringendo i piedi, il modo seducente ed energico con la quale mi leccava, stimolava in me un'allettante voglia di essere scopato, di volerlo a tutti i costi dentro di me.
Quel 69 fu la cosa più eccitante rispetto alle altre volte.
"Ti prego mettilo." Voleva essere pregato.
Salii subito sul suo bacino e quando fu dentro di me gridai portandomi una mano coprendomi la bocca, non smetteva di stuzzicarmi nemmeno quando mi penetrava con forza. Lasciò succhiotti intorno al mio collo, intorno ai capezzoli, fece di me un quadro d'arte, una mappa di piacere.
Persi la testa. l'eccessivo godimento che cercavo di contenere era troppo, troppo, troppo, ma ne volevo ancora, ancora e ancora. Persi il controllo di me stesso, feci fatica a riconoscermi, quella sensazione di piacere immaginabile mi faceva impazzire, volevo assaporarla fino in fondo, in tutti i sensi.
Iniziò a toccare il mio membro senza fermarsi mai, prima in basso, e poi in alto, lo padroneggiava in modo divertito mentre continuava a baciarmi.
Lo volevo sentire più in profondità.
Urlai.
Spinse profondamente un'ultima volta fino a farmi mancare il respiro.
"Ti piace?" chiese sorridendo, non gli risposi.
La stanza sembrava girare e tutto ciò che sentivo era una profonda voglia di cacciare qualcosa fuori, il cuore stava per cedere mentre il mio corpo bramava ancora di più il suo membro, volevo tutto di lui, volevo, baciarlo fino a fargli sanguinare quelle maledette labbra, volevo che le nostre lingue si scontrassero senza smettere mai. Volevo il mondo.
Perché per me, il mio mondo ormai era lui.
Gridai e venni all'istante, come lui.
Non ebbi la forza di stendermi, perché sapevamo che non ci saremmo fermati.
"Ma che cosa stai facendo?" chiesi quando fece scivolare le sue possenti mani tra i miei glutei. Ero pieno di lui, in tutti i sensi.
Prese parte della sostanza bianca e la avvicinò al mio viso, aprii la bocca assecondandolo e mise interamente le sue dita intrise di seme fino a farmele scivolare in gola, poi mi baciò.
Come mai prima d'ora. Un bacio violento, forte, un bacio che mi avrebbe fatto venire subito, non stavo assaporando più soltanto il suo mondo, stavo assaporando la sua anima.
Stavo amando un lato di Tobio che non conoscevo, fino a quel momento.
Ero seduto di fronte a lui con le gambe incrociate, iniziai a toccare il suo membro come fece lui, prima sopra, poi sotto, più lentamente, più velocemente.
Feci attenzione a non essere troppo irruente, ma cambiai idea quando lui accelerò improvvisamente. Le nostre lingue danzarono insieme, i nostri occhi si divoravano reciprocamente mentre le nostre mani facevano godere entrambi. In ultimo, i nostri cuori erano connessi, come così i nostri pensieri.
Quella sega a vicenda fu la chiave per aprire un'altra porta, ormai non ci vergognavamo più di niente, normalmente sarei morto dall'imbarazzo ma quando eravamo insieme riuscivamo ad essere noi stessi senza maschere, paure o altro.
"Tobio..." dissi sottovoce cercando di avvertirlo, ma con l'altra mano mi zittì, facendo scivolare il suo pollice sul mio labbro inferiore, schiusi leggermente la bocca e fece pressione, mettendo a contatto la mia lingua con il palmo del suo dito.
Stavamo per venire.
"Non così..." lui poteva parlare e io no, credevo che gli piacesse comandarmi ma era solo un suo modo di esprimersi, o forse entrambi?
E venimmo.
Mi sorrise, un tipo di sorriso mai visto prima, magari il più sincero.
"Non abbandonarmi mai, promettimelo." Dissi con gli occhi lucidi, pensare di perdere una persona che mi faceva provare tutte quelle emozioni e che mi faceva stare così bene, mi terrorizzava.
"Promesso."
Essere a contatto con lui, mi faceva arrivare al limite del piacere.
Stare appoggiato al suo petto mi faceva sentire protetto.
Raggiungere il paradiso non era mai un'impresa, bastava che dicesse "ti amo" e venivo seduta stante. Nessuno dei due poteva fare a meno dell'altro ma non ci preoccupavamo di questo, finché avevamo la consapevolezza di stare insieme, non pensavamo a nient'altro se non alla nostra felicità.

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𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|
Fanfiction|𝙍𝙀𝙑𝙄𝙎𝙄𝙊𝙉𝘼𝙏𝘼| -\𝙗𝙤𝙮 𝙭 𝙗𝙤𝙮/-(𝙠𝙖𝙜𝙚𝙝𝙞𝙣𝙖)~𝙨𝙢𝙪𝙩~/𝙛𝙡𝙪𝙛𝙛\[+18] 𝙐𝙣 𝙧𝙖𝙜𝙖𝙯𝙯𝙤 𝙖𝙣𝙖𝙛𝙛𝙚𝙩𝙩𝙞𝙫𝙤, 𝙛𝙧𝙚𝙙𝙙𝙤 𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙪𝙣 𝙨𝙚𝙜𝙧𝙚𝙩𝙤. 𝙐𝙣 𝙖𝙡𝙩𝙧𝙤 𝙖𝙡𝙡𝙚𝙜𝙧𝙤, 𝙘𝙪𝙧𝙞𝙤𝙨𝙤 𝙚 𝙥𝙞𝙚𝙣𝙤 𝙙𝙞 𝙫�...