Capitolo 4

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Hinata

Per quanto fosse stato inaspettato il suo abbraccio dovetti staccarmi o rischiava di notarlo, e sarei definitivamente morto.
Perfetto, ora il mondo mi stava sbattendo in faccia quel problema.
Perché si, dannazione provare attrazione fisica -c'è netta differenza tra attrazione fisica e psicologica però- per Kageyama certo che era un problema, ma cercai comunque di credere che fosse solo un momento.
Rimasi lì, lui dormiva affianco a me, era carino vedere i suoi occhi chiusi, le labbra fini, l'espressione finalmente rilassata; sembrava un angelo.
"Smettila di guardarmi." Sussurrò, e persi un battito.
"I-io non ti stavo guardando idiota!"
"Certo, ora dormi." Beh non è che se me lo diceva lui cambiava qualcosa-e invece sì che cambiava, quella fu una delle notti in cui dormii tranquillamente, poiché dormivo sempre in preda al terrore, all'ansia e al panico, forse fu così perché lui dormì affianco a me? - ma, dettagli.

***
I giorni passarono velocemente e tra meno di una settimana sarebbero iniziate le qualifiche per il torneo, Kageyama nel frattempo non solo era diventato sempre più furioso, dopo quella sera che dormì a casa mia iniziò anche ad essere costantemente nervoso.

"Hinata e Kageyama possono restare per le schiacciate, ultimamente non siete in sintonia." Disse il coach prima di uscire, lasciando le chiavi sulla panchina.
Lo credo, se una persona prima finge di essere tuo amico per pochi momenti e poi scompare come pretendi che possa andarci d'accordo? Kageyama mi guardò come se avesse voluto scuoiarmi vivo.
"Non guardare me, le tue alzate sono più alte del solito." dissi a Tobio.
"E che cosa aspetti a dirmelo? Razza di idiota!"
"Non c'è bisogno di urlare così tanto però." era palesemente furioso, ma accadeva sempre questo.
Ci allenavamo insieme, provavamo qualche schiacciata e per concludere al meglio la giornata litigavamo giusto per dare un po' di equilibrio.
Ah, per non parlare poi di tutte quelle gare che facevamo tutti i santi giorni per raggiungere qualsiasi luogo, per ora, l'avevo battuto 4 volte su 8. Direi un pareggio.
"Dimmi se questa va bene!" disse ancora arrabbiato, ma sfiga volle, che quell'alzata non andava affatto bene.
Nemmeno Tsukishima che era il più alto della squadra sarebbe riuscito a schiacciarla. Kageyama se ne accorse subito ma decisi di saltare lo stesso.
Non l'avessi mai fatto.
Caddi clamorosamente prendendo una storta dolorosissima che per qualche secondo mi fece mancare il respiro.
"Merda!" tentai di non piangere per il dolore. Anche in quel momento lui sembrò trucidarmi con lo sguardo.
"Ma allora sei davvero stupido?! Hai perfettamente visto che era troppo alta! Mi spieghi cosa ti è saltato in mente? Dannazione!" 'Tranquillo sto bene, grazie' figuriamoci.
"Beh tu però potevi farla più bassa" risposi piagnucolando mentre mi massaggiavo la caviglia che mi faceva un male cane. La palestra era vuota, c'eravamo solo noi due.
"Merda, vado a prendere il kit delle medicine, aspettami qua."
"E chi si muove?" dissi a bassa voce ma non mi sentì.
"Sei uno stupido. Ora che diciamo al coach? Non puoi allenarti in queste condizioni."
"Ti preoccupi per gli allenamenti e non per me? Comunque non ti preoccupare, il dolore mi passerà presto." Il suo menefreghismo iniziava a farmi davvero male.
"Non riesci ancora a camminare, chiamo-"
"No. Ce la faccio eccome. Casa mia dista solo pochi minuti, ci riesco non preoccuparti." mentii spudoratamente, casa mia era distante circa mezz'ora con la bici, a piedi quasi 50 minuti e nelle mie condizioni c'avrei impiegato un secolo, ma tutto pur di non mettere in mezzo Kageyama e gli altri.
"Smettila di fare il finto orgoglioso, ho capito a cosa stai pensando. Tranquillo non dirò niente ma almeno per stasera dormi a casa mia o altrimenti sono costretto a chiedere un passaggio." Disse quasi sorridendo.
Mi ero scavato la fossa da solo poiché avevo completamente dimenticato che la settimana precedente Kageyama fosse venuto a casa mia. Ecco, questa è la prova che non riuscivo a connettere le cose quando mi rimproverava. Stavo morendo dall'imbarazzo.
"V-va bene" risposi senza guardarlo.

***
"Ti fa ancora male?" chiese mentre mi aiutava a sedermi sul suo divano.
Casa sua era un appartamento piuttosto modesto, come lui d'altronde.
C'erano foto sparse un po' su tutti i mobili, una in particolare raffigurava Kageyama -credo- e una ragazza dai capelli biondi, un'altra ancora raffigurava una vera e propria foto di famiglia composta da 4 persone, ma in quella casa sembrava ci abitasse solo lui. pensai che il passato di Kageyama fosse davvero interessante.
"Molto" era inutile mentire, anche perché era palese che mi facesse ancora male.
"Tutta colpa tua, se non fosse per-" Ed eccolo che ricominciava con le sue solite sgridate, non si annoiava proprio mai eh.
"Sì Kageyama lo so, non avrei dovuto saltare ma ora smettila!" lo interruppi esasperato e parve ascoltarmi.
Rimanemmo lì, a guardare la Tv in camera sua dopo esserci spostati, il letto era lo stesso ma la distanza che ci separava sembrava infinita, lui al lato sinistro e io al lato destro.
Non riuscivo a capacitarmi del fatto che stessi condividendo il suo letto con lui, ero troppo esaltato e avrei dovuto dormire piegando la schiena, altrimenti lo avrebbe notato.
Ultimamente quando era troppo vicino, il mio coso faceva quello che voleva, e non riuscivo a controllarlo.
Stesi un po' di più la gamba dal piede dolorante e nel giro di pochi secondi ci addormentammo come dei bambini. Anche quella notte dormii tranquillo, o almeno fino al risveglio.

***
Il rumore assordante della sveglia sul comodino sembrava quello delle bombe nucleari. Insopportabile.
Aprii gli occhi e misi a fuoco. Il tempo di realizzare la situazione e mi resi conto che ero a casa sua. 'Come cazzo ci sono finito qui?'
Mugugnai qualcosa e mi massaggiai i lati della fronte, la testa mi scoppiava, sembrava che mi fossi ubriacato.
Scesi dal letto e quasi zoppicando ed entrai in cucina. La casa sembrava vuota.
"Certo che dormi tanto eh" la sua voce mi fece sobbalzare, mi appoggiai al bracciolo del divano imprecando dal dolore dovuto alla caviglia.
"Il solito idiota, ora dobbiamo davvero dirlo al coach." Il suo tono, era neutrale, non lasciava mai trasparire uno straccio d'emozione, ma in fondo si parlava di lui.
"Buongiorno" dissi passandomi una mano tra i capelli tutti spettinati, non l'avrei biasimato se avesse iniziato a ridere sbeffeggiandomi com'era solito fare.
"Che vuoi per colazione?" chiese serio, quasi mi spaventava.
"Niente, grazie per l'ospitalità, devo tornare a casa."
"L'avrebbe fatto chiunque e poi non riesci nemmeno a camminare, secondo me hai la caviglia slogata."
'L'avrebbe fatto chiunque.' sì certo e io ero etero allora.
Lo fece solo per non avere problemi con il coach.
"Non esagerare ora. Mi passerà." Risposi senza guardarlo, ero concentrato nel cercare la scarpa sinistra introvabile.
"L'hai detto pure ieri eppure sei messo peggio, stai cercando la tua scarpa? L'ha presa Rocky."
"Rocky? Chi è Rock-" non ebbi manco il tempo di concludere la mia domanda che un ammasso di peli neri uscì dal bagno e mi saltò addosso facendomi cadere come un ebete, davanti a lui.
"Farti stendere da un cane la dice lunga su di te" disse ridendo, ecco, era tornato a prendermi in giro.
Dopo aver finalmente trovato la mia scarpa la infilai senza pensarci due volte.
Me ne pentii un istante dopo poiché le dita del mio piede vennero a contatto con qualcosa di viscido e bavoso. Quel cane mi aveva letteralmente sbavato dentro la scarpa.
"Bleah!" Quando si girò nella mia direzione e mi guardò non potei fare a meno di arrossire, era più forte di me. C'erano momenti in cui mi controllavo e altri momenti in cui non mi accorgevo di star arrossendo, ero un mistero perfino per me.
"Te l'avevo detto, quindi toast con uova o cornetto?" Chiese di nuovo, ancora più serio.
"Ripeto, devo andare, non voglio chiederti un passaggio quindi me la faccio a piedi, grazie di tutto."
Presi la mia sciarpa appoggiata alla sedia e mi diressi verso l'uscita ma sentii due mani che mi tirarono all'indietro prendendomi il braccio. Che voleva ancora?
"Ti sei fatto male, certo non sono il tuo babysitter ma il coach si infurierà con me se non ti portassi in ospedale, ci tengo alla mia reputazione quindi andiamo là." Feci per aprire bocca ma mi puntò un dito contro.
"E non si discute." Disse prima che potessi parlare.
Mi faceva seriamente arrabbiare, chi si credeva di essere? Mister perfettino di sta minchia? Quello che si era fatto male ero io non lui.
"Sei pronto? Saremo lì entro mezz'ora."
"Grazie ma rifiuto, non sei tu quello importunato e hai già fatto abbastanza."
Alzò gli occhi al cielo ed era davvero difficile non ammettere che quel pullover nero della Polo Ralph Lauren gli stesse male. Non aveva nemmeno un capello fuori posto, quasi mi dava sui nervi.
"Smettila di fare l'orgoglioso e non farmi perdere tempo! Ci sono gli allenamenti alle undici."
"Che cosa??? Ma non erano di pomeriggio?"
"Si ma il coach poco fa ha mandato un messaggio sul gruppo dicendo che la palestra è disponibile solo di mattina, in ogni caso tu non parteciperai."
Ed ecco che tornava a migliorare l'umore. Era proprio un esperto.
Sospirai e mi rassegnai, non avevo voglia di litigare con lui, quindi desolato andai in ospedale con quel cretino.

***
Chiamai mia madre e l'aggiornai, le avevo detto che ero caduto e che sarei rimasto a casa di Kageyama, poi fino a quel momento non le dissi più nulla. Ci raggiunse circa dopo mezz'ora che arrivammo lì. Onestamente mi aspettavo una sgridata assurda per non esserci venuto quando caddi ma guardò Tobio sorridendo e disse:
"Grazie per aver accompagnato mio figlio, siamo in debito."
'Uccidetemi' pensai in quel momento.
"Signora lei è la madre? Dobbiamo assolutamente parlare, venga pure." Disse il dottore in un modo assai turbato, la stessa persona che mi aveva fatto una radiografia non appena arrivai e anche le analisi del sangue. Non credeva che fossi un diciassettenne per il mio essere basso e voleva assicurarsi che non avessi bevuto.
"Posso venire anche io?" Chiesi mentre iniziai a preoccuparmi.
"Nessun problema, anche l'altro ragazzo può venire" disse guardando Kageyama.
"Non si preoccupi, aspetto fuori." almeno aveva capito che non erano affari che gli riguardavano. Mia madre insistette e avrei voluto ucciderla, ma alla fine si rassegnò e come lui anch'io.
"Ho alcuni dubbi, dalla radiografia non risulta una slogatura ma c'è altro."
"Ci dica pure" rispose tranquilla mia madre, come faceva ad esserlo?
"Dal peso, vostro figlio sembra avere un problema con l'alimentazione, probabilmente un disturbo alimentare, non credo si tratti di anoressia ma se non si risolve, questo problema diventerà serio."
Kageyama ascoltava le parole del dottore quasi come se fosse una lezione importante di pallavolo. Io non avevo il coraggio di guardare mia madre.
"Mi scusi, in che senso? Mio figlio mangia quotidianamente e pure tanto"
Ah mamma, quante cose che non sapevi, quante volte vomitavo dopo ogni pasto, quante volte buttavo il cibo che mi davi di nascosto e poi chiederti il bis per far finta che mi fosse piaciuto, quante volte digiunavo per il troppo stress e non appena mettevo in bocca qualsiasi cosa la vomitavo.
Quante volte mangiavo tante di quelle schifezze e in orari sballati della giornata per poi sentirmi malissimo e rimpiangere tutto. Quante volte.
"Vostro figlio è troppo magro per la sua età, questo disturbo alimentare va trattato con calma, ma non è nulla che non si possa risolvere."
A quelle parole, mia madre mi lanciò uno sguardo omicida che diceva 'dopo parliamo.'
"Vorrei scambiare due parole fuori possibilmente." chiese mia madre al dottore che accettò.
Ora in quella stanza eravamo rimasti solo noi. Direi veramente perfetto.
"Disturb-" lo fermai prima che potesse concludere la sua probabile domanda, non volevo parlare di questo argomento, non con lui.
"Quindi? Voglio spiegazioni." continuò, serio.
"Che? In che senso?"
"Come mai non mangi? Quando abbiamo cenato a casa tua hai mangiato tutto" Già, ma dopo avevo vomitato.
"Ti dispiace se non voglio parlarne? E poi non capisco questo tuo comportamento, hai sempre specificato e ribadito che non ti fregava nulla di me, che ci fai ancora qua?" ero stanco di lui.
"Se non abbiamo un buon rapporto rischiamo di rovinare l'atmosfera e le veloci in campo." Ogni volta aveva una motivazione, alcune sembravano scuse o giustificazioni, ma ero io un illuso.
"Mh, e se non fosse per il club, saresti mio amico?" chiesi, pur sapendo la risposta dolorosissima che mi aspettava.
"Sei un tipo interessante, e poi te l'ho detto, non sono fatto per gli amici."
"Sei fatto per l'amore quindi" non so da dove presi tutto quel coraggio. Avevo bisogno di distrarlo e di distrarre me stesso in primis.
"Rosso non ti incuriosire troppo, già è tanto se conosci il mio nome." disse neutrale.
"Hai detto che non sei fatto per gli amici, quindi sei fatto per l'amore no? Non eri fidanzato?"
"Ero."
"Ah, mi dispiac-"
"Non devi. Ora devo andare. Ci vediamo a scuola."
Quella fu la seconda volta in cui manifestò il suo bipolarismo ma non avevo tempo per pensarci, avrei dovuto fare i conti con mia madre.

***
"Non sono una di quelle madri che ti urla addosso quando sbagli e lo sai bene, però mi hai ferita lo stesso Shoyo!" Rispose in lacrime mia madre, quando le spiegai il mio rapporto con il cibo.

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora