Capitolo 6

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Kageyama

"Ciao" e per la prima volta dopo quasi un mese, non balbettò rivolgendomi la parola, quasi era inquietante. Era come se fosse diverso, sembrava freddo, silenzioso e distaccato, non era da lui.
"Ti volevo chiedere scusa per ieri, non so cosa mi sia preso." Risposi secco, averlo affianco doveva farmi uno strano effetto dopo la sera prima, eppure, ero più tranquillo del solito.
"Tutto a posto. Ora vado" disse senza guardarmi. "Niente gara oggi?" chiesi curioso, facendolo fermare all'uscita degli spogliatoi, era girato ma di sicuro la sua espressione doveva essere fredda.
"Oggi no." Rispose più che apatico che mai, era come se il vento gelato mi avesse colpito in piena faccia, dopo quelle parole.

***
"Visto che ora Hinata sta meglio, se volete possiamo fare un 3 contro 3" Chiese il coach.
"Sì" rispondemmo con energia, tranne lui. Solitamente si esaltava anche rincorrendo la palla, e invece quel giorno era come schifato da tutto.  Che stava succedendo?
"Daichi, Suga e Asahi contro Hinata, Kageyama e Tanaka." Cazzo. Con il mood attuale di Hinata non avremmo vinto nemmeno con l'aiuto divino.
Dovevo rassegnarmi, quando a Hinata capitava il tipico giorno no, non c'era nulla da fare. In campo fallivamo sempre e comunque.
Perché lui influenzava tutto, stava iniziando ad influenzare anche me e questa cosa non andava affatto bene.
"Va bene" disse Hinata quasi infastidito.
"Hinata vai!" Urlai furioso, le mie alzate erano perfette, eppure non riusciva a schiacciarne nemmeno una.
"Era troppo alta." Si limitò a dire, sputando veleno.
Quando faceva così mi saliva il sangue al cervello.
"Le abbiamo sempre fatte così ma che stai dicendo? Non è mica colpa mia se non ti impegni!" Sfuriai e il coach mi rimproverò.
"Ho detto che è troppo alta. Falla più bassa o smetto di giocare." Rispose freddo, con lo sguardo basso. Tutti si girarono a guardarlo, incluso me, era la prima volta che rispondeva o si comportava in quel modo.
"Devo spezzare la tensione, c'è qualcosa che non va con Hinata" sentii dire il coach al prof.
La risposta di Hinata era una provocazione? Perfetto, avrei vinto io.
Come sempre.
"Per me puoi benissimo smettere di giocare allora!" Risposi senza guardarlo e sentii chiamare il mio nome da un Daichi incavolato non poco distante da me.
"Kageyama! Se Hinata vuole delle alzate più basse è compito tuo farle!" disse Daichi.
"Non per difendere Kageyama, ma Hinata non è riuscito a schiacciare nessun tipo di alzata però" rispose Tsukishima, mi sorprese.
"Non importa! Questo significa essere una squadra!-" Daichi stava per continuare ma venne interrotto da Tsukishima, e infine Hinata fece zittire tutti.
"Basta. Ho capito." Si girò prendendo il suo asciugamano sulla panchina, rimase qualche secondo a parlare con il coach e venne rilasciato da lui con una pacca sulla spalla e qualche parola di incoraggiamento, patetico. Aveva fatto perdere tempo prezioso alla squadra per i suoi stupidi capricci da bambino.
In quel momento, una domanda rimbombava nella mia testa.
'Che faccio? Vado a vedere cos'ha o continuo a giocare?' Non so perché, ma la prima scelta sembrava la più magnetica, volevo rincorrerlo e chiedergli cosa avesse, tuttavia decisi di rimanere a giocare. Tanto mi avrebbe liquidato con un "Non ho niente" ed era giusto così, in fondo mi considerava uno sconosciuto.

***
"Fermatevi ora, sono le 21:30, per oggi nessun allenamento extra, riposate e domani tornate con più energia perché ci alleneremo sui servizi." "Va bene coach" ci limitammo a rispondere in coro, anche se volevo continuare ad allenarmi, solo che lui non c'era.

'E allora?' eccola di nuovo.
"Che vuoi coscienza?"
'C'è sempre Tanaka che può schiacciare le tue alzate. Forza chiediglielo, avanti'
"No lui no."
'E perché?'
"Non è abbastanza bravo."
'Tu credi? Nah, non vuoi allenarti con nessuno che non sia Hinata, ammettilo'
"Assolutamente no, hai battuto la testa?"
'Sei tu che pensi queste cose, dimostrami che ho torto, allenati con lui.'
"Ho detto di no, ho bisogno di molto più tempo per gestire i suoi movimenti."
'E quindi? Che farai durante la partita? Non gli alzerai la palla?'
"Dannazione."
'Visto? Ho sempre ragione.'
"Fai silenzio."

"Tanaka vuoi allenarti un altro po' qua fuori?"
Avrei fatto di tutto pur di non dare ragione alla mia coscienza, anche se sotto ero consapevole di star dando ragione a me stesso.
"Oh, mi dispiace ma la mia ragazza mi sta aspettando, domani?" che figura di merda, non sapevo che fosse fidanzato.
"Si certo" risposi girando il viso.
Camminai un po' desolato, l'allenamento non era abbastanza, volevo esercitarmi ancora di più. Svoltai l'angolo della strada del market del coach quando, nel parchetto in cui ci allenavamo spesso, vidi lui. Seduto su una panchina, i pugni stretti, il rumore dei singhiozzi, tutto racchiuso in un corpicino che non ce la faceva più a reggere qualsiasi cosa avesse.
"Hinata? Stai bene?" chiesi sforzandomi in preda all'incompetenza, non sapevo affatto come comportarmi in momenti come questi, ma era chiaro che non stesse affatto bene.
"Sì, scusami per prima" Interruppe i singhiozzi e anche quella volta non balbettò, ma non mi stava guardando.
Mi sedetti affianco a lui, senza dire niente, non voleva parlare? Bene, sarei stato in silenzio con lui allora, e per qualche ragione a me sconosciuta morivo dalla voglia di farlo sfogare, sapere cosa aveva mi incuriosiva in modo dolce.
Questa cosa mi preoccupava tanto, anche se allo stesso tempo mi faceva stare apparentemente bene, tranquillo.
Mi guardò per un solo istante, e colsi subito l'occasione per guardarlo dritto negli occhi cercando il contatto visivo. Quasi rabbrividii quando due occhi spenti e vuoti guardarono il mio viso. Si girò nuovamente e iniziò a singhiozzare silenziosamente, una lacrima, due, tre, quattro, scendevano sul suo viso candido, cercava di contenersi, ma con me, in quel momento, non avrebbe dovuto. All'improvviso poggiò la testa sul mio petto e persi un battito irrigidendomi, che diamine stava facendo? Qualunque cosa fosse mi fece inizialmente gelare il sangue, poi il profumo dei suoi capelli morbidi mi mandò in estasi.
Lo strinsi forte a me e quella sensazione di caos totale mi colpì di nuovo allo stomaco, ancora più forte, ancora più bella.
Volevo a tutti i costi guardarlo negli occhi così gli alzai delicatamente il mento, era di lato, ma mi bastò per farmi eccitare. Ce l'avevo duro ed era un problema, un grosso problema.
Inoltre lui era arrossito e ciò complicava le cose, non mi sarei trattenuto nel baciarlo.
Era tornata di nuovo quell'atmosfera calda, in cui tutto si muoveva a rallentatore, c'eravamo solo io e lui. Quella volta fu lui a sfiorarmi la guancia e la sua scottava ancora di più. Mi avvicinai alle sue labbra dannatamente rosse, un altro paio di secondi e l'avrei baciato di certo.
Il mio corpo si muoveva da solo, il mio cervello urlava di finirla ma il mio cuore e le mie mani non gli diedero retta, avevo le mie labbra a un soffio dalle sue dopo che si era seduto volontariamente su di me, facendomelo indurire di più.
"K-Kageyama d-dovremm-mo f-fermar-rci" disse quasi come se stesse sussurrando non appena mi leccai il labbro inferiore e lo notò.
"Perché mai?"
"T-tu l-lo vuoi davvero?" domanda che distrusse l'atmosfera paradisiaca che si era creata, mi mandò così tanto in tilt che sembrava fossi uscito da un incubo.
Volevo davvero cosa? Baciarlo? NO! Io che bacio Hinata Shoyo? Né in cielo né in terra.
Però lui sì che voleva davvero, la mia domanda dunque era una sola.
Non potevo permettermi che andasse a dire cazzate in giro, quindi quella volta mi comportai da vero stronzo, me ne pentii amaramente ma non mi dannai più di tanto.
"Che cosa? Baciarti? Ma fammi il piacere non bacerei mai un idiota come te." Dissi facendolo alzare dalle mie gambe.
"C-capisco" si limitò a dire questo per non scoppiare.
"Dimmi un'ultima cosa, poi me ne vado. Sei gay?" chiesi e strinse i pugni ma non me ne sarei mai andato se prima non me l'avesse detto.
"Sì. E non dirmi che tu non lo sei perché stavi per baciarmi."
Il tono duro, i pugni stretti, la testa abbassata, aveva avuto coraggio, tuttavia non potevo lasciare che lo sapesse.
"Ma che diavolo dici, sei stato tu che ti sei appoggiato a me. Non sono gay e poi senza offesa ma se lo fossi non ti bacerei manco se fossi l'ultima persona sulla terra." Avevo esagerato e le lacrime che vidi cadere a terra furono la conferma.
"C-chiaro, o-ora dovrei andare." Disse balbettando, lo lasciai passare.
Volevo fermarlo e dirgli che in realtà ero bisex, volevo scusarmi ma l'avevo distrutto psicologicamente e questo fu frutto della mia sofferenza e delle notti insonni.
Mi sentivo come se avessi rovinato ancora una volta tutto, forse quello che distruggeva non era mio fratello, ma ero io, e al sol pensiero mi venne da vomitare.
Dovevo ancora capire cosa significava quella confusione totale che avevo nello stomaco quando ero eccessivamente vicino a Hinata e l'avrei scoperto a tutti i costi, poiché era una sensazione mai provata prima.






𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora