Capitolo 21

1.1K 56 7
                                    

Kageyama

Non era più lo stesso.
E me ne resi conto durante quella partita.
Non l'avevo mai visto con quegli occhi, gli occhi di ha davanti a sé un mostro, perché lo era diventato. Sembrava ossessionato dal desiderio di vincere e sono più che sicuro che ogni volta che riuscivo a murare una sua schiacciata, la voglia di vincere gli saliva ancora di più.  Era assetato, come se fosse eccessivamente preso dalla situazione, in modo molto, ma molto eccessivo.
Ero letteralmente spaventato, durante i primi due set sembrava tranquillo, calmo, quasi rassegnato, solo che durante l'ultimo set era diventato un'altra persona.
Gli importava così tanto vincere? Certo, anche io volevo essere il primo tra noi due e infatti mi impegnai usando tutto me stesso, ma a quanto pare non bastò.
La sua voglia e determinazione erano qualcosa che andava al di là di tutto.
Davvero si era rotto il naso per vincere? Una schiacciata così forte doveva aver seriamente danneggiato parte del setto nasale, come aveva fatto a mantenersi ancora in piedi e ad impedire che il sangue uscisse?
Come faceva a tirare su col naso con tutto quel dolore? Ma soprattutto come diamine ha fatto a schiacciare il punto decisivo?
Aveva anche la forza per parlare a quanto vidi. "BECCATI QUESTA, BASTARDO!" disse guardandomi negli occhi. Non stavo più guardando Hinata Shoyo, stavo guardando qualcun altro.
Quello sguardo mi ricordò la prima partita che giocammo insieme.
Se devo essere sincero, credevo che non sapesse spegnere i sentimenti o metterli da parte, però evidentemente dovetti ricredermi, eccome se lo feci.
Non sapevo se andare a trovarlo in ospedale, o magari non volevo. Non lo so.
Avevo altri problemi a cui pensare, eppure lui trovava sempre il modo per farsi spazio nella mia mente, sempre, ogni maledetto secondo della giornata.

***
"Ti ricordi il problema dell'altra volta vero?" Mi chiese mio fratello quando tornai a casa, ero troppo esausto, non riuscivo manco a reggermi in piedi.
E questa era anche colpa del segreto.
"No, parla chiaro e vai dritto al punto." Risposi buttandomi a capofitto sul divano affianco al suo, perfino le palpebre facevano fatica a non chiudersi.
"Hai picchiato il fratello di Kiruzumi, ricordi?"

/Flashback/
Stavo andando all'allenamento più arrabbiato del solito, era un periodo in cui ero facilmente irritabile.
"Ma tu sei Tobio? Il fratello di quel fattone di Kaminari? HAHAH" disse fermandomi un ragazzo circa 10 cm più alto di me, ridendo e sputando saliva, mi faceva quasi schifo ma non perdevo mai tempo con gli idioti.
"Kageyama-" volevo dirgli che mi dava fastidio quando gli sconosciuti mi chiamavano per nome.
Specialmente se erano sconosciuti che conoscevano mio fratello. Mi interruppe.
"Ti ricordi che avete un debito, giusto?" Rideva come un maiale, mi veniva voglia di prenderlo a pugni.
"I problemi di mio fratello non sono i miei, se devi minacciare qualcuno allora dillo a lui, in queste cose non c'entro un cazzo."
/Stop flashback/

Era proprio così, io risolvevo i problemi che causavo per mano mia, ma quelli di mio fratello non li avrei manco ascoltati.
Per me poteva pure ridurci in povertà, avrebbe dovuto imparare ad assumere le responsabilità delle sue azioni.
E sì, fui spalle al muro quando mio padre mi propose di uscire con quella ragazza, ma lo dissi chiaramente, se non si fosse trovato un lavoro sarebbe stato immediatamente fuori dalla famiglia. Infatti stava lavorando come cameriere presso un ristorante di poco conto, certo non chiedevo il mondo, però almeno per la prima volta ero felice che avesse fatto qualcosa.

/Continuo flashback/
"Ragazzino quando parli con me devi fare attenzione a ciò che dici, intesi?" Poteva essere il più alto del mondo, poteva avere quella cicatrice sulla guancia sembrando minaccioso e una pistola a portata di mano, per me rimaneva comunque la persona meno spaventosa e più inutile sulla faccia della terra.
Mi scappò una risata, quel tipo stupido era davvero divertente.
Ovviamente prese il mio gesto come un segno di mancanza di rispetto verso "i più grandi", però davvero non riuscivo a non ridere con un tipo del genere che mi parlava in quel modo pensando di essere superiore al mondo.
La sua espressione diventò più seria e dandomi un pugno, mi fece girare la faccia. Non facevo risse da tempo, smisi quando conobbi Kith. Non volevo che pensasse male di me, rispondevo solo se iniziavano gli altri e il pensiero che lei poteva vedermi come una persona violenta mi faceva stare male.
Mi aiutò anche a gestire la rabbia, a controllarmi. Ma l'autocontrollo in quel momento andò a farsi benedire poiché ero stanco di tutti i problemi che causava mio fratello, stanco di essere accerchiato da tipi che volevano dei soldi per i suoi infiniti debiti.
Come ho detto non usavo quasi mai le mani, ma fui costretto o rischiavo di rimetterci qualcosa.
Fino ai 14 anni avevo frequentato un corso di arti marziali, dovevo pur sfogare la mia rabbia incontrollata in qualche modo.
Lo riempii di pugni ripetutamente, sperando che svenisse o lasciasse stare in modo da riuscire a scappare prima che mi raggiungesse. Quell'idiota però non mollava, continuava a colpirmi di seguito ma schivai gran parte dei suoi pugni, non volevo usare le mani anche perché odiavo sporcarmele o rovinarmele.
Fin quando non caricai tutta la mia forza, la mia rabbia, i miei sentimenti, le mie emozioni, tutto, in unico pugno, che gli tirai facendolo svenire completamente.
Mi alzai scosso, ancora una volta avevo dovuto ricorrere alla violenza, credevo di aver imparato a controllarmi ma no. E faceva male, perché se Kith mi avesse visto, si sarebbe vergognata di me.
Avevo le nocche che sanguinavano e non sapevo cosa fare, chi avrei dovuto chiamare? Però poi la polizia mi avrebbe fatto delle domande? C'erano troppe cose a cui pensare ed ero pure in ritardo per l'allenamento. Riflettei un attimo sul da farsi, avvertii una vecchia signora del posto di chiamare un'ambulanza per quel tipo, cercando di nascondere le mani in tasca. Poi me ne andai sparendo velocemente.
Non avevo bende e cerotti a portata di mano così decisi di entrare velocemente ma attirai un po' troppo l'attenzione, però per fortuna nessuno si soffermò più del dovuto, tranne lui che mi seguiva con lo sguardo. Inventai una scusa al momento poiché il coach mi chiamò fuori, alla fine dissi che stavo difendendo una ragazza da alcuni tipi che la stavano importunando.
Era un coach ma anche un padre, sapeva benissimo quando mentivamo e quando no, cercai di essere il più convincente possibile. Mi lanciò un'occhiata che tradotta significava "So che è una gran cazzata, comunque quando vuoi parlare sono qui." E un istante dopo sgridò Shoyo che stava origliando. Quindi avevo ragione, sentivo il suo sguardo addosso.
/Fine flashback/

"E allora?" risposi stendendo le gambe, non avevo mai pensato alle conseguenze di quella rissa, che stesse preparando una vendetta?
Non ero affatto spaventato, avevo furiosamente raccontato tutto a mio fratello che giurò di risolvere tutto, anche se sapevamo entrambi che non ci sarebbe mai riuscito, decisi comunque di volermi fidare un'ultima volta.
"Se fosse per il fratello ti avrebbe già fatto a pezzi, ma Kiruzumi per tutto questo tempo ti ha osservato e ha detto che attiri le persone, in particolare le ragazze, quindi per evitare di ucciderti vorrebbe che entrassi a far parte del giro di droga per spacciare"
Mio fratello conosceva il mio segreto.
Per un istante credetti che stesse scherzando.
La tranquillità con cui l'aveva detto mi fece seriamente dubitare della sua salute mentale, quasi non mi stupivo più.
Indurre il proprio fratello minore a spacciare pur di salvarsi e non di aiutarlo, questa cosa gli faceva onore, davvero. Non avevo manco la forza per pensare.
"Non se ne parla nemmeno, avevi detto che risolvevi tutto tu"
"Sei tu che hai fatto a botte con lui, non io. Io ho un problema con Kiruzumi, tu con suo fratello."
Deplorevole, mi fece arrabbiare così tanto che dimenticai di essere stanco e iniziai ad alzare la voce.
"NON È QUESTO QUELLO CHE MI HAI DETTO QUANDO TE LO DISSI!"
"Non ho mai detto che ti avrei aiutato, solo che avrei risolto il problema, per giunta, solo il mio di problema."
ERA-UN-CASO-DA-RICOVERO.
Non potevo manco riposarmi in pace che dovevo iniziare a preoccuparmi e a temere per la mia vita.
Salii al piano di sopra e feci velocemente una doccia, poi un pensiero che prima mi era sfuggito attraversò la mia mente.
"Come fa Kiruzumi a sapere che attiro le ragazze?"
Le uniche volte in cui ero "circondato" da ragazze erano a scuola, quando giocavamo e quell'occasione in cui andai in discoteca con Jenny, non riuscivo a collocare Kiruzumi in nessuno di questi luoghi, tranne nell'ultimo.
Era mai possibile che spacciasse in quella discoteca dove lei andava a divertirsi? Ora non dovevo temere solo per la mia vita, ma anche per quella di Jenny poiché mio fratello una volta mi disse che era morto un ragazzo per della droga tagliata male, per giunta quella droga era di Kiruzumi.
Normalmente avrei perso il controllo e iniziato a sclerare, ma non avevo né la forza mentale né fisica per fare nessuna delle due cose. Non volevo essere risucchiato dalle preoccupazioni, né dall'ansia o dai problemi, volevo solo evadere dal mondo. Così mi stesi sul letto e iniziai ad ascoltare "Tonight (We are young)"
"Non pensare al segreto." Mi ripetevo.  
Quella canzone mi trasmetteva vibrazioni spensierate, riusciva a soffocare la tristezza facendomi sperare che le cose si aggiustassero magicamente.
Ascoltavo solo canzoni in inglese, e lo dovevo a Kith perché fu lei che mi fece appassionare a quella fantastica lingua e alla sua cultura. Non mi era mai capitato di associare una canzone a qualcuno, per me erano importantissime e non mi mettevo di sicuro a dedicarle. La canzone successiva però non m'impedì di ignorarlo. Mi ricordava troppo lui. Ovvero "Get you the moon- Kina"

Tu mi hai dato una spalla su cui piangere quando ne avevo bisogno.
Mi hai mostrato l'amore quando non riuscivo a sentirlo.
Tu mi hai aiutato a lottare quando mi stavo arrendendo
E mi hai fatto ridere quando io stavo perdendo tutto.

Perché sì, mi aveva salvato senza manco saperlo.
Proiettai sul soffitto il ricordo della sua voce e del suo sorriso.
Sorrisi come un ebete e fu lì che capii di essere troppo attratto da Hinata Shoyo. Nonostante fossimo uno l'opposto dell'altro, nonostante il fatto che litigavamo quasi sempre, nonostante tutto, mi piaceva quel mandarino stupido.
Me ne resi conto dopo tempo, non ci avevo mai pensato seriamente e facevo di tutto per non ragionarci ma in quella situazione mi aggrappai a lui, al suo cuore.
Era così che si sentivano le persone innamorate? Spensierate, felici, libere?
Questa sensazione la provai solo con Kith, ma con lui era amplificata in modo indefinito. Questo significava dipendere da qualcuno e preferire la felicità degli altri alla tua? Maledetto idiota rosso, ero proprio fottuto.

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora