Kageyama
'Domani è un altro giorno!' che detto di merda.
Le qualifiche del torneo stavano per iniziare, ricordo perfettamente Daichi che spiegava il luogo in cui ci saremmo dovuti incontrare.
Aspettavamo davanti al karasuno un'ultima persona.
Lui.
Non era mai in ritardo però quella mattina non avevamo fatto la gara, onestamente non sapevo se essere preoccupato o tranquillo.
"Scusate per il ritardo! Scusate scusate scusate!" disse un Hinata con un sorriso a 32 denti inchinandosi a Daichi e al coach, dietro di lui c'era quel rompicoglioni di Kenma.
"A-allora io vado Shoyo" disse codesto rompicoglioni.
L'aveva chiamato per nome.
"Oh, si, grazie mille per avermi accompagnato!!"
"D-di nulla" Prendetemi per pazzo, ma Kenma arrossì e non poco.
Avevo già i miei pensieri, i miei dubbi.
Uscivano insieme? Erano amici? Ma se abbiamo giocato solo una partita insieme come fanno a conoscersi? Si erano scambiati i numeri?
Può sembrare gelosia, però a me sembrava una cazzata il fatto che Kenma si fosse improvvisamente avvicinato a lui, che so magari era perché una volta raggiunto un certo legame Hinata gli avrebbe rivelato le nostre tecniche?
"E fa più attenzione idiota!" urlai quando lui mi venne addosso.
Non rispose, semplicemente, mi ignorò.***
Il viaggio fu lungo e silenzioso, dovevamo arrivare a Tokyo e il paesaggio di notte che stavamo attraversando rapì la mia attenzione. Dal finestrino potevo vedere il riflesso del telefono di Hinata, non avrei voluto farlo, ma non sono riuscito a contenermi lessi alcuni messaggi.
Kenma: Siete arrivati?
Hinata: Tra poco. Grazie ancora per il passaggio, mi hai salvato
Kenma: Di niente, appena finiamo tutto vorrei parlarti, devo dirti una cosa
Hinata: In realtà anche io
Kenma: No. Non posso più contenermi, mi dispiace. Posso chiamarti?
Hinata: Sì
Davvero Hinata si eccitava per così poco?
"Pronto? Mi senti? Credo ci sia poca linea" Non riuscivo a sentire cosa diceva Kenma, ma le sue parole dovevano essere sconvolgenti poiché si girò nella mia direzione e mi guardò scioccato.
Lo sapevo, Kenma si era probabilmente dichiarato anche se non ne ero certo, l'avrebbe fatto di persona?
In ogni caso, la cosa mi dava fastidio? Sì perché lo stava illudendo. Non ebbi però il tempo di ricambiare il suo sguardo poiché me lo ritrovai addosso infuriato, puro fuoco rosso nei suoi occhi.
"Ma che cazzo di problemi hai eh?" Cercò di tirarmi un pugno forte che riuscii a bloccare, in fondo era un tappo e si vedeva che non fosse adatto a una rissa.
"Prima ti calmi, poi mi spieghi. Deficiente."
Fare una rissa in un bus alle 5 del mattino? Ironico e patetico.
"Col cazzo, da oggi in poi tutto farò tranne che parlarti, se sarò costretto a farlo ti parlerò solo in campo. Per il resto ora siamo sconosciuti."
Il suo stupido attacco da bambino capriccioso e la sua mancata spiegazione con tanto di minacce super paurose mi fecero infuriare così tanto che scelsi di essere stronzo.
"Non lo siamo sempre stati?" Pensai di averlo davvero ferito quando non mi guardò neppure, non scatenò reazioni di nessun tipo, nessun movimento visibile, niente di niente.
Era fermo, con la testa abbassata, aveva uno sguardo glaciale, stava per rispondermi quando un Daichi assatanato ci fulminò con lo sguardo, ci avrebbe fatto leccare il pavimento pur di farci andare a chiedere scusa ai professori, ma era colpa di Hinata se sclerava così a caso.
***
Passammo il primo turno per un pelo, solo grazie a Daichi e gli altri, se fosse stato per me e Hinata avremmo perso in partenza poiché tutto c'era tranne che sintonia, mi lanciava sguardi assassini che ricambiavo con atteggiamenti menefreghisti.
Non voleva parlarmi? Cazzi suoi ma non doveva rompermi le palle.
"In primis sono un padre, ma sono anche il vostro coach, e proprio per questo devo rimproverarvi." Iniziò il coach sorprendendo tutti. "Non so quali problemi ci siano tra te e Hinata-" continuò rivolgendosi a me, avevamo gli occhi dei nostri compagni puntati addosso. "Ma queste sono le qualifiche di un torneo, ogni volta che entrate in campo è solo grazie al duro lavoro che avete fatto, davvero lo volete sprecare per dei litigi che potete benissimo chiarire? Occasioni del genere non capitano sempre. Non posso lasciare che giochiate in questo modo, non possiamo rischiare quindi se Hinata e Kageyama non chiariscono in questo intervallo, in campo entrano Suga e Yamaguchi."
Ho sempre pensato che il senpai Suga fosse bravo, ma il mio altro lato pensava che fossi superiore, in realtà mi sentivo un po' superiore a tutti gli alzatori anche perché non avevo mai incontrato nessuno con la mia stessa tecnica e precisione.
Suga, Daichi e Asahi avevano ottenuto il pass per continuare con la pallavolo per un altro anno, si presentavano puntualmente anche a scuola per aiutare gli alunni con i club nonostante iniziarono altri studi.
Suga era assolutamente forte ma il mio lato egoistico voleva stare a tutti i costi in campo, quindi avrei chiarito con quel mandarino stupido ma tutto avrei fatto pur di giocare.
"Io allora sto in panchina" disse Hinata e non ebbi il tempo di andare a prenderlo a pugni che Tsukishima mi fermò.
"Rissa in campo? Esilarante ma dovresti fare i conti con Daichi e non ti conviene" mi sussurrò.
"Coach con tutto il rispetto, è una cosa sua che non vuole dirmi, io vorrei giocare ma se non parla come faccio a chiarire?" dissi con finta esasperazione, avevo voglia di strangolarlo.
"Se vuole chiarire con te vuol dire che la cosa ti riguarda. Avete tutto l'intervallo, ora riposatevi."
Non riuscivo a vedere dalla rabbia.
Prese il suo asciugamano e come se niente fosse si diresse negli spogliatoi tutto tranquillo, davvero credeva che per i suoi capricci del cazzo avrei continuato a giocare così? Si sbagliava eccome.
"Kageyama, vacci piano." Disse Daichi fermandomi prima che inseguissi quel ritardato.
Lo vidi entrare nello spogliatoio e non esitai nel raggiungerlo.
"Mi spieghi che problema hai?" nessuna risposta. "Sto ancora aspettando."
Si sciacquò la faccia ma non disse niente.
"Sto per perdere la pazienza." Ancora nulla.
Persi la pazienza e con rabbia lo alzai stringendo la sua maglietta bianca, aveva scelto di provocare la persona sbagliata.
"Se non parli giuro che ti prendo a pugni."
Girò il viso, non voleva nemmeno guardarmi.
Pensare in quel momento era piuttosto difficile, ma mi venne in mente un'idea.
Andava nel panico inspiegabilmente ogni volta che mi avvicinavo a lui, quindi se l'avessi bloccato non avrebbe avuto più vie di scampo e sarebbe stato costretto a parlarmi.
E così fu.
Lui di nuovo spalle al muro e io che lo trattenevo. Scena già vissuta, ma quella volta, tra di noi c'era un'atmosfera tutt'altro che tranquilla.
Il suo respiro divenne più accelerato e rumoroso, ma lo sguardo era sempre lo stesso.
Odio, odio, e ancora odio. Disprezzo, questo vedevo nei suoi occhi marroni.
Posai lo sguardo sulle labbra, più rosse del solito. L'avevo bloccato in tutti i modi possibili e immaginabili eppure non cedeva, non apriva bocca e decisi infine che gliel'avrei fatta aprire io, ma con la forza. Che lo volesse oppure no, era arrossito ed era visibile, il che scatenò in me quella dannata confusione allo stomaco che ancora non sapevo spiegare.
Mise le mani sui miei polsi, quasi come se volesse implorarmi di lasciarlo, ci credo, essere messo alle strette non piaceva a nessuno.
Quella volta fu lui a guardarmi le labbra e mi sorpresi di quanto le sue pupille si dilatarono in così poco tempo. Non aveva ancora aperto bocca, e come ho detto gliel'avrei fatta aprire io.
In quell'istante, in quel preciso secondo, posai le mie labbra sulle sue.
Chiusi gli occhi ma di sicuro i suoi dovevano essere aperti per lo shock.
Anche se l'avevo fatto per farlo parlare, quella confusione nello stomaco aumentò a tal punto da farmi stare dannatamente male, ma fottutamente bene. Gli alzai il mento costringendolo a guardarmi e quando i nostri occhi si scontrarono picchiettai l'entrata della sua bocca con la mia lingua e finalmente cedette lasciandomi entrare, ero preso da una foga inspiegabile e volevo a tutti i costi le nostre lingue intrecciate, volevo assaporarlo senza una motivazione e quando me lo consentì un brivido scivolò lungo la mia schiena.
Il suo sguardo non era più puro fuoco ma costante paura, la sua pelle sembrò scottare al mio tocco e quella cosa mi eccitò tantissimo.
"F-fermati" disse finalmente con un filo di voce.
"Lo vuoi davvero?" gli feci la stessa sua domanda e sembrai averlo mandato in tilt, ne approfittai per baciarlo di nuovo.
"No-" senza che me accorgessi, dai suoi occhi scesero alcune lacrime che bagnarono il mio dito. Ma che diamine avevo combinato?
"T-tu non lo vuoi davvero, stai facendo tutto questo solo per la partita, in realtà non te ne frega niente di me e se pensi che ci caschi sei un vero stronzo."
Rimasi quasi paralizzato dalle sue parole, certo l'intento era quello ma chi glielo spiegava che stavo per spogliarlo se non mi fossi ripreso?
D'altronde non mi avrebbe mai creduto quindi dovevo dargli ragione.
"Dimmi la verità, è così?"
"Sì." Annuì come per dire "lo sapevo" e si diresse verso l'uscita.
Quella confusione nel mio stomaco sparì all'istante e fu compensata da un vuoto doloroso.
Non capivo perché ogni volta che ero eccessivamente vicino a Hinata il mondo sembrava fermarsi e perdevo il controllo.
Tutto questo non andava bene, non andava affatto bene.
Mi lasciò lì, in quello spogliatoio vuoto, in preda ai dubbi, in preda un tale casino, me stesso.***
"TANAKA SCHIACCIAAAA!!" urlò Nishinoya quando gli passò la palla, l'atmosfera all'interno del campo faceva rabbrividire chiunque. Stavamo giocando contro una squadra non molto nota ma forte per il modo in cui attaccavano.
Se qualcuno di noi non avesse segnato, non saremmo riusciti a passare, era una questione di vita o di morte, e tutto dovevamo fare, pur di non far cadere la palla.
"NISHINOYA DIFESA!" Urlò Daichi, mancava un punto, un maledetto punto e avremmo vinto noi.
"KAGEYAMA ULTIMO TOCCO!" E lì, il mondo si congelò.
A chi dovevo alzarla? A Tanaka? No era già stato murato parecchie volte e le sue diagonali non erano ancora perfette. Asahi? No poiché avevano alcuni giocatori molto forti ed era facile che venisse murato anche con il 100% di forza che imprimeva sulla palla.
Daichi? Era dietro di me e calcolando la distanza-tempo non potevo più lanciargli la palla. Tsukishima? Si era fatto male il polso e non avrebbe potuto schiacciare con forza.
In ultimo quindi la palla andava a lui ma ogni volta che schiacciava, o veniva murato o riuscivano a riceverla.
Durante quella partita non riuscì a fare nessun punto e la sua salute psicologica ne risentiva.
Mi bastò guardarlo con la coda dell'occhio per vedere che le sue mani andavano a fuoco, bramava vendetta, avrebbe colpito con una forza sovrumana saltando più in alto che poteva, sarebbe riuscito a segnare. I suoi occhi erano pura determinazione, era stanco di essere murato.
Tuttavia ciò non toglieva il fatto che avrebbero potuto murare o ricevere quella palla.
Il tempo stava scadendo e la scelta era complicata, a chi dovevo alzarla?
In quel momento, un brevissimo flashback durato meno di un secondo, si fece spazio nella mia mente, facendomi calmare.
/Flashback, casa di Kith/
"Io ho un problema" dissi a Kith, una mia vecchia amica d'infanzia ribelle e spericolata quanto bellissima e affascinante.
"Dimmi" rispose sorridendo, quando lo faceva le comparivano due fossette carinissime sulle guance.
"Penso che mi piacciano anche i maschi." tirai fuori tutto d'un fiato e non parve scioccata o inorridita, stava sorridendo ancora di più. Aveva la mente aperta nonostante la nostra età.
"Ma heyyy abbiamo 14 anni e ci conosciamo da sempre, c'è qualcuno che hai baciato e non me l'hai detto?"
"C-cosa? N-no! È che provo attrazione...non so spiegarlo..."
"Ho capito ho capito, comunque perché dovrebbe essere un problema? È del tutto normale!"
"Ma nessuno qui lo accetterebbe"
"Questo è perché siamo in una piccola città dove tutti parlano, dovresti lo stesso fregartene di ciò che pensa la gente"
"Hai ragione, ultimamente non so come agire, sto perdendo il controllo di tutto Kith. Le persone si stanno allontanando e non so cosa fare, come comportarmi."
Allora ero debole, ciò spiegò le mie lacrime successive.
"Quando non sai cosa fare, segui il tuo cuore o l'istinto, tienilo bene a mente. Comunque vada io sarò sempre al tuo fianco e non permetterò mai a nessuno di distruggere la nostra amicizia, intesi?"
Poi mi abbandonò, come tutti.
/Fine flashback/
"Quando non sai cosa fare, segui il tuo cuore o l'istinto, tienilo bene a mente."
Furono quelle le parole che si fecero spazio nella mia mente e in quel momento incrociai lo sguardo di Hinata che come un fulmine saltò più in alto del suo normale lasciando di stucco tutti.
Gliela lanciai in un modo più che perfetto e come volevasi dimostrare per schiacciare quella palla ci mise tutto se stesso. Tutta la forza e la determinazione che aveva in corpo, a questo contribuiva anche l'odio che nutriva nei miei confronti.
Fu così veloce che la palla toccò il campo avversario in un battibaleno e tutti ci girammo a guardarlo, incluso me.
Saltare in quel modo oltre che ad essere formidabile era anche terrificante, era come se avesse liberato finalmente le ali. Non era più un uccellino, ma un corvo pronto a combattere.
"HIIINAAAATAAAAAAAAAA" urlarono tutti, mentre io mi limitai ad alzare il labbro destro, non potevo lodarlo, non dopo ciò che era accaduto prima.
Una cosa che però non riuscivo mai a capire era se fingesse o meno, c'erano momenti in cui era felice ed altri in cui metteva tutto se stesso pur di far vedere agli altri che tutto stesse andando bene, quando in realtà andava uno schifo.
Il fatto che fui l'unico a notarlo mi fece raggelare il sangue.
Significava che ero più vicino a Hinata rispetto agli altri e che potevo comprenderlo? Dannazione.

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𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|
Fanfiction|𝙍𝙀𝙑𝙄𝙎𝙄𝙊𝙉𝘼𝙏𝘼| -\𝙗𝙤𝙮 𝙭 𝙗𝙤𝙮/-(𝙠𝙖𝙜𝙚𝙝𝙞𝙣𝙖)~𝙨𝙢𝙪𝙩~/𝙛𝙡𝙪𝙛𝙛\[+18] 𝙐𝙣 𝙧𝙖𝙜𝙖𝙯𝙯𝙤 𝙖𝙣𝙖𝙛𝙛𝙚𝙩𝙩𝙞𝙫𝙤, 𝙛𝙧𝙚𝙙𝙙𝙤 𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙪𝙣 𝙨𝙚𝙜𝙧𝙚𝙩𝙤. 𝙐𝙣 𝙖𝙡𝙩𝙧𝙤 𝙖𝙡𝙡𝙚𝙜𝙧𝙤, 𝙘𝙪𝙧𝙞𝙤𝙨𝙤 𝙚 𝙥𝙞𝙚𝙣𝙤 𝙙𝙞 𝙫�...