Capitolo 20

1.1K 57 23
                                    

Hinata

"Il primo set è stato vinto dall'Inarizaki mentre il secondo dalla Shiratorizawa, tra poco ci sarà l'ultimo set decisivo!! Chi passerà questa fase?" Annunciò il telecronista più agitato di noi, non si faceva scappare un complimento o un'alzata corta, era un vero fissato.
"Hinata, durante questa rotazione non sei in attacco, quindi fai di tutto per difendere il campo" disse esausto il capitano, mi ero allenato ogni santo giorno su quelle fottutissime ricezioni, era il minimo che potessi fare.
Come previsto, la coppia Ushijima-Kageyama metteva i brividi, le sue alzate perfette e le sue schiacciate terrificanti erano una vera e propria bomba ingestibile, durante il primo set decidemmo di riceverle o comunque di far in modo che la palla non cadesse a terra in nessun modo possibile e immaginabile.
La persona che mi sorprese più di tutti però fui io stesso, avevo implorato al mio cuore di dimenticare ciò che provavo per Kageyama ma durante quasi tutta la partita si era rifiutato di ascoltarmi.
Guardavo Tobio con compassione, come se fossi fiero di lui e in cambio mi lanciava occhiatacce.
Lo aveva detto, e io avevo giurato vendetta.
Nonostante tutto però non riuscivo ad ignorare i miei sentimenti.
Cercai di leggere tra le righe e di capire le possibili alzate o finte che faceva stupendo tutti, ma era impossibile; mascherava il tutto benissimo e se mi fossi applicato di più nel provarci, mi sarebbe venuto mal di testa.
Non mi aspettavo tanta grinta e determinazione da parte sua, sapevo che era importante per entrambi sì, ma al posto suo sarei stato tranquillo, a competere con uno come me vinceva chiunque. Però la cosa mi dava così tanto fastidio che durante il terzo set mi diedi una bella svegliata.
Aveva notato che non ci stavo mettendo tutto me stesso in quella partita, così riflettei e capii come faceva a murare o a ricevere tutte le mie schiacciate o battute.
"È perché mi conosce" era quello. "Quindi pensa un attimo, se riesce a capire tutti i movimenti è perché indirettamente glieli comunico e ci arriva da solo, se l'avversario si aspetta una cosa, tu fai l'esatto opposto."
Finalmente avevo trovato un mio modo per contrastarlo, durante tutta la partita non aveva fatto altro che bloccarmi e a volte aveva pure un sorrisetto compiaciuto, bastardo. Misi definitivamente da parte le emozioni guardando il campo con occhi diversi. Fu una vera e propria ventata d'aria fresca, finalmente percepivo l'odore e la tensione che era attorno a me e sfruttai il tutto come un'arma.
"HINATA A TE!" urlò Atsumu quando vide che un ace di Kageyama arrivò nella mia direzione, sapevo benissimo che l'aveva fatto apposta a fare in modo che la palla mi arrivasse e ciò aumentò la mia voglia di stare in campo fino alla morte, l'avrei distrutto.
Avevo le braccia piccole e non potevo alzare il piede poiché ci avrei impiegato troppo, così preso dalla fatica di pensare a come riuscire a riceverla, usai il ginocchio, facendo rimbalzare la palla rischiando di colpirmi il mento da solo.
Rimasero tutti scioccati ma io no, era normale fare cose del genere in situazioni come quelle, la palla non doveva cadere per nessuna motivazione al mondo.
Anche lui stesso era sorpreso, per non parlare del telecronista emozionato che urlava il mio nome sui maxischermi all'interno della palestra, quel tipo stava iniziando a darmi fastidio.
La palla arrivò ad Atsumu che non perse tempo e fece un'alzata, Tobio aveva già capito che l'avrebbe lanciata a me, così ripensando alle cose di prima, feci l'opposto, un attimo prima guardai con la coda dell'occhio Aran, che ricambiò annuendo.
Mi spostai e la palla andò a lui, la schiacciò così forte che il pavimento sembrava ardere. Ancora una volta Kageyama non se l'aspettava, la frustrazione aumentava in entrambi i campi, mancavano solo pochi punti ma non se la sarebbero cavata così facilmente.
"HINATA! Quando vuoi fare una finta devi dirmelo prima! Con Aran faccio altri tipi di alzate, la palla rischiava di essere ricevuta lo sai?" Disse Atsumu furioso con le gocce di sudore che gli scendevano dai capelli. Kageyama doveva essere il suo più grande avversario, chissà magari durante la partita dell'anno precedente non gli era andato giù che avessero perso contro di noi, anzi contro di lui.
"Hai ragione, ma Kageyama conosce tutte le mie mosse e le prevede pure, quindi a volte devo fare l'opposto di quello che pensa altrimenti non vinceremo mai."
"Esatto, me ne sono reso conto quando con la sua veloce lui è riuscito a ricevere la palla" disse Aran.
"Va bene, ma avvertite prima di fare una cosa del genere, è rischioso."
"Su forza, è finito il time out, si torna in campo." Disse Osamu concentratissimo.
La tensione era alle stelle.
"SHIRATORIZAWA 24 MENTRE INARIZAKI 23, CHI SEGNERÀ IL PUNTO DRASTICO?!" di nuovo quel telecronista pazzo, mi stava ufficialmente sulle palle.
Entrai di nuovo in campo con due sfere di fuoco al posto degli occhi, volevo vendetta per tutte le volte che mi aveva murato.
I sentimenti erano temporaneamente morti, lo vedevo come un avversario a tutti gli effetti. Anzi no, gli unici sentimenti che avevo erano i più negativi: rancore, odio, rabbia, ero determinato nell'asfaltarlo senza precedenti.
Non lo guardavo manco più in faccia, perché mi tornarono in mente ricordi in cui mi diceva che ero un fallito, in cui mi faceva sentire inutile, indispensabile, in cui non perdeva tempo nell'offendermi senza mai scusarsi.
Tutte le volte mi sottovalutava, credeva che mi sarebbe bastato fare solo delle stupide alzate con lui, non me ne facevo un bel niente se aveva quell'opinione di me. Volevo schiacciare in continuazione e ripetutamente senza mai smettere e tutte le volte che me lo proibiva era perché non mi riteneva all'altezza.
Già, non ero mai abbastanza. Mi ero allenato giorno e notte con il vecchio coach Ukai, non gliel'avevo mai detto proprio perché volevo sorprenderlo.
Nell'ultima mezz'ora misi in atto tutte le tecniche segrete imparate dal vecchio coach e lo vidi infuriarsi, rabbia, rabbia e solo rabbia, entrambi vedevamo e volevamo la stessa cosa, la vittoria.
E avremmo fatto qualsiasi cosa pur di ottenerla, perfino rinunciare a noi.
"L'INARIZAKI HA OTTENUTO UN PUNTO, NE MANCA SOLO UN ALTRO-" maledetto telecronista.
"Time out!" Disse l'allenatore della Shiratorizawa, probabilmente voleva spezzare la tensione ma la determinazione non ce la toglieva nessuno.
Mancava un solo punto, uno solo, e avrei vinto.
Iniziai a pensare in prima persona perché ero stanco di pensare sempre agli altri, ogni tanto bisognava valorizzarsi altrimenti non potevo andare da nessuna parte.
Avrei vinto.
Io. Non lui.
Non colui che mi distrusse durante la prima partita che giocammo.
Non esso che mi aveva sempre guardato dall'alto in basso anche se eravamo nella stessa squadra.
Non codesto che non smetteva mai di sminuirmi e rimproverarmi inutilmente tutte le volte.
Non lui che non credeva mai in me.
Dannazione, la palla stava per essere schiacciata da Ushijima e dal modo in cui caricò tutta la forza era impossibile non farla cadere, se non avessimo fatto un muro o una ricezione perfetta avremmo perso, non dovevo permetterlo per nulla al mondo. Non mi sarei mai perdonato e queste cose le pensava anche lui, ma nonostante ne fossi consapevole non m'importava più niente, ora c'ero io.
Ushijima imprecò prima di schiacciare quella palla infuocata, a murare c'eravamo solo io e Atsumu che non poteva aiutarmi poiché era alla mia destra, lui stava per schiacciare a sinistra, dov'ero io.
Con la mia forza e il mio corpo non sarei riuscito a murare quella palla manco con lo spirito santo, per quanto fossi determinato, la forza è sempre forza.
Schiacciò e in quel momento mi passò la vita davanti, mi sarei quasi suicidato se non avessimo fatto punto perché non mi andava giù in nessun modo che vincesse ancora una volta lui, così decisi di fare un'impresa folle.
Ovvero quella di ricevere la palla con la faccia. Secondo le mie ipotesi da suicida la palla avrebbe dovuto rimbalzare in alto, dando così l'opportunità ad Atsumu di alzare a qualcuno, in cambio c'avrei rimesso il mio naso però.
Ma potevo rompermi un braccio una gamba, in quel momento tutto ciò che desideravo era vincere e basta. Mi ero letteralmente trasformato in un'altra persona, un me mai visto prima. Come previsto la palla colpì il mio naso, rompendolo.
Tutti mi guardarono e senza perdere tempo urlai "ATSUMU ULTIMO TOCCO!"
Non perse un attimo e ci mettemmo subito in posizione per l'attacco sincronizzato che era riuscito molto bene in quella partita, mentre tirai su col naso un milione di volte.
Il sangue iniziava a gocciolare, cercavo in tutti i modi di fermare i fiumi che stavano per uscirmi, se l'arbitro li avesse notati mi avrebbe fatto uscire e non potevo, non dovevo. Chi si aspettava che Atsumu l'alzasse a me dopo quella ricezione da suicida? Nessuno.
Proprio così. Nell'attimo in cui la palla rimbalzò in aria lo guardai con tutta la determinazione che avevo per fargli capire che l'avrebbe dovuta alzare a me anche a costo di morire.
L'adrenalina scorreva nelle mie vene e iniziai a pensare che competere contro di lui alla fine non era così male, mi diedi dello stupido quando mi sottovalutai e pensai di non farcela. Normalmente pensavo di non farcela senza di lui in ogni occasione, ma durante quella partita capii che in realtà era il contrario.
Io ormai avevo imparato a volare, da solo, libero, come avevo sempre desiderato dopo anni di insicurezze e notti insonni passate a pensare di essere davvero inutile.
Prendemmo la rincorsa tutti insieme e come dei falchi saltammo contemporaneamente, Atsumu mi alzò la palla e tutto sembrò congelarsi.
C'era di nuovo Tobio a murare le mie schiacciate, lì lo guardai davvero, mentre ero sospeso in aria pronto per schiacciare la palla, mi scontrai con i suoi occhi, che fecero aumentare la voglia di vincere ancora di più.
Concentrai tutta la mia fottuta forza sui piedi e sulla mano destra, inarcai la schiena e mentre lo guardavo pieno di determinazione urlai "BECCATI QUESTO, BASTARDO!" e finalmente schiacciai quella dannata palla che in meno di una frazione di secondo toccò terra.
Una sensazione mai provata prima invase il mio corpo, davvero era questo ciò che provavano i vincitori? Una soddisfazione mai avuta. Ora capisco perché non voleva farmi vincere, voleva che non provassi tale piacere? Che egoista del cazzo.
Kageyama in quella partita era morto per me, non vedevo niente di bello in lui e per la prima volta aprii gli occhi, magari me ne sarei pentito ma ero fiero di odiarlo così tanto, soprattutto ero fiero per aver visto la sua espressione triste.
Caddi a terra senza manco la forza per respirare, avevo la schiena e la testa abbassata mentre il sangue colava senza fermarsi. Mi misi a ridere, sì, risi di gusto, probabilmente gli altri pensarono che fossi psicopatico, poi alzai la faccia e lo guardai.
"Ho vinto io" dissi fiero, prima di svenire.

 "Ho vinto io" dissi fiero, prima di svenire

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.




-Spazio autrice-

Heyy, scusate il ritardo ecco qui il capitolo 20, Hinata ha scoperto una parte di sé che non sapeva di avere? Ci vediamo al prossimo capitolo!❤️

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora