Capitolo n. 17 (prima parte)

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Apro Google e navigo da un sito  all’altro perdendo la cognizione del tempo. È  incredibile  quello che si trova in rete, mi stupisco ogni volta , sembra un mondo dentro un altro mondo. Quando finalmente  stacco gli occhi dal video mi accorgo  che è tardissimo.

“È  ora di mettere a letto Max” mi ricorda il mio cuore di mamma.

La luce nella sua cameretta è accesa e lo trovo  seduto sul letto,  infilato per metà  sotto le coperte con Christian che legge  Re Leone .

Max conosce a memoria quasi  tutte le battute di Pumbaa  e quando arriva il suo turno le recita in tono solenne, stando attento a non sbagliare. Poi si batte le mani da solo soddisfatto e suo padre si complimenta incitandolo  a ripeterla, finendo per sbellicarsi  insieme.

Mi godo queste risate   in silenzio fino al termine della storia, poi   diamo entrambi a Max  il bacio della buona notte  e lo lasciamo con la lucina di cortesia accesa  che si addormenti da solo.

-Com’è andata?- chiedo a Christian  curiosa,  -mi sembra che tu ti  sia divertito  questa sera-.

La sua bocca si piega in un sorriso caldo, oserei dire quasi beato  e i suoi occhi  sono leggeri e sognanti .  È  stupenda questa espressione del suo volto.

-Anche troppo. Ero talmente rilassato….-, sospira stringendo leggermente le spalle, mentre ci spostiamo di qualche metro fuori nel corridoio.

-Com’è possibile che io provi un affetto così importante per lui dopo poco tempo. È  un sentimento dolce, di protezione, vorrei stringerlo a me ogni volta che parla o mi guarda. Sai quante volte devo trattenermi per non sembrare patetico.  Mi ritrovo a guardarlo, ad ascoltarlo, e ho bisogno di toccarlo per assicurarmi che sia veramente  qui con me. Non mi sembra ancora vero. Lui è…… mio figlio. Un figlio, capisci. È  una delle cose più belle che mi potessero capitare-, i suoi occhi grigi  sono grandi  e intensi  mentre parla,  e a me viene un groppo in gola,  -oltre a conoscere te-, aggiunge piano.

“Oh… no, per carità, non parlarmi così”.

Queste parole e il tono pacato  della sua voce  accendono il mio senso materno e vorrei tanto abbracciarlo, consolarlo, amarlo.

Mi trattengo a stento.

“Non compiangerlo!” urla la mia vocina.

-E questa malinconia allora, da cosa dipende?- gli dico cercando di farlo reagire.

Si passa le dita tra i capelli, nervoso.

-Perché ho paura di risvegliarmi  e puff…. tutto svanito.   Ritrovo la casa vuota, la mia vita vuota…..-. 

Blocco le sue parole  alzando una mano e fissandolo  con determinazione.

-È  così che ti senti? Perché non vivi  appieno  la tua felicità senza importi questi  dubbi. Anche Max  ti è  affezionato e hai la sua completa fiducia. L’ho visto anche prima mentre giocavate, si affida  completamente a te. Cosa  ti preoccupa  in questo modo?-

Leggo nei suoi occhi un attimo di smarrimento e  la sua postura è vigile, parla al posto suo.

-Sono io vero? Sono io il tuo incubo. Non hai più nessuna fiducia in me, pensi che voglia ancora farti del male e allontanarti da Max?-

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