Capitolo 24 (seconda parte)

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-Se non ricordo male due sono state scattate il sabato mattina che siamo andati a correre in spiaggia-, chiarisco,  poi  aspetto la sua conferma.

Lui annuisce, appoggia il cucchiaino e sposta la coppetta in mezzo al tavolo. È  ancora piena. Inspira forte.

-E un’altra che mi ritrae venerdì pomeriggio,  mentre rientro a casa di mia madre, dopo il nostro incontro all’Hilton -, proseguo con la descrizione dei fatti.

Annuisce di nuovo.  

-Ne hai ricevute altre?-

-No!- risponde secco.

-Venerdì pomeriggio non avevo ancora detto il mio vero nome a Thomas, gli avevo dato solo il numero di telefono, che per inciso era intestato a Emma, come tutto il resto. Solo quella sera, al termine della cena, gli ho rivelato  il mio nome esatto. Non mi tornano i tempi, come ha fatto a scattarmi quella fotografia se non sapeva neanche chi ero?-

Sospira e scuote con un moto di irritazione la testa, ma non risponde.

-Christian, voglio la verità, non nascondermi quello che mi riguarda. Per favore-, chiedo fervidamente.  Voglio solo capire.

Sono certa che  lui abbia delle risposte da darmi, ma  non noto nessuna intenzione da parte sua a parlare.

-Le cose sono due-, proseguo la mia analisi, - o Thomas mi ha seguita già la prima sera fino a casa di mia madre, sospettando  la mia vera identità, ma dubito molto che sia andata così.  Oppure le fotografie e le minacce sono opera di qualcun altro-.

 Forse Taylor o Welch hanno già individuato il responsabile, ma perché questa reticenza, cosa mi nasconde.

-Per la miseria Christian…-, sbotto -sono reduce da un’aggressione e un tentativo di rapimento e mi sembra di aver affrontato con coraggio tutte le conseguenze.

Vorrei  conoscere le stesse cose che sai tu sui pericoli che dobbiamo affrontare. Chi è che ci minaccia, perché vuoi tener segreta la sua identità, cosa c’è di tanto grave che io non possa sapere?-,  la raffica  repentina delle mie domande lo spaventa. Sembra smarrito.

C’è una supplica silenziosa nel suo sguardo.

Quei   stupendi e luminosi occhi grigi m’implorano inquieti.

Mi dispiace, voglio sapere. Lo tormento ancora.

-È  qualcuno di cui aver veramente paura, vero? Qualcuno di pericoloso che può arrivare a farci del male, qualcuno…..-

-No, no…. Basta smettila!-, interrompe bruscamente il mio delirio di domande.

-Calmati per favore, non c’è ….. non ci sono….. insomma, non so come dirtelo, non voglio che ti arrabbi-, incespica sulle parole, ancora titubante.

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