Capitolo n. 13 (prima parte)

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Grazie per la partecipazione ragazze.Ho bisogno di sentirvi vicine e un po' di sano incitamento mi riempie di gioia.

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Un doppio bip e il suono  melodioso di un piano  si diffonde nella stanza insieme ad un aroma etereo di legno e vaniglia.

Christian  versa  del liquido ambrato dentro due bicchieri bassi e rotondi.

Si avvicina,  la mascella è dura e contratta, un po’ più morbida la linea dei suoi occhi, mi offre uno dei bicchieri di Cognac.

Poi si sposta davanti  alla vetrata, mettendo una distanza di sicurezza tra noi, e senza mai darmi le spalle,  cammina lentamente avanti e indietro.

È da tanto che non bevo alcolici così forti, non ne ricordo neanche più il sapore.

Annuso  il profumo dolce, sembra tabacco misto ai fiori di tiglio, l’alcol mi penetra pungendomi   il naso.

Ne assaggio qualche goccia: scalda subito la bocca, brucia in gola, ritorno vigile.

Lui continua nella sua solitaria passeggiata in un silenzio che si sta facendo spinoso.

Ma io non me la sento di prendere l’iniziativa di dire qualcosa.

Certo non mi mancherebbero le  domande da fargli, ma sono intimidita da questa situazione, la paura di sbagliare  mi inibisce.

Fisso il bicchiere che ho in mano e  i riflessi che sprigiona quel fluido indiscreto, che  sento girare indisturbato nelle mio corpo assimilando il mio malessere.

Ci  guardo dentro  rapita,    come fosse la sfera magica dell’indovina, cercandoci   una soluzione, un’ispirazione divina che trovi  il bandolo della matassa e risolva  i nostri  dilemmi.

Continuiamo a studiarci a vicenda senza trovare il coraggio di essere spontanei, di fare il primo passo, di lasciar  parlare il nostro cuore.

Lo  osservo  di nuovo, è fermo, una mano in tasca e nell’altra stringe con forza  il bicchiere,  lo sguardo è  fisso oltre le vetrate,  pensieroso.

Lui è ancora pieno di rancore nei miei confronti, ma è reticente ad ammetterlo.  Lo reprime  dietro alla sua innata educazione. Cerca un compromesso perché tiene a Max e teme di correre il rischio che io prenda qualche decisione contro la sua paternità.

Nello stesso tempo  deve fare i conti con l’attrazione che prova ancora per me, la nostra  scossa s'innesca ogni volta che ci guardiamo, che ci sfioriamo. E’ tangibile non  possiamo fingere che non ci sia. Sono i nostri corpi che si attraggono.

Forse dovrei insistere finché cede. Una botta e via,  ci togliamo il pensiero e magari ci accorgiamo che non stiamo più bene insieme, che  seguiamo erroneamente un’illusione.

Illusione… qual è l’immagine che non è reale. Il nostro amore? La nostra attrazione?

Ci sono  i miei ritratti appesi alla parete. Anche qui trovo un’illusione. Contempla queste foto immaginandomi  ancora qui, con lui.

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