Capitolo n. 21 (prima parte)

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VENERDI 

-Chi era il tuo nemico oggi Grey? Eri indiavolato-, mi dice Bastille srotolando le fasce dalle mani, senza riuscire  a reprimere del tutto un piccolo ghigno.

L’ho messo in crisi assestandogli un paio  di mosse  giuste, stamattina ero in forma e gli ho dato filo da torcere.

-Sei tu che ti stai rammollendo-, lo schernisco con la solita battuta, -dovrò cercarmi presto un altro partner-.

Lui ride per nulla intimorito dalla mia  minaccia e  infila guanti e casco nello zaino.

-Domani mattina verrò  più tardi, facciamo per le otto-, mi avvisa salutandomi e uscendo dalla palestra.

Un’ora di kick boxe con Bastille riesce solitamente a farmi sfogare l’energia repressa, invece mi sento ancora irrequieto. Ho ancora un po’ di tempo a disposizione  e  decido per una corsa in salita sul tapis roulant.

È  stata proprio una scelta azzeccata quella di inserire  queste macchine  in palestra,

volevo offrire  ad Ana un’ alternativa  che non le facesse troppo rimpiangere la corsa all’aria aperta e  da come  si diverte credo  di esserci riuscito.

Quando mi sento arrivare finalmente allo stremo e le ginocchia si induriscono mi arrendo e ritorno in camera mia a prepararmi.

Welch mi aspetta in ufficio alle 9 per  studiare una linea di condotta  per quella complicazione sorta in  Sudan, e io vorrei arrivare prima per fare alcune telefonate.

Andrea è già attiva, alle prese con la mia agenda degli appuntamenti.

-A che ora arriveranno il delegato e il responsabile degli aiuti umanitari?-, m’informo  fermandomi nella sua postazione.

-Appuntamento qui alle 10, signore,  poi alle 12,30 la colazione di lavoro sempre con loro-, mi risponde precisa.

-Perché? Devo accompagnarli anche a pranzo?-, chiedo  seccato.

Al diavolo non sono in vena di conversazioni noiose.

-Ros ha lasciato queste disposizioni. Resta da decidere solo il luogo-, alza un sopracciglio in attesa.

-Dove pernottano?-  sbuffo  contrariato.

 Merda,  Ros lo sa che odio occuparmi di pubbliche relazioni, perché cazzo mi ha

rifilato questa rogna,  dovrò sorbirmi convenevoli e chiacchiere inutili.

- Al Fairmont Olympic-, mi informa Andrea.

-Prenota  la  saletta privata. Avvisali che dovranno essere veloci. Concedo al massimo un’ora del mio tempo-, taglio corto e vado in ufficio ad aspettare Welch.

All’ora stabilita sono davanti all’ascensore insieme al mio collaboratore ad accogliere queste persone,  non è la prassi normale,  faccio un’eccezione solo perché a quanto pare Ros ritiene che debbano essere trattati con i guanti.

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