Capitolo n. 6 (prima parte)

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Di più - capitolo 6 (prima parte)

Apro  le mani sul viso guardando a terra,  attraverso le dita.

Un paio di  Salomon nere da jogging sono piantate davanti a me.

-Anastasia -  una voce profonda  e disorientata pronuncia il mio nome.

Un appello accorato.

-Anastasia…. Sei proprio tu?-

Mi sento mancare la terra sotto i piedi, la tensione è troppo intensa, chiudo gli occhi,  non riesco a guardare.

No, no… non può essere lui. E’ uno scherzo della mia fantasia, una suggestione. Sono talmente ossessionata dal pensiero che mi stia ancora cercando, che arrivo persino a immaginarmelo qui.

-Anastasia… Per favore…. Guardami- la voce implorante è più vicina.

Il ritmo  rapido del suo respiro fa partire un nuovo battito  tumultuoso al mio cuore.

Compio uno sforzo sovrumano per riaprire le palpebre, è come se una morsa le tenesse strette.

E’ accovacciato davanti a me, le mani giunte davanti alla bocca in preghiera.

I suoi penetranti occhi grigi cercano freneticamente di intercettare i miei.

E’ un’altra scossa quella che avverto quando i nostri sguardi s'incontrano. La nostra scossa.

Non so cosa dire, non mi ero preparata a un incontro così! Lo avevo immaginato nella mia testa  in tanti modi, con tanti  tipi di discorsi da fargli, ma così, adesso… 

“Aiuto”

Ho la bocca secca, provo ad aprirla ma non riesco ad articolare una parola.

Il suo  sguardo si rattrista.

-Ana, perché?.......  Perché te ne sei andata……-

Un moto di rabbia e di rimpianto gli attraversa il viso.

-PERCHE’-  dice secco alzando di un tono la voce e facendomi sussultare -non mi hai detto che aspettavi  un bambino?-

Mi prende un tremore incontrollabile, penso a Max, il mio piccolo….  E’ ansia.

Christian se ne accorge  e prima che me ne renda  conto,  prende le mie mani tra le sue. Sono bollenti.

-Parlami Ana, per favore, non voglio farti del male,  ho bisogno di sapere….   È mio figlio vero?- è una supplica   piena di riverenziale timore.

Gli faccio di sì con la testa e riesco anche a dirgli un <Sì> strozzato in gola.

-E’ con te,  …qui a Savannah?- mormora con voce bassa e tremula.

Annuisco di nuovo.

Continua a tenermi le mani, che tremano convulsamente come le mie gambe.

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