N.d.r. e capitolo n. 3 (prima parte)

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Nota dell'autore

Vorrei evitare di trovare commenti  sul tono di “perché non ti scrivi una tua storia” oppure “non sono più loro” ecc.  A tal  fine  invito  a leggere con attenzione la nota che segue.

(N.d.r.)

Terminato di leggere il terzo libro di E.L. James, Cinquanta Sfumature di Rosso,  una forte sensazione di vuoto e di perdita mi pervase tanto da costringermi a cercare nel web qualsiasi tipo di informazione riguardasse quei due ragazzi. Era quasi un’ossessione, appena avevo un minuto inseguivo quei nomi tra blog, POV di  Christian di vari autori, siti di tendenza, social,  fin quando non individuai una fan fiction scritta in inglese che faceva continuare la loro storia in maniera diversa, dopo che Anastasia scopriva di essere incinta. Lessi i primi dieci capitoli, l’idea di farli separare,  passare alcuni anni e farli ritrovare non mi dispiacque, ma i personaggi mi risultarono un po’ delle marionette, maneggiati, poco credibili insomma.

Da qui l’idea di riscrivere, partendo dallo stesso punto, una nuova storia.

In “Di più” ritroverete quindi molti luoghi e personaggi scritti negli originali della trilogia delle Sfumature.

Il  dolore che accompagnerà la separazione  cambierà i due protagonisti che,  pur mantenendo la loro identità, subiranno una trasformazione nel loro comportamento.

Di spunto per la parte psicologica, in particolare quella del perdono, il testo “Donne che corrono con i lupi”.

Scritta da gennaio ad aprile  2013 e pubblicata  da maggio 2013.

Questa è la mia  fan fiction.  Anthea.

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Di più - Capitolo 3   (prima parte)

Anastasia

Consegno il mio biglietto alla signorina  con i capelli neri e lunghi davanti agli occhi stile “Mortisia”,  del banco del check-in.

Dopo averlo controllato, me lo restituisce insieme ai documenti con un mezzo sorriso di cortesia. Mette le etichette al mio bagaglio  e mi congeda con un -Le auguro buon viaggio- che ripete stancamente ad ogni passeggero.

Li prendo e  li infilo in borsa con  una smorfia di delusione. Nessuno me li ha convertiti in prima classe, com'è successo l’ultima volta che sono partita per Savannah.

Scaccio quel pensiero ridicolo, non è il momento di farsi prendere dalla nostalgia, e raggiungo Josè che si è già seduto nella sala d’aspetto. Manca più di un’ora alla partenza, ci siamo presi per tempo per salutarci  senza fretta.

E’ stato un alleato  insostituibile  in questi mesi. Sono rimasta ad abitare nel suo piccolo appartamento che condivide  con Ronald, un suo amico d’infanzia che frequenta come lui l’ultimo anno di università.

Josè, molto cavallerescamente, mi ha lasciata dormire nella sua camera e lui si è sistemato con una brandina pieghevole nel salottino/studio, senza mai lamentarsi della  scomodità di aprire la sera il letto e richiuderlo ogni mattina per poter passare nella stanza.

Abbiamo raggiunto invece una buona intesa, lui si è rassegnato al suo ruolo di amico fraterno senza uscire dai ranghi. Solo una volta, a dire il vero,  si è azzardato ad avvicinarsi  stringendomi tra le braccia con più fervore del dovuto, ma il mio sguardo truce lo ha subito rimesso al suo posto, senza neanche aver bisogno di parlare.

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