Capitolo 17

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Lunedì arrivò presto, e quella mattina si respirava un'aria tranquilla. Oggi Federica avrebbe avuto il progetto con Ciro, ma prima ci sarebbe stata la classica lezione con la professoressa Amelia, così dopo la colazione i detenuti entrarono in classe aspettando l'arrivo della professoressa.

Federica si sedette davanti al banco di Ciro e dietro Filippo, e dopo un rapido saluto al milanese, si voltò a causa del moro che giocava con i suoi capelli.

"Hai finito?" Domandò spazientita ma allo stesso tempo divertita, odiava le persone che le toccavano i capelli, e Ciro non era un'eccezione, ma fu' felice di ricevere notevoli attenzioni dal moro. Lui alzò le mani in segno di arresa e sorrise leggermente, in quei due giorni non avevano avuto occasione di vedersi se non da lontano per pochi istanti, quindi erano entrambi di buon umore al pensiero di passare un'oretta da soli.

La professoressa entrò nell'aula e zittì la classe, e dopo un appello veloce iniziò a parlare.

"Ho saputo che il professor Bianchi vi ha lasciato un progetto interessante da fare a coppie, e ho saputo che alcuni di voi già hanno iniziato, ve lo dico sempre, apritevi l'uno con l'altro, potrete trovare cose in comune, aprire dibattiti interessanti, la sociologia è una scienza tutta da scoprire."

La donna domandò a chi aveva già iniziato il corso come fosse andata la prima lezione e se alcuni risposero bene o normale altri la trovavarono una noia e non volevano proprio fare niente.

"Comunque, oggi non sono qui a parlarvi di sociologia, questo lo faremo quando sarà qui con noi Walter, invece volevo parlarvi di Poesia."

La professoressa scrisse alla lavagna l'ultima parola pronunciata sottolineandola.

"Che cos'è la poesia? Pasolini diceva che la poesia è qualcosa di oscuro che rende luminosa la vita."

Federica ed Edoardo si ritrovarono ad ascoltare attentamente le parole della donna, mentre il resto della classe era visibilmente annoiato, tanto da far sbadigliare Ciro che ricevette un'occhiata di disapprovazione da parte della mora.

"Va bene, un permesso premio per andare a Posillipo, interessa a qualcuno?" A quell'affermazione tutta la classe si girò ad ascoltarla.

"Professòrè, io ppe nu' juorno e' permèss me o' baceress in vocca a Pasolìn." La battuta di Totò non tardò ad arrivare.

"Allora dovete scrivere una poesia, e la più bella verrà selezionata per il premio di Posillipo."

Edoardo dentro di sé, era entusiasta, aveva sempre avuto la passione di scrivere, e quando Gennaro irruppe dentro la stanza scusandosi con la professoressa per il disturbo, entrò dietro di lui la giovane Teresa, che timidamente disse alla professoressa che il disegno era arrivato. I commenti poco carini dei maschi non tardarono ad arrivare, mentre il giovane Conte la chiamava per avere la sua attenzione, che non arrivò, perché la biondina non aveva smesso di parlare con la professoressa letteralmente imbarazzata dai commenti e soprattutto dalla voce melodiosa di Edoardo che la chiamava.

"Ragazzi, allora andiamo tutti in laboratorio, forza."

Sia femmine che maschi si alzarono dai loro rispettivi banchi e andarono nel laboratorio per procedere alla realizzazione del disegno che qualche settimana prima avevano attuato. Edoardo però restò in classe per chiedere alla professoressa ulteriori spiegazioni su come dovesse scrivere la sua poesia.

Arrivata in laboratorio Federica parlò un po' con cardiotrap, dato che i due stavano svolgendo lo stesso compito assegnatogli da Teresa, Ciro invece era comodamente seduto su una sedia a fumare, osservando da lontano la bella mora.

"Fedèrì, comm sfaccìm funziòn sto fornò, nun riescò ad aprirlò." Imprecò il giovane cantante cercando di aprire invano quel forno. Quando Federica si avvicinò e con un piccolo gesto lo aprì, Cardiotrap la guardò male.

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora