Capitolo 10

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Filippo portò Federica fuori da lì e insieme si sedettero su una panchina. Lui la abbracciò e cercò di calmarla. Il giovane Ferrari era sconvolto dalla cattiveria che quel biondo aveva usato verso di lei, e non credeva a mezza parola, o almeno, non come l'aveva raccontata lui, anche se ci aveva capito ben poco, ovvero quasi ucciso, patrigno e tentato stupro, queste erano le parole che il ricciolino aveva sentito, e per una volta fu' felice che Ciro avesse dato una lezione al biondo, perché Federica, come ogni ragazza, non si meritava di certo essere trattata così davanti a tutti.

Pochi minuti dopo, finalmente Federica smise di piangere e ringraziò il giovane Ferrari per esserle rimasto accanto. Filippo per fortuna di lei, non accennò nemmeno una parola sulle parole che Matteo Barbieri aveva pronunciato minuti prima, ma anzi cercò di distrarla. In mensa raccontò tutto a Naditza insieme a Silvia che era presente e aveva assistito alla scenata di botte da parte di Ciro, e a proposito di lui, era preoccupata, voleva vederlo. Dopo mangiato le ragazze furono portate in cortile.

Federica stava seduta sulla panchina da sola a domandarsi in che condizioni si trovava ora il compagno e soprattutto che punizione avrebbe avuto Ciro.

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Quando il comandante accompagnò il moro nel laboratorio dove averlo per l'ennesima volta rimproverato, gli diede le direttive per pulire tutto quel macello e tornò a fare altre commissioni. Federica non perse occasione e andò dentro il laboratorio, dove ora, Ciro stava fumando guardandosi intorno spaesato su dove iniziare e soprattutto come pulire.

Lei entrò nel laboratorio, e lui la sentì subito, quando si girò e la vide si stupì di vederla, aveva ancora il volto arrossato ma aveva smesso di piangere e si vedeva che era più tranquilla. Lui al suo ingresso non disse niente, fece come se lei non ci fosse.

"Ti fa male?" Domandò lei per rompere il ghiaccio avvicinandosi a lui.

"Cosa?" Rispose lui.

"Il tuo labbro, è spaccato e sta uscendo ancora del sangue." Lo informò la mora. Lui si toccò il labbro e notò ancora qualche goccia si sangue ma lasciò stare.

"Fedèrì, è nu' graffiò, nun è nientè." Rispose lui.

Federica si avvicinò ancora di più a lui. "Devi disinfettarlo o si infetterà." Lo prese dal braccio con forza e lo fece appoggiare al lavandino che si trovava in quella stanza. Lui si stupì ma la lasciò fare. Adesso Federica aveva preso una pezza pulita e cercò qualcosa con cui disinfettare il labbro. Trovò stranamente un disinfettante su un tavolo, sicuramente lo avranno usato per disinfettare il giovane che Ciro aveva picchiato.

"ch' rè solè, mo te preoccùp ppe me?" Domandò lui visibilmente divertito. Lei scosse la testa e non rispose, si limitò solo a disinfettare la ferita. Quando finì lui ovviamente non la ringraziò. Si limitò solo a continuare a guardare tutto quel casino che c'era nella stanza, non aveva proprio voglia di ripulire.

"Perché non hai detto al comandante come sono andate veramente le cose?" Domandò la giovane Valli.

"Perché nun fusse cagnato nientè, isso è nu' figlie e' papà e' merdà, io song nu' criminalè, chi piens ca' crederebberò?" Chiese lui. Adesso si era preso una sigaretta dal marsupio e dopo essersela accesa iniziò a fumare.

"Se non ci provi non puoi saperlo." Rispose la mora e lui rise, in realtà non lo aveva detto per orgoglio, non voleva ammettere a voce alta che l'aveva fatto per lei, che quelle parole che il biondino pronunciava le sentiva parte di lui, senza un motivo, perché lei non era niente per lui, nemmeno la conosceva.

"Volevo ringraziarti per sta mattina, anche se non avresti dovuto farlo, se lo meritava." Continuò a parlare lei. Lui ora la guardò negli occhi e le si parò davanti con le braccia conserte.

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora