Capitolo 2

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Le ragazze arrivarono sul tetto dove trovarono già la direttrice insieme al comandante Massimo e l'educatore Beppe.

"Buongiorno ragazze, vi ho fatte chiamare perché ho una proposta da farvi." Aveva quindi iniziato Paola- "Mi chiedevo se a voi ragazze interesserebbe fare delle attività insieme ai ragazzi." Le ragazze annuirono in coro, mentre Federica stette zitta, non le importava più di tanto. "Bene, e cosa proporreste di fare?" Aveva domandato poi squadrando tutte. A Federica venne subito in mente canto, la sua più grande passione. Fin da piccola si era iscritta ad un corso di canto, era portata per la musica, e la sua voce assomigliava a quella di un usignolo, e oltre a cantare grazie alla sua migliore amica Agata, aveva imparato a suonare il piano e la chitarra, insomma si può dire che Federica era un piccolo genio, e proprio per tutte queste doti veniva sempre derisa alle elementari e media, come "la so tutto io di sto cazzo", nomignolo che l'aveva fatta piangere più volte. Ora però era diverso, era cresciuta, e nel liceo di Posillipo non era l'unica ad avere tutte queste doti, lei però era diversa dai compagni, perché i suoi compagni pensavano che solo i figli dei ricchi come loro avevano queste qualità e quelle possibilità, mentre lei credeva e affermava che tutti, ricchi e poveri, erano equali in tutto e per tutto. Prese coraggio e parlò- "Potremmo fare un corso di musica, io so cantare e suonare il piano, e mi piacerebbe insegnarlo anche agli altri." Le ragazze la guardarono stupita, non dissero niente, mentre la direttrice sorrise a Federica.

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"Allora vi piace come idea?" Le ragazze stranamente annuirono contente. "Si direttrì,così ci svaghiàm a' capa cantandò ." Aveva risposto Naditza facendo sorridere tutte, persino Federica.

"Potremmo fare anche alcune lezioni in classe in comune." Parlò un'altra ragazza.

 

"Si ci potrei pensare, bene ragazze buona giornata, domani convocherò anche i ragazzi e vi dirò cosa ho deciso di fare." La direttrice se ne andò lasciando le ragazze in estasi al pensiero di poter stare insieme ai ragazzi.

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La sera arrivò stranamente presto all'IPM. Ciro si trovava nella sua cella insieme ad Edoardo e Pino, e dopo aver fatto cenno a Pino di chiamare il "chiattilo", si mise a guardare il mare fuori dalla finestra in attesa del suo arrivo.

Pino fece come gli aveva ordinato il giovane boss, prese il chiattilo e lo portò da Ciro. Filippo era spaventato, ma cercò di non darlo a vedere.

"Chiattì, accomodati. Pigliati una sedia ci fumiamo una canna insieme." Disse Ciro non appena il ricciolino entrò. Edoardo gli passò la canna. "Non fumo, grazie." Affermò sedendosi. Edoardo rise e si sedette sul suo letto accanto a Pino.

"Allora Chiattì, lo sai perché ti ho fatto chiamare?" Chiese Ciro sedendosi di fronte a lui aspirando la canna. Filippo fece un cennò con la testa. Non lo sapeva.

"Chiattì, tu che sai fare, chi sei?" Domandò.

"Sono un pianista, suono." Rispose con voce tremolante.

"We ci potrèbb fa' na' bellà serenatà." Si intromise Edoardo ridendo.

"Eh abbiamo un artista, eh brav, mi piace." Disse Ciro prendendolo in giro. "Allora rimetti a posto la cella, spazzi a terra, rifai i letti, sempre a modo tuo però, l'artista." Continuò sorridendo. "Potrebbe essere un buon inizio, Cominci domani mattina sei assunto." Concluse.

"Assunto per cosa?" Domandò confuso.

"Come per cosa, per una lunga collaborazione." Spiegò Ciro iniziandosi a innervosire.

"No lunga non credo, io dopodomani me ne vado." Affermò Filippo convinto.

"Ah, allora prima che te ne vai, passa a fa i pulizì. Ciao Chiattì." Lo liquidò stanco di averlo davanti.

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora