Capitolo 6

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Era passata una settimana da quando Ciro aveva restituito il bracciale a Federica. I due non si erano più parlati, ognuno nel suo, tuttavia ogni qual volta che si vedevano per le due lezioni mattutine e per le due lezioni pomeridiane alla settimana, più volte si erano incrociati con gli occhi. La settimana era passata tranquilla, niente risse, niente tarantelle, e la direttrice ne fu' felice. Ora maschi e femmine si trovavano in classe e la professoressa aveva finalmente annunciato il corso d'arte che avrebbero fatto insieme ad una scuola tra 5 giorni. Quando la prof parlò e informò i giovani con quale scuola avrebbero collaborato, a Federica vennero i brividi, la sua scuola. Odiava il fatto che adesso, molto probabilmente, avrebbe incontrato qualche suo compagno o compagnia, perché non avrebbero avuto scrupoli nel giudicarla o nel prenderla in giro, li conosceva bene. La successiva ora passò lentamente, la professoressa aveva iniziato a parlare di letteratura e di Manzoni, argomenti che Federica sapeva bene, quindi non prestò poi così tanta attenzione.

Ciro era seduto nel suo solito banco e come al solito si rollava una sigaretta. I suoi occhi si spostarono su Federica, che seduta in prima fila a destra, si toccava il braccialetto pensando al padre. Giorni prima era ritornato a trovarla insieme all'avvocato e Margherita, la moglie dell'uomo. Dopo un caloroso abbraccio ai due coniugi e aver parlato con l'avvocato, il padre l'aveva informata che non appena ci sarebbe stato un prossimo colloquio sarebbe venuta la madre e il piccolo Luca, perchè erano finalmente usciti dall'ospedale e stavano bene.

Alla fine della lezione le ragazze andarono in cella mentre i ragazzi furono portati per un'oretta in cortile. Oggi Ciro aveva deciso che avrebbe infastidito un po' il giovane Filippo che ora, si trovava seduto da solo in una panchina. Filippo da quando si trovava la dentro, non aveva fatto amicizia con nessuno dei detenuti maschi, era solo considerato come un figlio di papà che doveva stare al suo posto, e ogni giorno aveva il compito di sistemare la cella di Ciro ed Edoardo. Odiava questo posto e tutte le persone che c'erano al suo interno, tranne una, Federica. Lei rappresentava per lui l'unica persona che lo trattava da essere umano, che non lo chiamava in quello strano modo Napoletano, che nemmeno sapeva cosa volesse dire, e con cui nel corso della settimana aveva riscoperto moltissime cose in comune, gli stava iniziando a piacere, perché ogni volta che si ritrovavano a parlare, aveva una strana agitazione dentro di sé, e non era paura, come quella che provava quando Ciro o gli altri gli si avvicinavano, era qualcos'altro che nemmeno lui sapeva ancora spiegare.

"Chiàttì, comm staì? comm ti trovi qui?" Ciro era arrivato insieme a Pino e Totò e si era seduto affianco a lui. Filippo si sentì subito intimorito.

"Bene, grazie." Rispose guardando Toto e Pino che erano di fronte a lui.

"Me fa piacerè, e col corsò e' musicà? comm va?" Aveva chiesto poi passandogli la sigaretta. Filippo ovviamente fece no con la testa, e lui sorrise, passando la sigaretta al biondino.

"Va molto bene, credo, sono io il musicista ma siete voi che mi ascoltate quindi ci terrei ad avere anche un vostro parere."

"Ah bbuo' nu' parerè nostrò? We Cirù simme diventàt accussì importànt ca' o' chiàttì vuolè nu' nostrò parerè." Si era intromesso il rosso prendendo in giro il ricciolino.

"Còs''è Chiàttì, piens e' esserè tu a ricere a nuje si amma dirtì cosà pensiàm o l''incontrariò?" Concluse Pino dando uno schiaffo sul collo del ricciolino.

"No,No,No, avete frainteso, era per farvi capire che il vostro parere è la cosa che conta di più qua dentro." Si affretto a giustificarsi il giovane.

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Federica aveva chiesto di poter fare un po' di prove al comandante che aveva acconsentito, così quando uscì in cortile per raggiungere la sala comune, vide da lontano Filippo visibilmente spaventato che parlava con Ciro, Pino e Totò. Lei chiese subito al comandante se poteva andare a chiamare pure lui per ripassare insieme e dopo che il comandante annuì, la lasciò andare a chiamare il giovane.

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora