Capitolo 37

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Ultimo capitolo

Questo capitolo è lunghissimo e non ho voluto dividerlo perché mi sembrava giusto così. Si consiglia di ascoltare domani la canzone di mare fuori in loop fino alla fine, soprattutto alla fine. Vorrei tanto che commentaste man mano alle varie cose che accadono per ricordare i bei vecchi tempi. Vi voglio bene

"Pccrè, ti ho portato la colazione." Il comandante entrò nella stanza d'ospedale e trovò Federica che cercava di alzarsi dal letto.

Posò la colazione sul tavolo e si precipitò da lei. "Ma che fai. Stai ancora in una fase di convalescenza, vuoi cadere?" La aiutò a sostenersi e la accompagnò fino a farla sedere. "Che mi avete portato di buono comandà?" Due settimane di ospedale la stavano uccidendo. Sarebbe uscita tra 10 giorni e ogni giorno aveva mille controlli. Per la fisioterapia alla gamba era ancora presto, avrebbe dovuto portare il gesso per altre 3 settimane. La benda alla testa gli era stata tolta, le era rimasta solo una cicatrice sulla fronte.

"Due cornetti al cioccolato e un succo ace. Proprio come piace a te." Il comandante era passato ogni giorno da lei. Anche la direttrice si era fatta vedere. Essendo ancora carcerata un poliziotto faceva guardia di fronte alla porta. Sembrava una criminale quando in realtà era solo una povera vittima. Il processo era stato spostato ai primi di agosto. Mancavano circa 3 settimane. Finalmente avrebbe vinto e sarebbe tornata di nuovo in libertà.

"Grazie comandà. Non dovete avere tutto questo riguardo per me." Gli sorrise. Lui le carezzò i lunghi capelli e le diede un buffetto sulla guancia. "Invece devo. Siete ancora responsabilità mia." Si odiava per quello che le era accaduto. Si sentiva in qualche modo responsabile. Ogni qual volta che succedeva qualcosa a ogni detenuto si sentiva in colpa, anche quando non avrebbe potuto fare niente. Ci teneva proprio tanto a quei ragazzi.

"Novità?" Chiese lei. Il comandante sapeva già a chi si riferisse. "Niente Pccrè. Mo devi pensare solo a guarire però." Lei sbuffò. Gli si strinse il cuore. La notte non faceva altro che rigirarsi nel letto e piangere per tutto, soprattutto per lui. Diavolo lo avrebbe preso a pugni se lo avesse davanti e subito dopo gli sarebbe buttata addosso per abbracciarlo. In quel momento voleva solo il suo di sostegno, ma lui glielo stava negando per ragioni a lei sconosciute. Era così cocciuto. Di cosa aveva paura per non venire? Non poteva essere vera la questione che non ci tenesse a lei. Lo aveva guardato negli occhi e ci aveva visto solo del sincero sentimento.

"Dite tutti così. Ma io non ce la faccio più. Voglio solo che tutto questo finisca."

"Lo so. Finirà presto. Tra tre settimane avrai il processo e lo vincerai. Verrai scarcerata e potrai finalmente riprendere la tua vita in mano lontano da qui." Il comandante era stato informato da Vittorio sulle decisione che aveva preso per il futuro. Vittorio e Margherita avrebbero portato Federica a Roma dove avrebbe studiato là. Per quanto riguarda Luca erano già in corso le procedure per adottarlo e stava andando tutto bene. Piano piano le cose si stavano sistemando, solo il cuore di Federica non stava guarendo.

Teresa aveva appena raggiunto l'Ipm. Dopo aver salutato cordialmente le guardie entrò dentro l'istituto. I ragazzi se ne stavano al campo a giocare a calcio. Quel giorno era in anticipo, perciò non era ancora iniziato il corso pomeridiano per finire il mosaico. Ormai mancava poco. Bisogna solo rifinire gli ultimi dettagli e pitturare ancora qualcosa, ma erano a buon punto.

Teresa si appoggiò alla rete alle ricerca del suo ragazzo. Lo individuò mentre correva per recuperare il pallone. "Edo." Lo chiamò. Lui si voltò come anche il resto dei ragazzi. Tutti la fissarono. "Pccrè. Ti dedico un goal e mo veng. Voi continuate a pazzià" Affermò Edoardo sorridendo a Teresa e guardando male i suoi compagni perché la stavano guardando troppo.

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora