Capitolo 5

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Il giorno dopo, fortunatamente, le lezioni in classe erano normali, niente maschi e femmine insieme, e Federica dopo una lunga notte insonne, cercò di non pensare alla giornata di ieri, perché si era ripromessa di non farsi più vedere in quel modo. specialmente da lui. Ciro si svegliò stranamente di buon umore, e dopo essersi preparato per la colazione andò insieme agli altri a fare lezione.

Oggi sarebbe iniziato il corso di musica, e Filippo e Federica vennero chiamati prima per provare a suonare insieme il piano. I due passarono due ore insieme, tra chiacchiere e brani. Federica scoprì perché lui si trovasse in carcere. Nella sera del suo arrivo a Napoli, ad una festa, ubriaco e fatto, aveva avuto un'idea stupida insieme ai suoi amici, ovvero quella di salire in un palazzo alto e abbandonato e fare uno stupido video. Purtroppo però, quella che doveva essere solo una bambinata, si rivelò tutt'altro, perché un suo amico, Greg, così si chiamava, nel fare quel video appeso a mezz'aria tenuto da Filippo, scivolò e cadde di sotto, ovviamente non sopravvisse. Federica, se pur trovò quella cosa non solo stupida ma anche da irresponsabili, non si permise a giudicare Filippo, ma anzi, cercò di consolarlo, toccandogli delicatamente la spalla per dargli forza, vedeva dai suoi occhi quanto fosse pentito e quanto gli mancasse l'amico, il suo era stato un incidente, non era un criminale come la maggior parte degli altri ragazzi qui, che invece, avevano scelto di uccidere. Quando lui le chiese come mai lei si trovasse lì, Federica non volle rispondere, non si sentiva ancora pronta a riaffrontare il discorso, aveva ancora impressa le immagini di quell'uomo che tentavano di toglierle le mutande davanti alla madre e a fratellastro. Filippo se pur non sapeva la ragione del perché lei si trovasse lì, era quasi sicuro, che la sua causa era o un incidente o legittima difesa, non riusciva a credere che Federica fosse una criminale, non solo non aveva la faccia, ma era proprio vederla così a disagio, così fuori da quel contesto, che si rivisse in lei, era così pura che in quel posto qualsiasi cosa toccasse pareva sporcarla, ma lei non si sentiva così, perché se pur non era una criminale, aveva compiuto, per legittima difesa, uno sbaglio, di cui non se ne pentiva, l'avrebbe fatto di nuovo.

"Bene ragazzi, come stanno andando le prove?" Ad interromperli fù Beppe, che non appena entrò nella stanza, prese una sedia e la portò accanto al pianoforte dove erano seduti i due giovani, e si sedette. "Fatemi sentire qualcosa."

I due giovani presero a suonare il piano, beethoven, era questo l'autore che avevano scelto per iniziare, uno dei più grandi musicisti della storia della musica.

"Siete straordinari, vedrete che anche i vostri compagni apprezzeranno tutto questo, e magari a qualcuno verrà la voglia di imparare." Aveva quindi risposto Beppe facendo un piccolo applauso ai due giovani. "Adesso andate a mangiare, più tardi vi verrò a prendere verso le 15, così da lasciarvi una mezz'oretta per decidere cosa voler suonare e esercitarvi un altro pochino, spero che quei spartiti che vi ho procurato vi piacciano, magari potreste farmi altre richieste di altri brani e le prossime volte ve lì porterò." Concluse alzandosi dalla sedia.

"Si certo, grazie Beppe." Aveva risposto Federica.

Dopo pranzo, I ragazzi furono portati in cortile per prendere un po' d'aria. Edoardo si era ovviamente seduto accanto a Ciro su una panchina e gli aveva acceso una sigaretta, mentre gli altri erano nel campo a giocare. I due amici si ritrovarono a parlare del più e del meno, godendosi il sole che spiccava alto nel cielo, oggi era una giornata particolarmente calda.

"Edùà, faglì bberè comm si giocà a pallonè, ca' chisti nun song cosà." Aveva detto ad un tratto Ciro, guardando i compagni giocare. Si era annoiato. Edoardò si alzò dalla panchina.

"Vienì pure tu a pazzià fratm, nun lasciàrm sul dai." Aveva risposto il giovane all'amico. Ciro scosse la testa.

"teng chè fa'. Ci verimm aropp'." Aveva risposto alzandosi dalla panchina e avvicinandosi a Lino. Edoardo annuì e andò a giocare insieme ai compagni, lui e Pino oggettivamente erano i più forti a giocare a calcio.

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora