Capitolo 23

4.4K 110 10
                                    

Federica non aveva chiuso occhio, continuava a rileggere la lettera confusa. Si alzò con due profonde occhiaie, che cercò di coprire con del correttore. Si vestì svogliatamente e insieme alle amiche andò in mensa per fare colazione. Le ragazze si ritrovarono a parlottare del processo, che a breve, Federica avrebbe avuto, ormai mancava poco più di un mese, e la giovane Valli non vedeva l'ora di sapere il verdetto, voleva uscire di lì e riacquistare la sua libertà, soltanto che aveva fortemente paura che Fabrizio riuscisse di nuovo a scamparla, quasi si odiò per non averlo ucciso.

Le ragazze andarono nella sala dove si svolgeva il progetto di ceramica, e iniziarono a lavorare sul mosaico. I maschi le avrebbero raggiunte dopo, perché quel giorno avrebbero svolto lezione singola.

Federica si affrettò ad alzarsi le maniche della giaccia, presa dal troppo caldo, pensava che avesse proprio sbagliato ad indossarla, c'era veramente troppo caldo, così decise di sfilarsela e la appoggiò su una sedia, rimanendo con una maglietta.

Ciro e tutti gli altri detenuti maschi si trovarono in classe con la professoressa Amelia, che aveva chiesto loro, chi avesse scritto la lettera, ma ovviamente nessuno di loro parlò, o per lo meno all'inizio. Totò continuava a ribadire che nessuno l'avesse scritta perché nessuno era "Gay", tuttavia Edoardo, ripensando alle parole della biondina che gli diceva di non nascondere il suo cuore, prese coraggio e mostrò il foglietto contenente la sua poesia.

La classe iniziò a prenderlo in giro e a fare battute stupide e maschiliste, ma Ciro con un colpo forte al banco li zittì tutti. Odiava il casino, e soprattutto odiava tutti quegli stupidi, a differenza loro, lui riusciva a mantenere la calma per queste cose, e poi, quando un paio di giorni prima aveva sentito l'amico leggerla alla ragazza che gli aveva rubato il cuore, si meravigliò di quanto fosse bravo. Chiese al giovane Conte come si chiamasse la poesia, e dopo avergli detto di leggerla fissando tutti con uno sguardo minaccioso, il ragazzo dagli occhi verdi la lesse davanti a tutti.

"Bravo Edoardo, è bellissima, e poi il tuo coraggio nel leggerla davanti a tutti ti fa onore." Edoardo sorrise. Ciro strofinò la sedia leggermente indietro e si alzò iniziando a battere lentamente le mani. Subito dopo anche tutto il resto dei compagni si unì al moro, e questo fece leggermente imbarazzare Edoardo, non era per niente abituato a queste cose. Si voltò e ringraziò tutti, ma il suo sguardo si posò specialmente sul migliore amico, e vederlo sorridere davanti a un suo "dono", gli ricordò ancora di più quanto avesse sudato per ottenere quel rapporto fraterno tanto stretto.

---

Naditza e Silvia giocavano con la pittura, infastidendosi a vicenda, mentre Federica spiegava a Gemma come avrebbe dovuto disegnare il contorno della figura della pistola del mosaico.

"Maronna mij Nadì, mi hai sporcato la maglia nuova, si na zocculà."

"Hai iniziato tu, e poi a zocculà si tu, non ij." Rispose giocosamente la zingara tornando a lavorare sul mosaico.

"Federì, ma che tieni? Stai tutta pensierosa." Affermò Silvia.

"No tranquille, non è niente."

"E ja dai, lo sai, di noi ti puoi fidare, si vede che non stai bene, a che pensi?" Naditza prese parola avvicinandosi alla mora per stringerla in un tenero abbraccio. Federica si ritrovò a dire nella sua testa a chi, non a che cosa pensasse.

"Mi uccidi se ti dico a chi penso."

"staje pensànd nata vota a Cirò? Ma si serià? Chillù è nu' criminalè, tu si na' bravà ragazzà, e poi aie vistò cosà a fatto o' chiattillò? E'' na bestià, nun tiene corè, comm tuttì e' suoì amicì." Per quanto Naditza potesse avere in parte ragione, Federica si ritrovò molto infastidita dalle sue parole, perché lei non conosceva Ciro, poteva essere un vero bastardo e stronzo, e lo era stato, aveva sbagliato e si era fatto influenzare di nuovo dagli affari sporchi, ma non poteva sentire che lui non avesse cuore, perchè lo aveva, e batteva forte, la mora poteva sentirlo anche da lontano, lui anche se in un modo tutto suo, glielo aveva fatto sentire, per questo non riusciva a giudicarlo male, ogni tanto bisogna anche mettersi nei panni degli altri, e forse era quello che la giovane Valli voleva fare, conoscere la sua versione dei fatti, sentire il suo pentimento, non era mica colpa sua se era nato in un contesto dove la criminalità era vista in modo buono.

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora