Capitolo 1

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13 aprile 2018

Istituto Penale per minorenni-Nisida-Napoli

Erano passate diverse ore dalla sparatoria. Federica Valli, una diciassettenne con tanti sogni nel cassetto, strappati in pochi minuti, si trovava ora nella questura di Napoli. Aveva la giacca grigia sporca di sangue, il volto sconvolto e non smetteva di pensare alla scena accaduta diverse ore prima.

Avete mai pensato che un giorno o anche in una frazione di secondi tutti i piani che avete progettato, possano finire in frantumi? Beh Federica no, e invece ora si trovava lì, in un carcere minorile, per tentato omicidio. L'uomo che era quasi morto con due pallottole (una nel fianco e uno vicino al polmone) era Fabrizio Nanni, compagno della madre di Federica da ormai quasi due anni, uomo molto potente in politica, con un figlio di 9 anni avuto da una precedente relazione, definito da Federica come un bastardo che picchiava continuamente la madre Lisa e il piccolo fratellastro Luca.

Federica stava lì seduta giocherellando con le maniche della sua giacca nera. Erano le 6 di mattina e non aveva dormito, voleva solo poter vedere il piccolo Luca e stringerlo a sé dicendogli che sarebbe andato tutto bene. Abbassò la testa e i suoi lunghi capelli castani le coprirono il volto, lei prontamente li spostò e con un elastico li legò in una coda disordinata. Pochi minuti dopo sentì un rumore di passi, segno che la direttrice Paola Vinci, stava per varcare la porta del suo ufficio. Federica si voltò e vide una donna sulla quarantina con capelli biondi e occhi azzurri che camminava aiutata da un bastone. La donna la scrutò e successivamente si mise a sedere sulla sua scrivania di fronte alla giovane.

"Sei Federica Valli giusto?" Domandò poco dopo la bionda osservando il fascicolo della giovane. Federica annuì soltanto. "Ok Federica, leggo qui che hai tentato di uccidere il compagno di tua madre con due colpi di pistola, lui non è morto, ma è ricoverato d'urgenza." Continuò guardandola fissa negli occhi.

"Se lo meritava." Rispose la mora senza peli sulla lingua.

"Vuoi raccontarmi com'è andata?" chiese. 

"Come ho già detto in questura, quell'uomo è il vero colpevole di tutto. Ho i miei sbagli, e mi prendo le mie responsabilità, non avrei dovuto avere un'arma, ma è stata legittima difesa, ha tentato di violentarmi, e in più picchiava quotidianamente mia madre, Direttrce lei mi crede vero?" Federica parlava piano e a bassa voce, aveva ancora in mente le mani sudice del bastardo ubriaco addosso a lei.

"Io ti credo. Purtroppo però resta il fatto che hai cercato di ucciderlo, e non sarò io a decidere cosa fare con te, adesso tocca al magistrato decidere, fino ad all'ora sconterai la tua pena qui. Mi chiedo solo una cosa, Perché non lo hai mai denunciato, né tu né tua madre." Chiese prima di richiamare la guardia per portare Federica nella sua nuova cella.

Federica sì alzò, ma prima di voltarsi e uscire da quella stanza sussurrò...


"Un uomo potente come lui non avrebbe scontato nemmeno un giorno in carcere."

__


Un'altra giornata era pronta per il giovane detenuto dell'IPM Ciro Ricci, recluso in carcere circa un anno prima per omicidio colposo nei confronti del suo ormai ex migliore amico o meglio fratello Francesco, colui con cui era cresciuto e che si fidava di più al mondo, che lo aveva tradito costringendolo ad ucciderlo. I Ricci, erano un importante famiglia di camorristi, e suo padre, Don Salvatore, era tra gli uomini più rispettati di Napoli. Ciro era cresciuto con un solo obiettivo, quello di comandare, e per fare questo il padre ogni giorno che cresceva gli insegnò come farsi rispettare e a impugnare un'arma. Era stato proprio il padre ad ordinargli di uccidere il giovane Francesco, e da quel giorno i demoni del giovane non fecero altro che inseguirlo, e la scena di Francesco a terra ricoperto di sangue lo perseguitava ogni qual volta che chiudeva gli occhi.

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora