Capitolo 29

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Dopo diverse ore di squilli e messaggi, il telefono del giovane Ricci smise di suonare, e ringraziò Dio per questo. Percepire che lei era seriamente preoccupata per lui, gli mandava in fumo il cervello, tanto da tentennare di rispondergli e raccontargli tutto, ma non poteva farlo, era troppo rischioso per entrambi, fino a quel momento era stato veramente egoista a lasciarsi andare, la avrebbe dovuto stare alla larga fin da subito, sarebbe stato un bene per entrambi.

Un ultimo messaggio fece schioccare gli occhi di Ciro sul telefono, e vide un messaggio in segreteria, lo ignorò. Si alzò finalmente dalla spiaggia e tornò a casa per i saluti finali, doveva tornare in carcere, e pregò di non incontrare quegli occhi come il sole una volta tornato, non sapeva se avrebbe potuto resisterle.

"Cirù, me raccoman, tien pocchissimo tempo e capit? Non mi deludere, tra una settimana al massimo du piezz e merda add à murì." Ciro sbuffò, il padre lo salutò con un abbraccio caloroso e una pacca sulla spalla. I due Ricci raggiunsero l'entrata di casa, dove la madre in lacrime e il fratello Pietro lo aspettavano per gli ultimi saluti.

"Oh mamà, non sto andando a morire, torno solo in carcere, ci vedremo ai colloqui, uscirò presto, a stà tranquill." Se solo avesse realmente saputo cosa avrebbe dovuto fare, forse lo avrebbe fermato, in fin dei conti, sua madre non aveva mai voluto questo per il figlio, nessuna madre avrebbe mai voluto questo. Ciro lasciò un dolce bacio tra i capelli della donna e una pacca sulla spalla al fratello. Aveva deciso di tornare in carcere da solo.

Uscì di casa con il borsone sulle spalle e salì sul suo motorino pronto a tornare all'inferno.

Mancava ancora un po' al rientro a Nisida, perciò Ciro si accomodò in una panchina e si preparò una sigaretta. Mise le mani in tasca ed estrasse un paio di cuffiette, le collegò al telefono e Liberato partì con la sua canzone preferita, Niente.


Quann t'agg incuntrat
Faciv a sciantosa
Nun o sapiv maje vuo' truvann coccos
Nu cor nu vestit na not nu ciore
Quann t agg incutrat nun sapiv l'ammore

Ascoltare questa canzone per lui, era diventata ovviamente pensare a Federica, le parole di Liberato sembravano scritte apposta per lui, e soprattutto per la storia d'amore che stava avendo o aveva avuto con la piccola Valli.

E stamm ancor cca ca collera 'mpietto
Cu tant e chillu scuorn quann' stamm int o liett
Novembre nun perdon, ma Maggio è na croc
Amm cantant tropp nun tenimm cchiu voc

Canticchiò la canzone concentrato a guardare il mare seduto su quella vecchia panchina, pensando soprattutto a quello che ne sarebbe stato di lui, avrebbe passato la vita in carcere da uomo d'onore? Sarebbe successivamente evaso? No questo non avrebbe potuto farlo, avrebbe provocato vergogna a tutta la sua famiglia, e soprattutto a se stesso, solitamente Ciro non scappava dai problemi, e allora perchè con Federica lo stava facendo? La mente di Ciro ovviamente era subito arrivata alla conclusione che il giovane moro avrebbe voluto solo proteggerla, e la cosa più giusta, era quella di allontanarla da lui stesso, che era il vero male per lei.

Quand t'agg incuntrat
Faciv a sciantosa
Nun o sapiv maje vuo truvann coccos

Il mozzicone di sigaretta cadde a terra, e Ciro lo schiacciò con la suola delle scarpe per spegnere quel poco che rimaneva di tabacco.

Quann t n vaje nun sent cchiu nient
Quann nun ce staje nun sent cchiu nient
Chell' ch'è stat è stat
Nun serv cchiu a nient

Ed era vero, non sentiva più niente, e ancora doveva affrontarla, come avrebbe potuto farlo in carcere? Fortuna vuole che la giovane Federica sarebbe rimasta ben poco lì dentro, e sarebbe uscita da ragazza libera, avrebbe lasciato Napoli e si sarebbe dimenticata di lui, ma Ciro come avrebbe potuto? Era il suo sole dopotutto.

Una mano sulla sua spalla fece scattare il giovane Ricci, che si voltò di scatto per osservare la figura del comandante sedersi su quella panchina proprio accanto a lui. Ciro sfilò le cuffie, e le rimise in tasca, cosa diavolo ci faceva il comandante Massimo lì? Pensò assottigliando gli occhi. Non riusciva a guardarlo.

Massimo stava andando a prendere il figlio a calcetto, quando notò una figura a lui ben conosciuta, era Ciro, seduto su una panchina che canticchiava in napoletano. Istintivamente si avvicinò a lui, e quando appoggiò una mano sulla sua spalla sinistra, potè notare un sussulto, era proprio immerso nella musica. Massimo fu' meravigliato di notarlo lì da solo, aveva avuto il suo primo permesso dopo più di un anno, e lo passava così? Nei giorni prima non aveva di certo non notato il rapporto che si stava creando tra lui e la giovane Valli, e non vederli insieme lo fece stranire, di certo non voleva tarantelle in carcere, se pur ragazzini, non voleva assolutamente che i carcerati intraprendessero una relazione lì dentro, ma fuori, in fin dei conti era tutt'altro discorso.

"Cosa vi porta qui comandante?" Il primo a parlare fu' Ciro, rollandosi l'ennesima sigaretta.

"A me? Sto aspettando mio figlio, tu piuttosto, che ci fai qui da solo?"

"Manca meno di un ora al mio ritorno all'Ipm, volevo stare nu poco solo."

"Meglio così Cirù, almeno sta più tranquillo no? La solitudine può essere una vera pace a volte."

"Eppure comandante questa pace l'avete interrotta voi quando vi siete seduto accanto a me, o sbaglio?" Finalmente le irridi del moro guardarono fisse quelle del comandante, che a quell'affermazione ridacchiò.

"Tieni ragione, tolgo il disturbo, ci virimm..." Il comandante non terminò la frase perchè ricevette una telefonata da parte dell'IPM.

"pronto"

"Comandante deve venire subito qui." A parlare era la guardia Gennaro, e dal suo tono di voce era molto preoccupato, il comandante strabuzzo gli occhi. E ora cos'era successo?

"Oh Gennà calmati, che è successo."

"C'è il padre di Federica Valli, dice che la figlia è scomparsa da diverse ore, ha provato a chiamarla e a cercarla invano, la giovane pare sia sparita, e con lei la madre, il signor Valli ha detto che doveva recarsi da lei." Gennaro parlava velocemente, era agitato, e il comandante non voleva credere alle sue orecchie. Aveva imparato a conoscere la giovane Valli, tanto da sapere quasi con certezza che Federica non sarebbe mai evasa, l'unica speranza che aveva è che allo scoccare della fine del permesso lei sarebbe tornata, voleva credere che stesse bene e in solitudine, d'altronde era pur sempre un'adolescente .

"Gennà calmati, sto arrivando." Il comandante staccò la telefonata e si alzò di scatto dalla panchina, ora doveva solo chiamare sua "moglie" per avvertirla di prendere il piccolo Pietro, era sicuro che lei si sarebbe infuriata, uscendosene con una delle sue solite frasi "Stai scegliendo di nuovo quei detenuti a tuo figlio".

Il comandante digitò il numero della moglie, e come da aspettarsi lei rispose esattamente come aveva pensato e non finì nemmeno con lo spiegarsi che lei già aveva attaccato il telefono. Fantastico. Ciò che però in tutto questo il comandante si era dimenticato, era il giovane Ricci, che ora lo guardava stranito con un sopracciglio alzato.

Ciro non aveva capito molto bene la conversazione, ma notando l'espressione del comandante visibilmente preoccupato di qualcosa, era arrivato alla conclusione, che voleva sapere anche lui cosa stesse succedendo.

"Comandà, che succede?"

"Cirù, il padre di Federica è venuto all'Ipm, dice che non trova e non sente Federica e sua madre da diverse ore, è preoccupato." Ciro sbiancò, era tutto un sogno, vero?

Spazio autrice

Questo capitolo fa veramente schifo, ne sono consapevole e mi dispiace. Scusate per la mia lunghissima assenza, ma in questi ultimi due mesi oltre ai mille impegni, ho avuto veramente un blocco, ragion per cui è uscito questo capitolo. So che volevate sapere cosa fosse successo alla nostra Federica, e vi assicuro che nel prossimo capitolo tutto o quasi verrà spiegato. Vi chiedo di pazientare solo un pochino, ripeto sempre che non sono una scrittrice, tanto meno bravissima in italiano e nel suo lessico, scrivo questa storia per il semplice motivo che ho apprezzato la serie e ho pensato un'alternativa diversa, che però non infanga quella bellissima serie. Detto ciò vi mando un grosso bacio, fatemi sapere un vostro parere su presunti finali, perchè manca poco alla fine. Un bacio grande...

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora