Capitolo 8

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Quel giorno in classe la professoressa aveva assegnato il compito ai ragazzi di disegnare qualsiasi cosa e poi spiegarle il proprio disegno.

Totò, che di disegno come in tutte le altre materie, non voleva saperne niente, si ritrovò a disegnare un cerchio, e quando la prof gli aveva domandato cosa rappresentasse per lui, la sua risposta fu' poco carina, alludendo a un tipo di buco. La professoressa a quel punto si arrabbiò moltissimo, tanto da mandare il giovane rosso dalla direttrice.

Naditza aveva disegnato un semplice arcobaleno, e quando la professoressa le aveva dato parola, lei aveva risposto che nonostante il periodo per niente bello, lei si sentiva felice, perché diversamente dai suoi compagni, aveva scelto di stare là dentro, solo per sfuggire a un padre che voleva costringerla a sposarsi.

Altri due ragazzi e una ragazza spiegarono i loro rispettivi disegni.

Quando Federica si alzò per mostrare il suo disegno alla classe, c'era raffigurato un occhio lacrimante, che rappresentava il suo di occhio, triste, ma ovviamente non lo disse alla classe. Spiegò però che quell'occhio oltre a rappresentare tristezza e malinconia, rappresentava ciò che era di più umano al mondo, ovvero sia l'occhio che la lacrima. Disse infatti che secondo lei il detto "Gli occhi sono lo specchio dell'anima", Fosse la perfetta interpretazione, perché è lì che si capisce il vero stato d'animo di qualcuno, però solo un ottimo osservatore, riusciva a vedere realmente l'anima, e non era per niente semplice. Tutti quanti restarono sorpresi dalla bellissima rappresentazione che Federica aveva fatto, ma in fondo Ciro se l'aspettava, eccelleva in tutto, per questo non si capacitava del perché lei fosse lì, voleva scoprirlo ad ogni costo.

Dopo vari minuti di chiasso, Ciro si era stancato e aveva mal di testa, così con un colpo al banco fece sobbalzare tutti. "Vi ata sta' zittì." Affermò e tutta la classe si zittì.

"Edùà, perchè nun fai bberè o' toje disegnò." Disse poco dopo non appena vide il disegno dell'amico che si trovava seduto nel banchetto accanto al suo. Edoardo aveva disegnato qualcosa di simile al disegno di qualche settimana prima, ovvero una tigre e una pantera nera, e Ciro si era ritrovato quasi a sorridere nel vedere il giovane dagli occhi verdi, rappresentare quella che era la loro amicizia.

"Eh Certò, fratm." Rispose il giovane alzandosi in piedi mostrando con fierezza il suo disegno, questa volta ci aveva messo davvero tanto impegno.

"Bene Edoardo, vuoi dirci cosa rappresentano quella tigre e quella pantera?" Gli chiese la prof.

"Allorà, è semplicè. a' tigrè song io, e rappresènt me quindì, e a' pantèr è Cirò, o frat mij." Disse il giovane sorridendo verso all'amico. Edoardo era l'unico che poteva permettersi di dire queste cose apertamente e non solo quando lo diceva Ciro.

Federica quando vide e sentì le parole del giovane, si stupì di tutta questa sorta di amicizia, perché vedeva tutti quelli che lo circondavano come dei tirapiedi che facevano quello che Ciro diceva solo per entrare nelle sue grazie, eppure vedeva Edoardo così sincero quando mostrava con fierezza il disegno e parlava dell'amico.

"Bene e perché questi animali vi rappresentano?" Domandò la professoressa ad entrambi.

"Comm perchè professorè? Nun si vedè? simme e' cchiu' bellì e e' cchiu' fortì." Gesticolò il giovane facendo ridere la classe dal tono con cui si era rivolto a lei.

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Nel pomeriggio le ragazze si trovarono in cella, ed erano abbastanza annoiate. Stavano giocando a carte tranquillamente quando l'arrivo della bionda si fece sentire. Andò vicino alle sue amichette e Federica non volendo si ritrovò a sentire la loro discussione.

"Allorà, avit chiavatò?" Le chiese a Iolanda una brunetta con i capelli corti a caschetto.

"Eh me o' chiedì purè? Certò, micà stavàm a guardàrc in faccià." Rispose la bionda facendo ridere le amiche.

C'sta o Mar for!-Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora