«Non ridere.»
Alza lo sguardo regolarmente dalla tela per osservarmi. Un ciuffo di capelli ribelle gli balla davanti agli occhi, una linea nera e spessa che gli attraversa la fronte concentrata, dalla pelle liscia, che ogni tanto si corruccia mentre svolge il suo lavoro. Mi guarda le labbra e le sento formicolare. Devo fare uno sforzo immane per non sorridere.
Mi sta studiando come se fossi un'opera d'arte. Mai nessuno mi ha fatta sentire così, mai nessuno mi ha guardata in quel modo, quasi volesse dipingere la mia anima e non il mio volto, mai nessuno mi ha amata prima di allora.
«Ci siamo quasi.»
Anche io però intanto lo studio: amo il modo in cui si sfiora il labbro superiore con la punta della lingua mentre dipinge, azione che probabilmente compie senza rendersene nemmeno conto, come un piccolo tic. A volte trattiene il respiro per non sbagliare. Sono davvero curiosa di vedere l'opera finita.
La calda luce che entra dalla finestra gli accarezza la mandibola forte, le clavicole, che sbucano dallo scollo della maglietta bianca, e le braccia. La pelle gli diventa aranciata, morbida. È davvero bellissimo. Io lo ammiro di nascosto dal mio sgabello come si osserva un uccello posato su un ramo, mezzo coperto dal fogliame, per non spaventarlo nel timore di farlo volare via.
«Perfetto» dice staccando il pennello dalla tela dopo delle ore.
«Fammi vedere» esclamo tutta contenta balzando in piedi, con le membra contuse per tutto quel tempo che sono rimasta immobile in posa, e mi avvicino a lui. Non sto più nella pelle dalla curiosità. Mi metto alle sue spalle e osservo il suo lavoro ultimato.
Rimango sbalordita.
«Ma... sono proprio io?»
«Certo che sei tu» dice cingendomi la vita con un braccio.
«È bellissima. Secondo me è il ritratto di un'altra persona.»
Ride.
«Ma tu sei bellissima.»
Distacco con difficoltà lo sguardo da quel dipinto meraviglioso e lo sposto sui suoi occhi. Cosa vedono quelle iridi color carbone? Scruto nelle loro nere profondità il mio riflesso in cerca di una risposta, ma vedo soltanto due stelle luminose che mi ammirano colme d'amore. Cosa ho fatto di così buono per meritarmelo?
«Grazie.»
«Grazie a te, sei stata una modella molto paziente.»
«E tu un pittore molto abile. Sei il migliore.»
Gli accarezzo il volto per scolpire nel mio cuore le sue forme, affinché mi accompagnino per sempre, anche quando non sarà con me.
Adesso é soltanto un lontano ricordo. Tiro fuori dalla tasca un pezzo di tela bruciacchiato ai bordi: un meraviglioso occhio verde smeraldo mi scruta da quel frammento di stoffa. È tutto quello che rimane dell'altra me, quella buona, gentile e felice. Quando mio padre trovò il quadro gli diede fuoco. Mi gettai tra le fiamme per tentare di salvarlo, ma le mie dita si chiusero su quell'unico occhio e su un pugno di cenere. Avrei dovuto buttarlo. Non so perché me lo porto ancora appresso. Quella persona non sono più io, quell'occhio non mi appartiene più, non fa più parte della mia vita. Tuttavia il passato è l'unica consolazione per il triste e desolante presente.
Guardo fuori dalla finestra e mi domando come andrà la missione di quella notte. È stata una decisione del re della Corte e io non ho potuto oppormi, come sempre, però non penso che inviare il Cane Puzzolente a spaventarli sia necessario, anzi, mi fido pochissimo di quello lì che fa solo quel che gli pare da quando è nato, solo perché si crede superiore a tutti gli altri. E poi è sadico, si divertirebbe molto di più a ucciderla che a spaventarla. È proprio un'idea stupida e se finirà male il caro paparino darà la colpa a me, come se non dipendesse solamente da lui. Ma lui è così bravo a rigirare la frittata a suo piacimento e di certo troverà un modo per far sembrare l'opposto di quello che è.
É solo un fottuto arrogante e presuntuoso, solo perché è il capo crede di poter fare il bello e il cattivo tempo senza che nessuno si lamenti, soprattutto io, che sono la sua figlia peccatrice e valgo meno di tutti i membri della Corte. Se lui sbaglia e colpa mia, se faccio qualcosa di giusto è merito suo. Io sopporto a testa bassa, ma in questo momento, mentre osservo la strada attraverso il vetro, penso a quanto mi renderebbe felice essere il suo boia e staccargli il capo con un colpo netto e preciso, proprio come vuole lui. Ogni azione deve essere perfetta e io sono convinta che quella sarebbe la morte perfetta per lui.
STAI LEGGENDO
Fuori da queste pagine
FantasyEd è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci sono giorni però in cui non riesce a darsi pace: non può accettare la recente morte dell'amata sorella, di cui si sente responsabile. Una sera...