51 ~ ED

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Siamo tornati nello stesso strano antro dove siamo stati la sera in cui abbiamo improvvisato il salvataggio di Sofia, ma questa volta la strada al buio mi è parsa molto più corta, forse perché so che mi porta sempre più vicina alla mia morte. Zorro va subito incontro alla vecchia signora, ma questa volta ci presenta a lei, non fa finta che non esistiamo. Le spiega di cosa abbiamo bisogno e lei si mette immediatamente a cercare qualcosa che ci possa andar bene. Continua a tirar fuori strani vestiti che non si conciliano con l'immagine che io ho di armatura: sembrano più tutine spaziali metallizzate tirate fuori da un film fantascientifico. Sono piuttosto perplesso e sorpreso che non sia inciampata sulle varie cose sparse qual e là sul pavimento. Insomma, è cieca, come fa a sapere esattamente dove stanno le cose lasciate a terra? Eppure il suo passo è sicuro e non si serve nemmeno di un bastone per muoversi e individuare gli ostacoli. Deve essere magica, ma la cosa ormai non mi sorprende più.

Intanto il numero di indumenti, scarpe e protezioni varie, che butta tra le braccia di Zorro a formare una pigna, continua ad aumentare. Dopo il sorprendente accenno di gentilezza dell'altro giorno è ritornato ad essere lo scorbutico ed arrogante ragazzo di sempre, anche se forse si è accanito un poi meno su di me durante gli ultimi allenamenti. Che mi sia sognato quelle parole contenenti un, seppur minimo, briciolo di solidarietà?

Quando la vecchietta ha accumulato cianfrusaglie a sufficienza, sorride soddisfatta e fa cenno a Zorro di seguirla. Mi si avvicina con passo eccessivamente scattante per una con i suoi anni e devo ammettere che un po' mi intimorisce, tanto che vorrei arretrare, ma so che è una cosa stupida. Mica vuole aggredirmi.

«Dunque, vediamo un po' cosa abbiamo qua» dice pensierosa allungando le mani verso di me per toccami le braccia, le spalle, il torace. Ormai ho l'assoluta certezza che sia cieca e quindi non può semplicemente guardarmi per capire quale sia la mia misura, ma mi sento lo stesso in imbarazzo ad avere le sue mani sul mio corpo.

Mi fa tornare in mente le mani sottili di Clara che mi slacciavano i bottoni della camicia per accarezzarmi il petto, i suoi baci soffiati sulla pelle che mi facevano venire brividi di piacere. Non che le mani rugose della anziana signora siano paragonabili alle sue. Non so come mi sia venuto questo collegamento. Prima dell'incidente di mia sorella avevo una ragazza, ma l'avevo fatta scappare dopo che avevo cominciato a rivolgermi a lei chiamandola Anna anziché Clara. E non perché fosse gelosa ma per il semplice fatto che cominciava a sentirsi inquietata dal mio comportamento. Cambiarle il nome non era l'unica delle piccole manie che mi si erano appiccicate addosso nei mesi successivi al funerale. Le altre è meglio dimenticarle.

Alla fine l'anziana signora, che apprendo si chiama Tea, mi mette tra le mani un paio di pantaloni e una giacca argentati, con tanto di stivaletti e degli strani occhiali con le stanghette unite dietro la testa. Ma devo andare sulla luna o nella cantina di una biblioteca? E poi, come fa a sapere che porto gli occhiali se non mi ha toccato la faccia? Decido di non fare domande fintanto che sta dalla nostra parte. Poi passa ad assegnare i vestiti spaziali a qualcun altro. Mi sento in tremendo imbarazzo, ancor più di prima, a dovermi cambiare lì davanti a tutti, ma non ho nessuna via di fuga. Sarà terribile mostrarmi in tutta la mia gracile corporatura, soprattutto sapendo che potrei venire paragonato alla prestanza di Zorro, perciò mi rivesto il più in fretta possibile. Intanto sento Lex che si lamenta: «Ma devo mettere sul serio questa roba? Siamo sicuri che sia abbastanza resistenze da proteggerci da lame affilate?»

L'anziana signora risponde gentilmente a tutte le sue mille domande per cercare di rassicurarlo riguardo all'ottima qualità delle tute, rafforzate da un pizzico di magia. Il lato fifone di Lex emerge sempre prima o poi, ma gli sono grato di non essere ancora scappato via per rifugiarsi nella normalità. Alla fine ha superato le mie aspettative e si è dimostrato più ortaggio so di quanto pensassi. Io e Michi l'abbiamo sempre preso in giro per tutte le volte che non è voluto salire sull'otto volante per timore di un malfunzionamento del sistema di ritenuta, che ci avrebbe fatto precipitare non appena fossimo stati a testa in giù. Lo guardo mentre si infila nei vestiti che gli ha appena consegnato, sebbene sia ancora titubante, e non posso fare a meno di sentire un moto di affetto nei suoi confronti. So che in parte lo fa per me, oltre che ovviamente per far colpo su Michi, per dimostrarle che ha fegato, anche se si capisce benissimo che se la sta per fare sotto. Ma d'altra parte, chi non si sente così? Timoroso di non poter svegliarsi né domani mattina né mai?

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