VIII

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Tutto sta funzionando alla perfezione, secondo i miei piani. Ma non per questo mi sento orgogliosa di me stessa. Lui era lì, dopo tanto tempo. Lui mi giudica, gliel'ho letto negli occhi, e non è ammirato per quello che sto facendo, ne è disgustato. Come si permette di giudicare le mie azioni quando lui non é stato certamente migliore di me? Per un attimo vedendolo mi sono sentita vacillare: tutta la mia rabbia, la cattiveria che ho accumulato negli anni sono svaniti e ho solo provato un forte desiderio di correre tra le sue braccia. É riuscito a far breccia nel mio cuore un'altra volta, la mia corazza si è schiusa nel vedere i suoi capelli e ricordare come erano morbidi tra le dita.

La pallida luce della luna é imprigionata nei suoi occhi che mi guardano colmi di desiderio. Con una mano mi accarezza il viso e il suo tocco mi fa fremere. Sono come un violino che suona sotto le sue dita e nella mia melodia canta di sogni, di amore, di felicità infiniti. Poso una mano sul suo petto per sentirlo gonfiarsi e abbassarsi al ritmo del suo respiro. Questa notte è tutta nostra, nessuno puó rubarcela. Non mi preoccupo minimamente di cosa mi direbbe o farebbe mio padre se sapesse che ci troviamo insieme in questo momento. Tutto ciò che veramente conta è stare nello stesso luogo, ora, uno di fianco all'altra, con i respiri intrecciati, a guardarci nelle profondità dell'anima giurando, in una lingua di silenzio, che sarà per sempre.

Il mio cuore non riesce nemmeno a trovare le parole giuste per una sensazione così stupenda. Le sue labbra calde e morbide incontrano le mie come a sottrarmi anche quell'ultimo respiro che non mi ha già rubato l'emozione di poter godere ancora una volta della sua compagnia, della sua dolcezza. Non capisco proprio il motivo di tanto disprezzo nei suoi confronti da parte di tutti.

«Ti amo» mi sussurra nell'orecchio.

«Ti amo anch'io» dico tutta innocente e tremante di fronte a quel sentimento travolgente. Dopo attimi, minuti, ore, giorni, non riesco a calcolare lo scorrere tempo quando sono insieme a lui, ci separiamo per poter riprendere fiato da un altro intenso bacio.

Guardo il cielo.

«Per te le stelle ci stanno guardando?» chiedo sognante, osservando quante ce ne siano in un solo cielo. E non le vediamo nemmeno tutte.

«Certo, sono le anime di quelli che sono morti prima di noi che ci osservano per tenerci d'occhio da lassù. Chissà quante risate e quanti pianti si fanno seduti nei loro troni là in cima»

Rido divertita dall'idea. «Lo credi davvero?»

«Ma sicuro, sennò dove vanno a finire tutti quei morti, stipati dentro delle casse da archiviare?»

«Per te cosa pensano di noi quando ci vedono?»

«E chi ti dice che sono interessati a quello che combiniamo noi, proprio noi due, io e te, in questo angolo di mondo?»

«Perché no?»

«Be', magari sei troppo noiosa per loro.» Lo guardo con faccia falsamente offesa e lui mi risponde con un sorriso di quelli canzonatori, da presa in giro.

«Noioso sarai tu. Da parte mia credo di essere molto interessante» dico cercando di assumere un'aria altezzosa.

«Se lo dici tu. Allora, forse, stanno dalla nostra parte e tifano per noi.»

«Speriamo. Un po' di sostegno da parte di qualcuno è proprio quello di cui abbiamo bisogno.»

Poi si alza in piedi e urlando al cielo dice: «Io amo questa ragazza, avete capito voi lassù? La amo.»

«Tu sei matto» dico alzandomi di fianco a lui. «Sarà per sempre, vero?»

«Te lo giuro sotto queste stelle. Per sempre.» Poi si china verso di me per darmi un bacio.

Ovviamente, niente dura per sempre e, come tutte le cose belle, anche il tempo che ci era stato concesso era giunto al termine. Non che lui abbia mai fatto qualcosa per farlo durare. Gli uomini sono tutti uguali, dei bugiardi, e non si smentiscono mai. Lui mi ha abbandonata al mio dolore. A pensarci bene, è proprio lui la causa di quel dolore. Ha giurato davanti a tutte quelle stelle, un sacco di testimoni. Poi si è rimangiato la sua parola. Ma adesso verrà finalmente punito, la mia furia si abbatterà su di lui senza pietà, senza lasciargli via di scampo. Il destino gli darà ciò che si merita.

Mio padre mi diceva sempre di non mostrarmi mai debole perché, finché ci si tiene nascosto tutto dentro, si può dare l'impressione di essere forti. La sua regola d'oro era "Sii ciò che gli altri vogliono vedere che sei". Io all'inizio non capivo che razza di suggerimento fosse e quando me lo ripeteva mi veniva da ridere. Perché mai dovrei fingere? Mi piacevo già così com'ero, senza nessuna maschera. Quando ho compreso che ha avuto sempre ragione era ormai troppo tardi. Adesso sono diventata qualcuno che, benché nasconda dietro una corazza i propri sentimenti, non piace comunque a nessuno. Nemmeno a me stessa.

Non mi ha punito come invece mi sarei aspettata che avrebbe fatto. Mi ha detto di stare lontana da quella biblioteca, ma uscivo lo stesso di nascosto per incontrarlo. Non sono una stupida, sapevo della rivolta, ma me ne infischiavo. Lui non c'entra niente con tutti quegli altri libri, lui è diverso, pacifico. Tuttavia è quello che ci ha rimesso più di tutti. No, non è vero nemmeno questo. Quella che ci ha rimesso più di tutti sono io. Ho cercato di difenderlo anche quando lui stesso ha smesso di lottare per la sua vita, la sua libertà. Mio padre non mi ha punito, non mi ha urlato contro, picchiata o altro. Mi ha evitata, ignorata, non mi ha nemmeno guardato. È oltraggiato, disgustato, ferito dal mio atteggiamento.

Non mi rimane altro da fare se non cercare di salvare il motivo del suo odio: il mio amore. Lo hanno portato via, all'improvviso, senza che io potessi prevederlo. Quando ho saputo che l'hanno portato dagli Scrivani ho fatto di tutto per poter andare da lui. Quando sono giunta all'ingresso ho chiesto di poterlo vedere e ho atteso che lo Scrivano tornasse per dirmi che potevo entrare. Ma, invece delle parole che mi sarei aspettata di sentirgli pronunciare, mi ha detto che non mi voleva vedere, che potevo pure andarmene. Sono tornata molte altre volte, ho parlato anche con il Sommo Scrivano, ma il risultato era sempre lo stesso: vattene. Ho continuato così per due mesi senza perdere la speranza. Finché è venuto il giorno che anche quella è scomparsa.

Mi aveva detto tante di quelle volte che mi amava e io da vera idiota gli avevo creduto. Io mi fidavo di lui. Non è mai venuto mai a cercarmi. Non ho saputo più niente di lui. Non l'ho visto mai più, se non nei miei sogni.

Ora che mi sono trovata di nuovo davanti il suo volto sono sconvolta. L'hanno devastato, deturpato. Quasi non sembra più lui. La sua pelle è stata marchiata, segnata indelebilmente. Ha i capelli lunghi e non porta più con sé i fogli da disegno. Eppure è ancora lui. Se soltanto avesse fatto qualcosa, un gesto, un segno, se fosse corso da me, avrei rinunciato a tutto. Se mi avesse detto che gli ero mancata e mi avesse fornito una spiegazione per non avermi voluta vedere, una qualsiasi, io sarei stata disposta a credere a tutto quello che fosse uscito dalla sua bocca e avrei fermato questa stupida e inutile battaglia. Ma lui non ha fatto niente di tutto ciò. Ha guardato i miei capelli corti e i miei occhi seri. Non ha visto nulla oltre la mia maschera. Sono diventata troppo brava a nascondermi.

Guardo la prigioniera. Presto tutto finirà.

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