Silenziosamente ci avviciniamo alla biblioteca. Siamo una squadra un po' sgangherata, armati di una padella, un mestolo e un ombrello. Scavalchiamo il cancello e giungiamo davanti alla porta d'ingresso che, ovviamente, è chiusa.
«Al mio tre ci lanciamo contro tutti insieme.»
«Cosa?» mi chiede Lex scioccato. «Non vorrai davvero sfondare le porta?»
«Ovvio, sennò come facciamo ad entrare?»
«E se aspettassimo domani quando la biblioteca riaprirà, per esempio? Mi sembra un tantino meno illegale.»
«In quale altro modo pensavi di entrare a quest'ora?» gli chiedo esasperato.
«Magari aveva la chiave, come potevo sapere che avremmo dovuto compiere un'effrazione?»
«Be', se adesso la smetti di cagarti addosso possiamo anche procedere.»
«Ed, forse ha ragione, non pensi? E se tornassimo davvero domani, non è meglio?» intervenne Michi con un tono più gentile.
Sospiro. Non ho tempo da perdere, così mi guardo intorno e il mio sguardo cade su un ciottolo. Sarà perfetto per il mio scopo. Lo afferro e, prima che possano fermarmi, lo scaglio contro il vetro della porta frantumandolo. Infilo un braccio dentro al varco e raggiungo la maniglia per aprire.
«Cazzo!» impreca Lex usando un termine che non esce praticamente mai dalla sua bocca, preferendo parole come accipicchia o mannaggia. «Ma che hai fatto?» mi chiede con voce strozzata.
Anche Michi è rimasta allibita a fissarmi e poi dice: «Almeno facciamo veloce adesso, non voglio essere beccata e finire in prigione».
Entro e le schegge mi scricchiolano sotto la suola delle scarpe. Michi mi segue a ruota e alla fine anche Lex varca la soglia, sebbene sia molto riluttante e continui a guardarsi intorno, come se ci fossero appostati i poliziotti nell'ombra, pronti ad arrestarlo. Non proviamo neanche a impegnarci troppo a non far rumore, tanto ormai ci hanno sentito tutti con il baccano che ho fatto. Se non fosse per i nostri passi il posto sarebbe immerso in un silenzio tombale. Saliamo le scale cigolanti per raggiungere il secondo piano e poi ci avviamo verso la sala dove sono conservati i volumi. L'intero edificio è deserto. Seguiamo le istruzioni di Zorro e troviamo facilmente il tomo. I libri che vivono qua dentro non immaginano di certo che noi siamo a conoscenza della loro esistenza e per questo non si fanno vedere. Ripercorriamo la strada a ritroso senza complicazioni e sbuchiamo nella via da cui siamo arrivati.
Al punto di incontro, Zorro non c'è. Lex e Michi se ne stanno già andando, ma io li blocco afferrandoli per un braccio.
«Che fate? Dove state andando?»
«A casa, finalmente» risponde Lex.
«Ma dobbiamo aspettare che torni con Sofia.»
«Sbagliato, adesso ti riportiamo a casa dove farai una bella dormita e magari domani avrai le idee più chiare.»
«No, dobbiamo aspettare.»
«Senti, Ed, io sono stanca e anche tu faresti meglio a riposare. Vedrai che se la caveranno» dice Michi mettendomi un braccio intorno alle spalle.
«Ma...» provo inutilmente a ribattere.
«Dimenticala!» esclama il mio amico. «Non ti basta essere diventato un criminale per colpa sua?»
Dalla sua espressione capisco che non vuole essere cattivo, che è solo spaventato e vuole semplicemente che prenda le distanze dai due per il mio bene. Ma io ci rimango male, non mi ha mai urlato contro, non ha praticamente mai alzato la voce in generale.
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Fuori da queste pagine
FantasyEd è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci sono giorni però in cui non riesce a darsi pace: non può accettare la recente morte dell'amata sorella, di cui si sente responsabile. Una sera...