Cammino silenziosamente passando da un cono d'ombra all'altro. In giro non c'é anima viva e l'atmosfera priva di suoni risulta essere un po' inquietante. Ogni minimo fruscio mi fa sobbalzare e il cuore mi fa un triplo salto mortale nel petto. Mi guardo intorno sospettosa e anche piuttosto spaventata e devo costringermi con tutte le mie forze a non tornare da dove sono venuta. Cosa sto facendo?
Quando giungo nelle vicinanze della biblioteca mi faccio ancora più attenta a non produrre alcun rumore. Scivolo per le strade fino a trovarmi di fronte all'edificio a fianco della biblioteca che ha le impalcature ormai da anni, tanto da pensare che crolleranno da un momento all'altro. Mi arrampico fino a raggiungere il tetto, ad ogni passo sento la struttura vacillare e temo che crolli tutto. Entrerò dall'alto anziché scavalcando il cancello che dà sulla strada perché so che di notte c'è sempre qualcuno affacciato alle finestre che osserva e sarebbe più facile accorgersi della mia intrusione se arrivassi dal basso.
Nella mia testa, quando mi sono fatta il film mentale di questa impresa, era tutto molto più semplice e io ero decisamente più agile, ma credo di aver viaggiato troppo con la fantasia. Le tegole sono un po' scivolose così mi ritrovo a pregare di non cadere di sotto ponendo fine alla mia missione e alla mia vita. Percorro tutto il tetto fino al bordo e guardo giù: se sbagliassi a saltare farei un bel volo fino a terra e mi fracasserei di sicuro qualcosa, se avessi la fortuna di sopravvivere, ovviamente. Ho una paura folle, ma ormai sono giunta fin qui, è troppo tardi per tirarsi indietro.
Prendo un respiro profondo cercando di calmare il battito accelerato del cuore, guardo fisso il mio obiettivo e balzo sull'altro tetto. Un piede mi scivola e sbatto i gomiti contro le tegole, ma per fortuna riesco ad aggrapparmi e non cadere. Ho fatto troppo rumore, ormai mi devono per forza aver sentita. Sono spacciata. Stupida, stupida, stupida. Vorrei tanto piangere, rannicchiarmi qui dove mi trovo e aspettare che qualcun altro venga a salvarmi. Tuttavia mi alzo e mi sposto in modo da poter raggiungere uno dei rami del vecchio albero che è la causa del mio ritorno in quel posto estremamente pericoloso. Devo farmi coraggio.
Non oso immaginare cosa potrebbe succedere se mi beccassero, dato che non ho nessun'arma per difendermi. A pensarci bene il mio piano non è un granché. Mi aggrappo ad un ramo abbastanza grosso da poter reggere il mio peso e mi sposto da uno all'altro fino a raggiungere la parte centrale, dove si innestano nel tronco robusto. Questo posto è pieno di ricordi che mi assalgono violentemente.
Passo un dito sull'incisione che reca due iniziali unite da un più: S+H. Sofia più Hunter. L'ha inciso mio fratello in un lontano giorno di sole di quando eravamo piccoli come per sancire la nostra unione indissolubile, pensavamo che niente avrebbe potuto separarci, me l'aveva promesso e invece... Mi ha lasciata sola. Sento delle lacrime scendermi sul viso silenziose: come è potuto accadere? Cosa ci faccio io qui, senza di lui? Mi sembra così sbagliato, come se mi mancasse qualcosa senza il quale non ho diritto di trovarmi qui, tra queste braccia possenti. Come ho potuto permettere che venissimo separati? Come ho potuto lasciarlo morire? Voltargli le spalle e scappare?
Poggio la fronte contro la corteccia rugosa mentre cerco di trattenere i singhiozzi.
«Perdonami, Hunt. Perdonami, fratello.»
Questo non è il momento di lasciarsi travolgere dai ricordi e dai rimpianti, io sono qui per trovare qualcosa. Chissà cosa. Mi asciugo gli occhi e mi guardo intorno in cerca del motivo per cui Hunter potrebbe volermi mandare proprio in questo posto. Come mi sposto nello spazio ridotto nel cuore dell'albero, facendo attenzione a non perdere l'equilibrio, una luce riflessa mi colpisce un occhio. Mi avvicino alla fonte di quel bagliore e allungo la mano per afferrare quel piccolo oggetto che scintilla dalla nicchia nel tronco che io e mio fratello usavamo per lasciarci messaggi segreti.
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Fuori da queste pagine
FantasyEd è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci sono giorni però in cui non riesce a darsi pace: non può accettare la recente morte dell'amata sorella, di cui si sente responsabile. Una sera...