La mattina successiva vengo svegliato da un forte vociare proveniente dal salotto, probabilmente. Mi tiro su a sedere e vengo investito di colpo dalla realtà dei fatti: una banda di libri parlanti e camminanti ha invaso casa mia, che in pratica è diventata un paese. Mi ributto a letto e tiro la coperta fin sopra la testa. Voglio ancora qualche minuto di illusione di normalità, è troppo presto per me per affrontare tutte le assurdità che mi stanno capitando.
Purtroppo sento il cigolio della porta che si apre, distruggendo tutti i miei piani, e senza uscire dalla mia tana chiedo con la voce impastata di sonno: «Chi è che mi disturba a quest'ora del mattino?»
«Scusa, sono Sofia. Non volevo svegliarti, ma credo che di là ci sia bisogno di te. Mentre dormivi sono arrivati i tuoi amici e Olli e Liv gli hanno aperto la porta, solo che, non appena hanno visto il rosso...» Si interrompe. «Mi spiace, non mi ricordo il suo nome. Lex? Comunque, non appena l'hanno visto, hanno sbarrato gli occhi nello stesso esatto momento e si sono guardate. Poi gli si sono appiccicate contro, una per braccio, come le ostriche ad uno scoglio e non accennano ancora a staccarglisi di dosso. Così, siccome mi sembrava un po' in crisi, ho pensato che tu avresti potuto dargli una mano.»
Sbuco fuori da sotto il mio caldo e confortevole rifugio creato dalle coperte. Vedo Sofia accanto al mio letto che mi fissa in attesa di una risposta. È impeccabile, esattamente l'opposto di quello che sarò io non appena mi sarò alzato. Non che i suoi capelli si siano magicamente messi in ordine, sono il solito groviglio biondo, ma con i nuovi vestiti di mia sorella mi pare lo stesso abbia tutto un altro aspetto, più pulito. O forse è che ancora non riesco a ragionare bene, la mente annebbiata dal sonno, e mi pare più bella, quasi avesse un'aura magica attorno.
Alla fine mi decido ad affrontare il grande passo, sposto le coperte da una parte e mi alzo svogliatamente. Sto per uscire dalla porta quando Sofia mi chiede: «Questi non li metti?»
Quando mi volto verso di lei vedo che mi sta porgendo gli occhiali. Come ho potuto non accorgermi che mi mancavano? E si che non ci vedo a un palmo dal naso. Ecco spiegata la magica aura intorno a Sofia: senza lenti tutte le cose mi appaiono sfocate.
«Grazie, me ne ero dimenticato.»
Nel prenderli le sfioro inavvertitamente una mano e vengo percosso da un brivido. Ritraggo la mia di colpo e inforco gli occhiali. Sono proprio rincitrullito.
Nell'istante esatto in cui faccio capolino in salotto, Lex mi viene incontro con espressione affranta e allo stesso tempo alterata, scacciando in modo brusco le due sorelle, che finalmente si decidono a lasciare la presa, subito seguito da Michi che ha un broncio lungo fino a Milano.
«Finalmente sei arrivato, Ed. Ti prego scollami queste due di dosso! Non so cosa tu stia combinando, ma qui la situazione anziché migliorare è peggiorata. Ti perdo di vista qualche ora e succede il finimondo. Stai esagerando. Chi è tutta sta gente?»
«Già, è da quando siamo entrati che quelle due» dice Michi sottolineando le ultime parole come se stesse sputando veleno e squadrando Olli e Liv con sguardo assassino. «Hanno deciso che Lex era il loro beniamino e non l'hanno mollato per un secondo.»
Non ho mai visto Michi contrariata per un motivo così stupido, di solito lei è la prima a scherzare su qualsiasi argomento. Non a caso sdrammatizza sempre la situazione quando io e Lex per poco non ci picchiamo per qualche diverbio di opinione. Per poco, perché in realtà nessuno dei due alzerebbe mai le mani sull'altro e da parte mia non sono nemmeno capace di prendere a pugni qualcuno, non ci farei una bella figura. Ho come l'impressione che lo stesso valga per lui, ma chi può dirlo? Forse più che non esserne capace non lo trova moralmente corretto.
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Fuori da queste pagine
FantasyEd è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci sono giorni però in cui non riesce a darsi pace: non può accettare la recente morte dell'amata sorella, di cui si sente responsabile. Una sera...